Proponiamo una breve rivisitazione del carisma dal quale sono nati i Paolini.

Beato Giacomo Alberione – Wikipedia – User: Towarzystwo Św. Pawła immagineriladciata con licenza CC BY-SA 4.0

Nel contemplare sulla icona della sua beatificazione, il volto sereno di Don Alberione, aureolato dai raggi del Vangelo (“Evangelium”), siamo invitati ad evitare l’errore, lamentato da lui stesso circa l’apostolo Paolo: di considerarlo solo “a metà”, nel suo lato esteriore e dinamico, ignorando la sua anima di mistico. Ciò vale soprattutto per l’umile prete albese.

Egli non fu soltanto il Fondatore di una grande famiglia di Istituti, o l’apostolo iperattivo della comunicazione. Fu anzitutto un uomo di Dio, sempre docile al suo Spirito e desideroso di compiere ad ogni costo la missione ricevuta. Il motto “Vivere e dare al mondo Gesù Cristo Via e Verità e Vita“, traduce nell’agire la sua spiritualità, il suo carisma specifico, il suo programma apostolico e la storia delle sue fondazioni.

Se volessimo rappresentare visivamente il carisma di Don Alberione, come filo conduttore della sua vicenda, dovremmo evocare tre icone a lui care, per le quali anzi fece eseguire precise raffigurazioni pittoriche: quella di Gesù eretto sul mondo, che offre il Libro sul quale risaltano le parole “Io sono la Via, la Verità e la Vita”; poi quella di Maria che mostra alto il suo Bambino recante il rotolo della Rivelazione; e quella dell’apostolo Paolo che stringe libro e spada, simboli del suo ministero.

La contemplazione di queste tre icone sollecitò in lui, e sollecita sempre da parte nostra, una triplice risposta: la parola del Maestro accende la vita e pungola all’azione; e la Madre che offre il “Frutto benedetto del suo seno”, ci invita ad accoglierlo e trasmetterlo agli altri; e l’Apostolo chiama, perché lo si rincorra come lui rincorse il Maestro, forti dell’arma inoffensiva della sua penna, o di altri strumenti che assumerebbe “se vivesse oggi”.

Giacomo Alberione, sacerdote – Wikipedia – User: Towarzystwo Św. Pawła immagineriladciata con licenza CC BY-SA 4.0

Memore della sua crisi adolescenziale, Don Alberione visse nell’umiltà del convertito e nella gratitudine di chi ha ricevuto la “grazia dell’apostolato”. E l’apostolato fu il frutto della sua anima, tutta presa dall’amore di Cristo.

Egli fu uomo di preghiera. Davanti al Cristo eucaristico, come aveva concepito l’ansia per la salvezza del mondo nella modernità, così alimentò il suo “zelo” e attinse coraggio per camminare su sentieri nuovi. Davanti al Tabernacolo maturò i progetti delle sue fondazioni e delle iniziative apostoliche.

Come il divino Maestro, anch’egli formò i suoi discepoli: collaboratori e collaboratrici, consacrati a Dio e alla missione con voti, o con promesse di impegno; diede loro norme di vita e di operosità missionaria; indicò loro il traguardo finale: la santità e il premio eterno.

I due versanti del carisma

Il documento ecclesiale “Mutuæ Relationes” precisava che “il carisma dei Fondatori si rivela come una esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli…”. Esperienza fontale per lo spirito delle istituzioni e loro “indole propria“. “Tale indole propria comporta poi uno stile particolare di santificazione e di apostolato” (MR 11).

Il carisma di Don Alberione, nel suo versante spirituale, è rappresentato dalla esperienza mistica vissuta dal giovane sedicenne nella notte fra i due secoli. Rievocandola più tardi, egli non temette di esprimerla nei termini del profetismo biblico: “La mano di Dio su di me dal 1900 al 1960…: dal Tabernacolo la luce, la grazia, i richiami, la forza, le vocazioni…” (UPS I, 374). Di qui un “nuovo stile di santità”: “Ispirarsi sempre al Tabernacolo: vivere Gesù Cristo, e servire la Chiesa” (cf AD 33); “vivere integralmente il Vangelo di Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, nello spirito di San Paolo, sotto lo sguardo della Regina Apostolorum…” (AD 173; 1954).

Giacomo Alberione e Paolo VI – Wikipedia – User: Towarzystwo Św. Pawła immagineriladciata con licenza CC BY-SA 4.0

Sul versante apostolico Don Alberione visse e propose un “nuovo stile di apostolato”evangelizzare il “Cristo totale” secondo lo stile dell’apostolo Paolo, mediante gli strumenti della predicazione a distanza.

Strumento tecnico e pastorale di questa impresa è il sistema moderno dei media, assunti e venerati come veicoli sacramentali del Verbo eterno, secondo la teologia dell’Incarnazione.

Nella formulazione di tale teologia, Don Alberione ha coniato espressioni che lo stesso papa Paolo VI fece proprie: “Quando questi mezzi del progresso servono alla evangelizzazione, ricevono una consacrazione, sono elevati alla massima dignità. L’ufficio dello scrittore, il locale della tecnica, la libreria divengono chiesa e pulpito. Chi vi opera, assurge alla dignità dell’apostolo (UPS I, 316).

Un testamento spirituale

Don Alberione:
La mano di Dio sopra di me [cf Ez 1,3]… Sento la gravità, innanzi a Dio e agli uomini, della missione affidatami dal Signore… Siamo fondati sulla Chiesa ed il Vicario di Gesù Cristo, e questa convinzione ispira sicurezza, letizia, coraggio… Sempre [fu] iniziata la nostra vita in Gesù Cristo e come Gesù Cristo nel presepio: “Gloria Deo, Pax Hominibus…”. Posso accertare tutti che tutto, solo, sempre è stato fatto con la luce del Tabernacolo ed in obbedienza; le approvazioni poi della Chiesa ci assicurano che le istituzioni sono buone e possono portare alla santità e sono conformi ai bisogni dei tempi (UPS I, 374-375).

Stralcio testo tratto da un articolo di Eliseo Sgarbossa pubblicato nella pagina di stpauls.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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