Le Perseidi sono uno sciame meteorico che l’orbita terrestre attraversa durante il periodo estivo. La pioggia meteorica si manifesta dalla fine di luglio fino oltre il 20 agosto, e il picco di visibilità è concentrato attorno al 12 agosto, con una media di circa un centinaio di scie luminose osservabili ad occhio nudo ogni ora dalla Terra. Ciò rende questo sciame tra i più rilevanti in termini di osservabilità tra tutti quelli incrociati dal nostro pianeta nel corso della sua rivoluzione intorno al Sole.

In questa esposizione di 20 secondi, una meteora si diffonde nel cielo durante l’annuale pioggia di meteoriti di Perseidi giovedì 13 agosto 2015, a Spruce Knob, West Virginia.

In questa esposizione di 20 secondi, una meteora si diffonde nel cielo durante l’annuale pioggia di meteoriti di Perseidi giovedì 13 agosto 2015, a Spruce Knob, West Virginia. – Wikipedia, pubblico dominio

La fantasia popolare le ha definite “stelle che cadono”, ma il termine è quanto mai scorretto: le scie luminose che vediamo nel cielo non possono essere “stelle” in caduta libera, poiché le stelle – come il nostro Sole del resto – sono corpi enormi e caldissimi, composti principalmente da idrogeno ed elio, che terminano le loro lunghissime vite (miliardi di anni) esplodendo o spegnendosi in modo più o meno burrascoso. È vero che osservando questo fenomeno ci viene subito in mente una “stella morente”, e forse è proprio per questo che gli uomini vorrebbero che portasse con sé, nel suo ultimo viaggio, un desiderio da lasciare chissà dove. In teoria le stelle cadenti si possono osservare durante tutto l’anno con una media di circa una per ogni quarto d’ora, purché ci si trovi sotto un cielo buio e pulito, come ormai si può trovare solamente in alta montagna. A causa del cattivo uso dell’illuminazione notturna, che spesso disperde verso l’alto la maggior parte della propria luce (come nel caso delle illuminazioni a globo) rischiarando il cielo e non la terra, con enorme spreco energetico, la maggior parte della gente che vive in pianura non può più godere dello spettacolo offerto dal cielo stellato.

Fino all’inizio dell’800 le stelle cadenti non destarono particolare curiosità negli astronomi che erano piuttosto propensi a ritenerle un fenomeno atmosferico, meteorologico o quasi, tanto da essere indicate come meteore, nome scientifico che portano tuttora. Anche se nella tradizione popolare era noto forse da secoli che le stelle cadenti erano più abbondanti nel mese di agosto, tanto da attribuirle al pianto di S. Lorenzo, martirizzato il 10 agosto del 258 d.C., solo attorno al 1830 vennero raccolte prove statistiche che dimostravano la ricorrenza annuale del fenomeno.

L’attenzione del pubblico e degli scienziati verso il fenomeno delle stelle cadenti fu certamente galvanizzato dall’eccezionale pioggia meteorica del novembre 1833, quando in poche ore migliaia di meteore solcarono i cieli, evento che si è ripetuto nella notte tra il 17 e il 18 novembre 1999, quando i più fortunati spettatori poterono contare fino a 9000 meteore all’ora.
Finalmente nel 1838, indipendentemente, Adolphe Quetelet direttore dell’osservatorio di Bruxelles e l’astronomo dilettante Edward Herrick, dagli Stati Uniti, annunciavano la scoperta di numerose ricorrenze annuali di sciami meteorici, tra cui spicca per quantità e continuità quello del 10 agosto. Cosa fossero, restava un mistero. Il primo a comprendere la natura del fenomeno fu Giovanni Virgilio Schiaparelli, che ha dimostrata la correlazione tra sciami meteorici e comete

Stralcio testo tratto dalla pagina: cortinastelle.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

Giovanni Pascoli – Wikipedia, pubblico dominio

Il 10 agosto ci porta alla memoria anche l’uccisione del padre di Giovanni Pascoli che, per ricordare l’evento, scrisse questa bellissima poesia:

 

X AGOSTO

San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

 

testo poesia tratto da: wikipedia

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