Willem van Herp – Sant’Antonio predica agli animali. – Wikipedia, pubblico dominio

Della giovinezza di sant’Antonio di Padova si conosce poco. Anche la sua data di nascita, tradizionalmente fissata al 15 agosto 1195, giorno dell’Assunzione della Vergine Maria, è incerta. Quello che è certo è che nacque a Lisbona, capitale del regno del Portogallo, con il nome di Fernando, da una famiglia nobile: il padre Martino de’ Buglioni e la madre Maria Taveira.

Intorno ai quindici anni, Fernando entrò nel monastero agostiniano di San Vicente de Fora, appena fuori Lisbona. Riguardo a questa scelta, egli stesso scriverà:

“Chi entra in un ordine religioso per farvi penitenza è come le pie donne che, la mattina di Pasqua, si recarono al Sepolcro. Si chiedevano: chi rotolerà la pietra? Così è la vita del convento: veglie, digiuni, povertà, obbedienza… Ma l’angelo, simbolo della grazia dello Spirito Santo, rotola quella pietra e vi si siede sopra.”

Francisco de Zurbarán – Antonio di Padova,
Museo del Prado – Wikipedia, pubblico dominio

Tuttavia, la vicinanza del monastero alla casa natale rendeva difficile il distacco dal mondo. Parenti e amici lo visitavano spesso, disturbando il suo desiderio di raccoglimento. Decise così di trasferirsi al monastero di Santa Croce a Coimbra, dove rimase otto anni immerso nello studio delle Sacre Scritture. Nel 1220 fu ordinato sacerdote.

Nel frattempo, in Italia, un altro giovane di famiglia benestante aveva intrapreso un cammino spirituale radicale: Francesco d’Assisi. Alcuni dei suoi primi seguaci giunsero a Coimbra nel 1219, diretti in Marocco per una missione. Poco dopo, la notizia del martirio di questi francescani raggiunse Fernando. I loro resti furono esposti proprio a Coimbra, e la vista di quel sacrificio lo toccò profondamente.
Così, a venticinque anni, Fernando lasciò l’abito agostiniano per vestire il saio francescano, assumendo il nome di Antonio in onore di sant’Antonio abate. Si ritirò nel povero eremo di Monte Olivais, rinunciando al comfort del monastero per seguire un ideale più radicale.
Desideroso di seguire le orme dei martiri, partì per il Marocco, ma fu colpito da febbri malariche e costretto a tornare. Durante il viaggio, una tempesta costrinse la nave ad attraccare in Sicilia, nei pressi di Messina, dove si unì ai francescani locali.

Qui venne a sapere che san Francesco aveva convocato un Capitolo Generale ad Assisi per la Pentecoste del 1221. Antonio si mise in cammino verso l’Umbria, dove partecipò al famoso “Capitolo delle Stuoie” e incontrò Francesco in persona.

Assegnato successivamente all’eremo di Montepaolo in Romagna come sacerdote, Antonio visse nella più profonda umiltà, nascondendo le sue origini nobiliari e il suo sapere teologico. Ma nel 1222, durante un’ordinazione a Rimini, fu improvvisamente invitato a tenere una predicazione. La sua sapienza e profondità colpirono tutti, e da quel momento fu scelto come Predicatore dell’Ordine.
Cominciò così il suo ministero pubblico, che lo vide viaggiare tra Italia e Francia dal 1224 al 1227, predicando con ardore, combattendo l’eresia catara e operando miracoli.
Dal 1227 al 1230, come Ministro provinciale dell’Italia settentrionale, percorse la regione fondando conventi e visitando comunità, mentre redigeva i Sermoni domenicali.

Tullio Lombardo – Miracolo del cuore dell’usuraio – Cappella della tomba nella Basilica di Sant’Antonio da Padova – Wikipedia, pubblico dominio

Nel 1228 giunse per la prima volta a Padova, ma poco dopo fu chiamato a Roma dal Ministro Generale fra Giovanni Parenti. Qui papa Gregorio IX, colpito dalla sua predicazione alla curia papale, lo definì Scrigno delle Sacre Scritture. Dopo la canonizzazione di Francesco d’Assisi, Antonio tornò a Padova, da dove continuò a predicare, soprattutto contro l’usura e in difesa dei poveri.

Nel 1230, durante un nuovo Capitolo Generale, rinunciò al ruolo di ministro provinciale per diventare Predicatore Generale. Fu nuovamente inviato a Roma per una missione presso il Papa. In questi anni Antonio fu anche insegnante di teologia e il primo grande scrittore dell’Ordine. Francesco stesso lo approvò con queste parole:

“A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute. Mi piace che tu insegni teologia ai frati, purché lo studio non spenga lo spirito di santa devozione.”

Tornato a Padova nel 1230, vi rimase fino alla morte. In questi ultimi anni concluse i Sermoni domenicali e iniziò quelli per le Feste dei Santi. Nella Quaresima del 1231 predicò ogni giorno, dando inizio a un grande risveglio spirituale della città. In quel periodo incontrò anche il tiranno Ezzelino III da Romano, per perorare la liberazione di un nobile prigioniero.

Affaticato e malato, si ritirò a Camposampiero, in campagna, dove passava il tempo in preghiera. Lì ebbe una visione del Bambino Gesù, che gli apparve tra le sue braccia.

La Basilica di Sant’Antonio a Padova – Wikipedia, pubblico dominio

Il 13 giugno 1231, ormai morente, chiese di essere condotto a Padova. Giunto al convento delle Clarisse all’Arcella, pronunciò le sue ultime parole:
“Vedo il mio Signore.”

Dopo la sua morte, nacque una contesa per il possesso delle sue reliquie tra i frati e le clarisse dell’Arcella. Solo un processo canonico, presieduto dal Vescovo di Padova, stabilì che i suoi resti venissero portati alla Chiesa di Santa Maria Mater Domini, dove furono sepolti il 17 giugno 1231, giorno in cui si registrò anche il primo miracolo postumo.

Meno di un anno dopo, il 30 maggio 1232, papa Gregorio IX lo proclamava santo, fissando la sua festa il 13 giugno, giorno del suo transito al cielo.

 

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