San Giovanni Crisostomo di Antiochia, antico mosaico bizantino proveniente dalla Cattedrale di Santa Sofia a Costantinopoli (Istanbul moderna) – Wikipedia, pubblico dominio

Crisostomo“, cioè “bocca d’oro”, fu il soprannome dato a Giovanni per il fascino suscitato dalla sua arte oratoria. Amato dai poveri come un padre, fu osteggiato dai potenti, che vedevano in lui una temibile minaccia per i loro privilegi.

Nacque ad Antiochia nel 345; morì esule nel 407. Ebbe un’educazione classica e cristiana; su consiglio dell’amico san Basilio si diede alla vita ascetica e poi a quella cenobitica. 
Costretto per motivi di salute a tornare ad Antiochia vi fu ordinato prima diacono e poi sacerdote. Fatto Vescovo di Costantinopoli (398), ebbe a soffrire molto per la difesa dell’ortodossia contro gli ariani, fino al punto d’essere condannato all’esilio, dove la morte lo colse durante un penoso viaggio. 
Sommo oratore (soprannominato per questo «bocca d’oro»), esegeta brillante e teologo eminente è l’autore d’una produzione letteraria imponente, in massima parte di carattere omiletico. 
Nella sua opera esegetica il Crisostomo dimostra chiaramente la formazione antiochena nella costante adesione alla lettera del testo e nel ridotto spazio concesso alla interpretazione tipologica. 
Molto frequenti vi sono gli spunti polemici contro i pagani, gli ebrei e soprattutto gli eretici, particolarmente gli ariani. 

San Giovanni Crisostomo, micromosaico del XIV secolo -Monastero Vatopedi, Monte Athos, Grecia – Wikipedia, pubblico dominio

Le acquisizioni teologiche più rilevanti del Crisostomo riguardano la spiritualità cristiana e la sacramentaria. 
Nel campo della spiritualità ha saputo indicare con precisione il posto della vita contemplativa nella Chiesa. 
I monaci «sono fari che appaiono in alto a coloro che vengono da lontano. Assisi nel porto, attirano tutti gli uomini alla calma di cui essi godono, non lasciando affondare quelli che volgono lo sguardo verso di loro» (Hom. 14 su 1 Tim. 3). 
Ma la maggior parte dei cristiani è chiamata a vivere nel mondo. Per essi il Crisostomo traccia la via dando consigli segnati da un senso straordinariamente concreto delle situazioni e da una ispirazione squisitamente evangelica. 
Nella famiglia sboccia l’amore degli sposi tra loro e l’amore dei figli. L’amore del prossimo – schiavi, ricchi, ammalati o sani, padroni o servi – ha la sua sorgente nell’amore di Dio. 
Nel campo della sacramentaria il Crisostomo illustra il significato cristologico ed ecclesiologico dei sacramenti. Essi sono i segni dell’unità di cui Cristo è il fondamento. 
Il battesimo è presentato nella Catechesi battesimale come una nuova nascita.

L’eucaristia, insieme azione di grazie e sacrificio, perpetua la presenza reale di Cristo tra gli uomini. Il Crisostomo eccelle nel celebrare questo mistero: «Colui che gli angeli non vedono che tremando e non osano mirare senza timore per il fulgore che da lui si irradia, noi, lo prendiamo come cibo, lo riceviamo, diventiamo un solo corpo e una sola carne con il Cristo» (Hom. 82 su Mat. 5). 
In occasione delle feste religiose la comunità prende coscienza della sua unità attorno al sacerdote che celebra l’eucaristia col popolo tutto, e la chiesa del cielo si associa a quella della terra. Il Crisostomo non smise mai di invitare quelli che l’ascoltavano a rendere gloria a Dio e le sue ultime parole posero un sigillo al suo insegnamento: «Gloria a Dio in tutte le cose».

OPERE PRINCIPALI sono: Omelie sulla Genesi; Omelie sui Salmi; Omelie su Matteo; Omelie sugli Atti.

Giovanni Crisostomo, bassorilievo bizantino dell’XI secolo, Musée du Louvre di Parigi. – Wikipedia, pubblico dominio

Il Crisostomo fu anzitutto pastore di anime e predicatore. I suoi contemporanei, e al pari di essi anche le generazioni posteriori, non si stancarono mai di proclamarlo il più grande dei predicatori della Chiesa greca. 
Pio X lo proclamò patrono dei predicatori cristiani. 
La sua produzione letteraria oltrepassa quella di tutti gli altri scrittori orientali a noi pervenuta. In Occidente solo Agostino può essergli paragonato. 
I suoi scritti sono un’inesauribile miniera non solo per i teologi, ma anche per gli archeologi e gli storici della cultura. Quello che conquista nei discorsi del Crisostomo è il loro contenuto e l’efficace esposizione oratoria, che unisce insieme lo spirito cristiano e la venustà ellenica della forma. 
I suoi sermoni, che duravano a volte anche due ore, non stancano, poiché sono magistralmente ravvivati da immagini e paragoni, si riallacciano negli esordi e nelle conclusioni con eventi contemporanei, e talora sono corredati di digressioni intorno ad argomenti di grande interesse.

Il Martirologio romano, come pure i sinassari orientali, hanno iscritto la festa di Giovanni al 27 gennaio, anniversario del ritorno del corpo a Costantinopoli. Attualmente nel calendario romano la sua festa è celebrata il 13 settembre. Nello stesso giorno la festa è celebrata presso i siri.

La Chiesa bizantina lo festeggia anche il 30 gennaio, insieme a san Basilio e a san Gregorio di Nazianzo, e il 13 novembre, giorno del suo ritorno dall’esilio. 
In Oriente si incontrano molti monasteri a lui dedicati.

La chiesa di San Giovanni Crisostomo al Cremlino. Yaroslavl, 1910. Fotografo S. M. Prokudin-Gorskii. – Wikipedia, pubblico dominio

Stralcio testo tratto dalla pagina: santamariacalenzano.it

 

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