Gli amici devono essere semplici, comunicativi,
arrendevoli e appassionati delle medesime cose.
Aelred di Rievaulx
Nell’amico si devono provare quattro cose.
La fedeltà, l’intenzione, il criterio e la pazienza.
Per sempre ama chi è amico: anche se rimproverato,
anche se offeso, anche se messo sul fuoco, sempre ama.
Aelred di Rievaulx

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Aelred nacque verso 1109 da una famiglia che abitava il Nord dell’Inghilterra. Bambino notevolmente dotato, crebbe alla corte di Scozia con il figlio del re. Gradire ed essere gradito, tale era la sua natura. Allorché capì che nulla deve essere preferito all’ amore di Cristo, entrò al monastero di Rielvaux, correva il 1135. 
Di grande affabilità tra i suoi fratelli, li superava tutti con la sua virtù. Aelred volle che la fama del suo monastero fosse l’essere residenza della carità e della pace. Di questa virtù che gli era così consona, doveva parlare con una grazia singolare nei trattati che ci ha lasciati. 
“Lo specchio della carità”, e più ancora, il trattato “Sull’amicizia spirituale” hanno fatto d’Aelred “il medico della carità” e della speciale amicizia umana che conduce a Dio.

Raffigurazione di Saint Ailred (o Aelred), da un libro del 1845 ‘Lives of the English Saints’ di John Henry Newman – Wikipedia, pubblico dominio

Dopo Bernardo e Guglielmo di Saint-Thierry, entrambi francesi, Aelred è il terzo scrittore dei primordi cistercensi per ordine di importanza. Egli ci ha lasciato un’opera, il trattato “Sull’amicizia spirituale” (de spirituali amicitia) d’importanza quasi unica per l’argomento affrontato, l’amicizia interpersonale tra due esseri umani a sfatare anche il luogo comune diffuso pure dal celebre “nome della Rosa” di Umberto Eco per il quale l’unico interesse dei mistici sarebbe l’amore di Dio, un amore visionario e fanatico, che escluderebbe il rapporto interpersonale d’amicizia tanto più se fra persone di sesso diverso.

L’amicizia è oggi un argomento molto di moda per tutte le età, non solo per i giovani o gli adolescenti: ma è spesso visto in modo superficiale e banalizzato. Si parla di educazione sessuale a tutti i livelli, dalla scuola alle strutture sanitarie, ma si parla molto meno di educazione all’affettività. Eppure questa dovrebbe essere la base portante di ogni iniziazione ai rapporti interpersonali e sociali, fra i quali la relazione sessuale è senza dubbio fondamentale ma che dovrebbe essere vista come punto di arrivo di un impegnativo cammino di maturazione di tutta la persona. E questo dovrebbe essere fatto già in età infantile. Ora, cos’ha da dirci su questi problemi così attuali un autore di novecento anni fa per giunta pressoché sconosciuto? Saremo sorpresi, nel corso dell’analisi della sua opera, di quanto sappia essere profondo e sottile, attento esaminatore dell’animo umano pressoché in tutti gli stadi della sua evoluzione, e anticipatore di quel personalismo cristiano contemporaneo che tanto deve a una lettura attenta ed attualizzata degli autori medievali. Sì, perché i confini convenzionalmente stabiliti tra medioevo ed umanesimo sono artificiali: basti pensare che il lavoro del quale ci occupiamo prende le mosse dall’opera di Cicerone “A Lelio sull’amicizia” e ciò non deve sorprenderci, perché tutto il Medioevo fu permeato di cultura classica integralmente trasmessa negli “scriptoria” monastici: inoltre, come vedremo subito, se l” alto Medioevo”, quello che va circa dal 600 al Mille, dice prevalentemente “noi” ossia pone l’accento sul corpo sociale e sull’ordine di un mondo gerarchizzato, dall’XI secolo riapprende a dire “io” sull’onda dei classici greci e dei latini influenzati dal mondo greco, con profondità di analisi che possono stupire gli odierni esperti di scienze psicologiche.

L’amicizia è un valore umano: questa è la grandezza di Aelred, aver focalizzato l’attenzione su un rapporto che è sì perfezionato dalla grazia, ma richiede la fedeltà a impegni riconosciuti anche a livello di natura. Infatti, sono come abbiamo visto, la “ratio” e la “dilectio”, la retta ragione, da una parte, e l’attrazione, dall’altra, che guidano alla scelta di un amico.

E se nell’amicizia strettamente intesa è importante una pedagogia, un’educazione agli affetti, nel condurre una persona a condividere con un’altra i beni della grazia occorre più ancora che esperienza, penetrazione psicologica, intuito, quanto quella vera sapienza che viene solo dallo Spirito. Eppure non parliamo di cose eccezionali: già che siamo entrati nell’ambito specificamente cristiano – e Aelred ha ben chiara la distinzione tra l’ambito della natura e quello della grazia – in ogni amicizia tra cristiani, o in ogni amicizia in cui sia coinvolto almeno un cristiano, fatta salva la libertà di coscienza di ognuno, dovrebbe essere chiaro che i beni i quali portano alla crescita nella vita spirituale dovrebbero essere i più importanti da condividersi anche se, senz’altro, ciò va fatto una volta che l’amicizia è veramente salda e provata nella sua autenticità.

Aelred è contemporaneo di Bernardo di Chiaravalle e lo frequenta non occasionalmente; gli è debitore sotto molti aspetti e nell’opera di cui ci siamo occupati, troviamo citato anche il Sermone 86 sul Cantico, indizio, sia detto per inciso, che la stesura delle ultime due parti de “L’amicizia spirituale” è tardiva. E sappiamo quanto le affermazioni di Bernardo sulla pura gratuità dell’amore abbiano fatto scorrere inchiostro nel corso dei secoli, almeno fin quando le questioni riguardanti la vita dello spirito avevano una qualche rilevanza e non ci si trovava all’interno di un pastone, dove tutto ciò che è qualificato di “spirituale”, fa brodo proprio perché ciò che è autenticamente tale non interessa più a nessuno. Anche Aelred, così come Bernardo nel primo dei suoi sermoni sul Cantico dei Cantici, commentando CT 1,1: “Mi baci egli con i baci della sua bocca!” introduce la metafora del bacio: carnale – e qui v’include anche quello tra marito e moglie, (Libro II, 24) – spirituale e intellettuale.

L’aspetto sacramentale delle cose non va perso mai di vista: dove c’è amore, benevolenza, lì c’è Cristo, tra due fidanzati, tra due sposi, tra amici veri, in una comunità che vive autenticamente il Vangelo e pratica il servizio, e fin dove è più difficile, nell’abbracciare anche i lontani, gli indifferenti, gli ostili.

Stralcio testo tratto da un articolo di Massimo Guizzardi pubblicato nella pagina orarel.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

Sant’Aelred di Rievaulx fu uno dei più appassionati commentatori dell’amicizia tra uomini. Nei suoi scritti il tema centrale è l’omoerotismo. In particolare, dopo un soggiorno a Roma, nel 1142, scrisse lo Speculum Caritatis (Elredo di Rievaulx, Speculum charitatis, testo latino nel Corpus Christianorum, vol. 1, pp. 5-161. Traduzione italiana come: Lo specchio della carità, Edizioni paoline, Milano 1999.) nel quale celebra l’intima amicizia con un monaco di nome Simone. In alcuni passi è evidente che il santo teme la possibilità che tale amicizia diventi carnale. Ma il loro rapporto sembra l’esempio perfetto di un amore gay e casto. Simone morì prematuramente. Ecco un brano, non a caso considerato tra i sommi esempi dell’espressione dell’omoerotismo Medioevale, nel quale Aelred lo ricorda: “tu, mio amato, introdotto alla gioia del tuo Signore, pranzi gioiosamente alla mensa di quel sommo Padre, e in quel regno del Padre ti inebrii del frutto novello della vite assieme al tuo Gesù. Sopporta tuttavia che io ti offra le mie lacrime, che ti apra il mio affetto, che riversi su te, se ciò è possibile, tutto il mio animo. Non proibire queste lacrime che la dolce memoria tua, mio carissimo fratello, fa scorrere. Non ti pesi questo gémito, che non è provocato dalla disperazione, ma dall’amore, e non frenare queste lacrime, causate dalla pietà, non dalla mancanza di fede”.

Stralcio testo tratto dalla pagina: blog.libero.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

E veniamo a leggere una breve biografia di Aelred di Rievaulx

Ritratto di Aelred di Rieval, tratto dal suo manoscritto ‘De Speculo Caritatis’ – Wikipedia, pubblico dominio.

Nato in Hexham, Northumberland (Inghilterra), nel 1109; morì nel monastero di Rievaulx, Yorkshire (Inghilterra), il 12 gennaio 1167. La sua memoria è celebrata dai cistercensi il 3 marzo. A Hexham, Liverpool, nel Middleborough, i cistercensi la celebravano il 12 gennaio. Aelred appartenne ad una famiglia nobile, inserita nella circoscrizione ecclesiastica di Hexham e il desiderio della santità era in lui innato. Venne istruito a Durham, nelle arti e nella letteratura, secondo lo spirito umanista della sua epoca. All’età di venti anni Aelred fu chiamato al servizio del santo re David I, all’inizio del suo regno. Aelred divenne così un cortigiano di alto rango della famiglia reale scozzese.

Era particolarmente amato dal re David per la sua pietà, gentilezza, umiltà e spiritualità. I favori di cui Aelred godette a corte gli procurarono molti nemici. Uno dei cavalieri del re, uomo particolarmente geloso, nutriva per lui un odio particolare. Un giorno, in un momento d’ira, lo insultò violentemente alla presenza del re. Aelred rispose serenamente: “È vero, signore, hai parlato sinceramente, le tue parole sono giuste, vedo che sei veramente un mio amico”. Il cavaliere implorò subito il suo perdono e giurò che d’ora innanzi avrebbe fatto per lui qualunque cosa. Aelred disse: “Sono felice che ti sia pentito, ma sono ancora più felice per te, perché la tua gelosia è servita a farti conoscere l’amore di Dio”.

Aelred ebbe un profondo rapporto di amicizia con il figlio del re David, Earl Enry. Soffrì quando fu chiamato a scegliere fra la sua amicizia e la chiamata di Dio alla vita monastica. In un primo momento decise di restare a corte con Enry. Aelred, infatti, considerava l’amicizia come il dono più prezioso. I suoi dubbi trovarono infine una risposta nelle parole dell’Arcivescovo di York che aveva recentemente fondato un’abbazia cistercense a Rievaulx. Aelred decise di non tornare a corte. Così, all’età di ventiquattro anni (verso il 1134), fece il suo ingresso a Rievaulx, dove San Bernardo da Clairvaux aveva nominato abate il suo segretario William. Nonostante la salute non proprio florida, Aelred si adattò al regime austero del monastero. La sua comunità lo stimò a tal punto che fu inviato a Roma nel 1142 per trattare l’elezione di Guglielmo di York. Fu scelto anche come maestro dei novizi.

In un breve periodo fu costretto a cambiare continuamente monastero per evitare di essere eletto vescovo. Non poté evitare però l’elezione ad abate del nuovo monastero cistercense di Revesby (Lincolnshire) nel 1143. I suoi biografi ci dicono che il nuovo incarico non lo distolse dalla sua severa vita ascetica. Sotto la sua guida il monastero prosperò fino a contare 150 sacerdoti e 500 tra fratelli e oblati. Divenne il monastero più grande di tutta l’Inghilterra e contribuì a fondare altre cinque case in Inghilterra e in Scozia. Ispirato dalle letture di San Giovanni Crisostomo e di Sant’Agostino e mosso dal desiderio sempre più vivo di santità, Aelred cercò di umanizzare l’intransigente istituzione monastica cistercense e attirò a sé uomini ispirati dal medesimo desiderio. Grazie ai suoi numerosi amici e ai suoi scritti Aelred divenne una figura di rilievo nazionale. Venne chiamato a predicare a Westminster e fu invitato a tradurre le opere di Sant’Edoardo il Confessore, di cui scrisse anche una valida biografia.

Rovine dell’Abbazia di Rievaulx, Inghilterra. – Wikipedia – Foto di:  Mike Peel (www.mikepeel.net), opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 4.0

Quattro anni più tardi tornò a Rievaulx con l’incarico di abate. Durante il suo governo il numero dei monaci a Rievaulx sale al di sopra di 600. Erano la sua umanità e la sua benignità ad attrarre così tante anime. Visitò spesso altri monasteri cistercensi in Inghilterra e in Scozia, come pure Cîteaux e Clairvaux. Questi viaggi furono per lui una grande prova e contribuirono a minare seriamente la sua salute.

Aelred divenne famoso in tutta l’Inghilterra per la sua prudenza e santità. Fu spesso consigliere ricercato dei dignitari più potenti e fu chiamato continuamente per comporre numerose dispute. Enrico II di Inghilterra era suo amico e nel 1160, durante lo scisma papale, Aelred avvicinò l’animo del re a papa Alessandro III. Nel 1164, andò a Galway in Irlanda come missionario ma l’anno seguente ritornò in Inghilterra. Famoso per la sua predicazione, per la sua forza d’animo, per la bontà e per l’ascesi, Aelred era ormai considerato un santo e un amico desiderabile a causa della sua intelligenza, della prontezza di parola e della mente brillante.

Il suo biografo e discepolo, Walter Daniel scrisse: “Ho vissuto sotto la sua guida per diciassette anni e in tutto questo tempo non l’ho mai visto allontanare qualcuno dal monastero”. Il nome di Aelred, però, è associato particolarmente all’amicizia umana e divina. Una delle sue opere migliori è il breve trattato De Spirituali amicitia. Solo lo straordinario senso di amicizia di Aelred, arricchito dalla carità divina, poteva permettergli di scrivere un testo che sarebbe rimasto insuperato. L’opera, per alcuni versi, ricalca il dialogo di Cicerone, ma con un approccio chiaramente cristiano.

Elred de Rievall raffigurato in un caplet di un manoscritto dello Specchio della Carità – Wikipedia, pubblico dominio.

Aelred scrisse anche lo Speculum charitatis, un trattato sulla perfezione cristiana. I suoi sermoni su Isaia sono particolarmente apprezzati. Purtroppo non riuscì a portare a termine un trattato sull’anima umana, a causa della morte sopraggiunta all’età di cinquantasette anni. Le sue opere e la sua predicazione sono caratterizzate da un appello costante alla Sacra Scrittura e dall’amore a Cristo visto sia come amico sia come Redentore. Questa spiritualità fu la vera molla della sua vita. I frequenti viaggi di Aelred gli hanno meritato il titolo di “secondo San Bernardo” o “Bernardo del Nord”. Negli ultimi anni della sua vita non poté più sostenere lunghi viaggi. Dopo tante sofferenze Aelred morì nel suo monastero, in una cella attigua all’infermeria, dove aveva fatto il suo alloggio. Lo storico del monachesimo inglese, professor David Knowles, afferma che Aelred è una delle figure più attraenti: “… nessun altro monaco inglese del 12º secolo ha lasciato una traccia così profonda”. Aelred venne sepolto nella sala capitolare. Più tardi le sue reliquie furono trasferite nella Chiesa del monastero.

Non fu mai canonizzato formalmente, tuttavia il suo culto fu approvato dall’Ordine Cistercense che, nel Capitolo Generale di Cîteaux del 1250, ne decretò la data della celebrazione. “Non appena lo si è letto viene voglia di rileggerlo”, era scritto sulla tomba di Aelred. Tutti quelli che hanno compreso come la relazione interpersonale sia il centro della vita e dell’esperienza spirituale, troveranno nei suoi scritti una ricchezza che – nonostante il tempo – ha mantenuto intatta la sua attualità.

Stralcio testo tratto dalla pagina: internetsv.info sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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