Destinato per l’eternità a separare il mondo dei vivi dagli inferi, nella Commedia dantesca il fiume Acheronte viene varcato da quelle anime che avevano avuto degna sepoltura: rappresenta pertanto la transizione dalla vita alla morte ed anche il viaggio senza ritorno verso l’Oltretomba.
Anche Catullo rievoca il fiume come metafora, quando:
“l’onda pallida di Acheronte lambe il piede
del fratello che tolto dal mio viso
sotto il lido retèo giace coperto“
In psicologia, «molte persone che attraversano una depressione “passano l’Acheronte”, sognano cioè di incontrare i loro morti, come se si consultassero con loro e chiedessero “vale la pena di essere morti come te?“»
Sigmund Freud pone in esergo alla sua opera più celebre, L’interpretazione dei sogni: Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo (“Se non potrò commuovere gli dei celesti, muoverò l’Acheronte”).
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