Mappa schematica dell’antico Egitto (ritagliata) – Wikipedia, modifiche apportate da GDK.. e rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Aketaten, la città dell’orizzonte, oggi Tel el Amarna, unica testimone di un intricato e misterioso periodo storico dell’Egitto, ancora coperto da un fitto velo di mistero e pieno di strane storie sui personaggi che lo contraddistinsero.
Tornando a ritroso nel tempo cerchiamo di capire le vicende prese in esame ricostruendo i fatti che le determinarono.
Le recenti scoperte in climatologia hanno evidenziato che una serie di eventi, contribuirono a modificare il campo magnetico terrestre, innestando un processo di desertificazione dal quale nacque il Sahara. La popolazione presente su quelle terre, al tempo lussureggianti, fu decimata e i superstiti migrarono verso il delta del Nilo fondendosi con le altre popolazioni incontrate lungo le rive del fiume. Lo scambio di tradizioni e di cultura contribuì al nascere di un nuovo gruppo che, pur frazionandosi lungo il viaggio, giunse infine al delta ove esisteva già una classe omogenea che dominava la penisola Arabica, l’Egitto e la Mesopotamia, e si unì con essa formando quella popolazione nota come Sarah.
È il primo passo che precede la nascita di una nuova nazione: l’Egitto. In seguito verrà stabilito che a governare il territorio, che si estende fino all’Arabia e al Mare Egeo, si alterneranno le grandi famiglie dei due gruppi.
Questa la premessa.
Una dinastia dopo l’altra arriviamo alla diciottesima, sotto il dominio di Amenofis III, quando inizia la riconquista delle terre perdute in seguito a una serie di eventi bellici. È il 1380 a.C..
La ricostruzione storica ci informa che sua moglie Tyie contribuì all’allargamento del territorio con l’apporto dei suoi domini privati situati vicino al confine col Sinai. Dall’esame delle mummie e attraverso i dipinti rinvenuti nella tomba dei genitori di Tye sappiamo che questi erano di origine ebraica. Nel momento della riorganizzazione dello stato le nobili famiglie si mescolarono con le tribù, imparentandosi fra loro. Di conseguenza, anche il figlio che ebbe Tye, Akhenaton, era giudeo.
La riunione del territorio non fu facile e furono obbligate scelte a volte in contrasto con le tradizioni del popolo.
Akhenaton è il soggetto di cui vogliamo parlare.
Egli sposò
Nefertiti, le cui origini sono ancora misteriose, forse con lo scopo di cercare una stabile alleanza con gli Ittiti, ipotizzando che tali fossero le sue origini.
I gruppi etnici che formano l’Egitto non hanno ancora raggiunto una forte coesione fra loro, gli Ittiti e gli Hiksos, che anni prima li avevano costretti alla fuga verso le sorgenti del Nilo sotto la guida di Amoses, sono nuovamente schierati lungo i confini pronti all’invasione. Occorre radunare la gente sotto un unico ideale. Amenofis III ha un’idea rivoluzionaria: adottare un Dio unico, Aton, costruire una nuova capitale, Aketaten, togliere il potere alle potenti famiglie di Tebe e ai sacerdoti del culto di Amon, trasferendolo al popolo, con lo scopo di coinvolgerlo alla vita di corte, del paese, creando quell’unità necessaria per la difesa del territorio.

Altare domestico che mostra Akhenaton, Nefertiti e tre delle loro figlie. XVIII dinastia, regno di Akhenaton – Wikipedia, pubblico dominio

L’idea di Amenofis III sarà attribuita dalla storia all’esecutore materiale il figlio Amenofis IV.
Divenuto re nel 1350 a.C. come Amenofis IV promuove una religione monoteistica e cambia il nome in Akhenaton in onore al nuovo Dio unico, Aton.
In pratica è la restaurazione di un antico culto di Eliopolis conosciuto come “OM”.
Siamo nel 14 secolo a.C. l’impero egiziano ha raggiunto il massimo del potere, i suoi confini si estendono fino all’attuale Siria, la capitale è Tebe, dove si pratica il culto del Dio Amon, Dio della fertilità e della Creazione. In questo quadro Akhenaton propaganda il culto di un singolo Dio, il Disco Solare, già adorato all’epoca delle piramidi.
Edifica la nuova capitale in una pianura ostile, nel punto dove secondo lui nasce Aton. Per gli Egizi, infatti, l’orizzonte veniva indicato con il Disco solare fra le cime di due monti, l’Akhet; il caso vuole che proprio in quella zona esista una interruzione naturale fra le colline che circondano il territorio, formando un varco nel punto esatto ove sorge il sole. Così nasce Akhetaten, l’orizzonte di Aton.
Rimasta sotto la sabbia per 3000 anni, oggi è tornata alla luce con i suoi 100 edifici.

Piccolo tempio di Aton, Akhetaten – Wikipedia – Autore = en:User:Markh immagine rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Nel cuore della città il tempio, che presenta una struttura diversa da quelle abitualmente adottate dagli architetti egizi: la sala riservata al faraone si trova in fondo alla costruzione.
L’architetto Micael Malison, osservando una carta topografica della Agip Exploration Society della zona di Amarna, ha notato che le pietre disposte a delimitare l’area e l’assetto dei templi, formano una serie di rettangoli perfetti.
Sviluppando le proporzioni del Tempio della città, ci accorgiamo che sono le stesse dei confini della nuova capitale.
L’allineamento del palazzo reale rivela che Akhenaton voleva vivere in un tempio e, magari, essere adorato egli stesso al pari di un dio.
La necropoli reale si trova in fondo ad una valle che si snoda nel deserto, proprio nel punto dove si trova l’interruzione fra i monti che ricorda il sacro Akhet. La tomba del re era vuota, non si è mai trovato nessun corpo al suo interno.
I recenti rilevamenti dimostrano anche che il sepolcro di Akhenaton si trova sullo stesso asse del tempio di Aton. In modo tale che, al contrario di quanto prevedevano i canoni cerimoniali egizi, il faraone non doveva viaggiare davanti a Osiride per risuscitare a nuova vita; anche Akhenaton risorgeva al sorgere del disco solare, Aton, dall’Akhet.

La città di Aketaten non è famosa stilisticamente; ma il suo ideatore e le storie che lo circondano meritano attenzione.
Egli amava farsi ritrarre in atteggiamenti di vita quotidiana, in pose naturali, anche se fuori dall’etichetta di palazzo e in contrasto col pudore. Nefertiti è stata l’unica donna a essere rappresentata con la corona di faraone prima di succedere al trono, e nell’atto di colpire i nemici.
Durante il suo regno Akhenaton sconsacra tutte le divinità egizie e cancella le iscrizioni dedicate ad Amon dal tempio di Karnak. Questo procura scontento e numerosi tumulti.
La sua politica indebolisce il paese economicamente e riporta ai confini la minaccia di invasione; di conseguenza i politici di Tebe e i sacerdoti di Amon riprendono il potere costringendo il faraone ad abbandonare il trono dopo diciassette anni di regno.
Qui la storia si tinge di giallo, il re scompare improvvisamente dalla scena, come svanito nel nulla.
La storia a questo punto subisce un black-out; impossibile ricostruire esattamente il susseguirsi degli avvenimenti. I poteri passano a Smenkhare, forse figlio o fratello del Re? Nefertiti rimane sul regno sotto il nome di Smenkhare?
La storia ufficiale menziona come suo successore un bimbo di dieci anni di nome Tutankamon, parente strettissimo di Akhenaton, che regnerà per breve tempo.
A diciotto anni verrà ucciso e Aiy, padre di Nefertiti, salirà sul trono per garantire il ritorno all’ortodossia e al culto di Amon. Si procederà poi allo smantellamento di Amarna e alla cancellazione del nome del Re. Difatti ad Abido, nella tomba di Seti I, fra i nomi dei Re Egizi non figurano quelli di Akhenaton e Nefertiti.
Ramses II farà abbatte tutte le statue che raffigurano il faraone “eretico” e non si parlerà più di lui fino al 1907, quando verrà scoperta a Luxor, nella Valle dei Re, una strana tomba reale, contraddistinta in seguito col numero 55. La mummia trovata all’interno ha la maschera strappata e il nome cancellato.

LA TOMBA N° 55
Edward Ayrton e Arthur Wergall scoprono, l’8 gennaio 1907, una nuova tomba che somiglia più ad un nascondiglio, già visitato da qualcuno, fuggito in fretta e furia come se qualcosa lo avesse spaventato. Qualcosa che forse non doveva essere visto.
All’interno del loculo si trovano un cadavere irriconoscibile, alcuni vasi canopi preparati per contenere i resti di un corpo femminile; i resti stessi sono stati disposti come si fosse trattato di una donna, con un braccio steso lungo il corpo, non con le braccia sul petto.
La tomba viene assegnata in un primo tempo a Smenkhara.
Graham Phillips, seguendo le teorie religiose, assegnò la tomba alla dea della distruzione Sekhmet e, dal momento che Akhenaton veniva raffigurato come la personificazione di Sekhmet, si pensò fosse il sepolcro di Akhenaton.
Supponendo che i suoi nemici avessero trattato il suo corpo, in completo disprezzo, come quello di una donna, appunto la Dea Sekhmet, da lui personificata. Della stessa opinione Rolf Krauss.
In realtà la tomba, ufficialmente riconosciuta come quella di Akhenaton, è stata scoperta vicino ad Amarna, ovviamente priva del corpo del faraone.
Molte le teorie e le storie riguardo alla tomba 55. Sembra che Tutankamon, venuto a sapere del sacrilegio operato da Smenkhara sulla salma di Akhenaton, ordinò di riservare la stessa sorte al sacrilego successore, disponendo che fosse il corpo di questi a prendere posto nella tomba, dopo aver trasferito la salma di Amenofis IV in un luogo sicuro e sconosciuto.
La Tomba è di difficile attribuzione dal momento che sulla porta si trova inciso il nome di Tutankamon; al suo interno è stato trovato un frammento di un reliquiario dorato assegnato ala regina Tyie; un coperchio di un vaso d’alabastro, con il ritratto di donna indicato come il volto della moglie minore di Akhenaton, Kiya, e una bara con alcuni miseri resti umani, a prima vista identificati per quelli di Tiye, che si sono poi rivelati per quelli di un essere di circa venticinque anni. Esami anatomici del corpo hanno dimostrato che l’uomo (il cui sesso è stato accertato nel 1966, dalla forma del cranio) mostra una somiglianza con Tutankamon, oltre allo stesso tipo di sangue, facendo crollare l’ipotesi si trattasse Nefertiti, trasformata in Semekhare nel tardo regno di Akhenaton.
Rimangono velate di mistero le scene dipinte sui muri di Amarna che mostrano Semenkhare con Meritaten e anche con Akhnaten, ma non con Nefertiti.
Nell’aprile del 1999 nuovi esami, condotti da antropologi specialisti odontotecnici, hanno suggerito che l’usura dei denti indica la mummia di un trentacinquenne, facendo pensare che i resti appartengano ad Akhenaton. La teoria è però priva di prove concrete a sostegno.
Infine esiste un altro particolare conosciuto fra gli egittologi che non può essere ammesso pubblicamente per una serie di sfortunate circostanze, dove entrano in gioco le politiche del Museo e la delicata situazione diplomatica.
La ricostruzione dell’incavo che conteneva la bara è stata ritrovata fuori dell’Egitto e non è esposta nel Museo. I numerosi egittologi che hanno potuto vedere il reperto sanno che conteneva una lamina dorata scritta, che si vuole schiacciata dagli scavatori, con il cartiglio di Smenkhara, evidenziando che la bara era stata costruita per lui.
Da rilevare che anche il sarcofago di Tutankhamon ha subito delle modifiche e sembra non fosse inizialmente a lui destinato. Probabilmente ad Akhenaton o a Nefertiti, visto la ricchezza della sua fattura e il tesoro di cui venne circondato nella celebre tomba.
Il giallo avvolge anche la morte di Nefertiti, forse trentacinquenne; non vi è niente a riguardo nelle antiche cronache e il suo nome non è mai stato trovato nel luogo indicato come il suo sepolcro. Si dice che il suo corpo fosse bruciato perché gli egiziani lo consideravano indegno. Fuori dalla tomba 55 vennero ritrovati i resti di un corpo bruciato.

Colosso di Akhenaton proveniente dal Tempio di Aton a Karnak. Museo egizio del Cairo – Wikipedia – Foto: Jean-Pierre Dalbéra, rilasciata con licenza CC BY 2.0

Nella controversa questione del corpo va tenuto conto anche della struttura fisica di Akhenaton che ha generato diverse teorie, compresa quella che lo classifica di sesso femminile. In Egitto sovente una donna si mascherava da uomo, specie se questo valeva un trono.
Sospetto alimentato dalla sua politica di rappresentare la realtà e farsi raffigurare senza veli insieme ai componenti la sua famiglia. Appare, per esempio, privo di genitali.
La mancanza di una salma aumenta le teorie e le ipotesi, stuzzica anche la fantasia intricando la vicenda oltre misura.
Forse il faraone era affetto dalla Sindrome Di Froelich o da quella di Marfan?
Nella prima sindrome, il tumore che sorge nella pituitaria trasforma un uomo in una donna, con modifiche del corpo e della voce, causa obesità e deforma il cranio.
La sindrone di Marfan deforma le braccia allungandole in modo sproporzionato rispetto al corpo, allunga il viso e il cranio e rende le scapole prominenti.

La conformazione fisica di Akhenaton, chiamato anche il faraone alieno, presenta molti dei sintomi descritti nelle sindromi di cui sopra.
Le statue lo mostrano nudo con i seni di una donna e senza genitali maschili, con un fisico abnorme fin dalla prima fanciullezza, con un viso sottile, una testa calva e un cranio allungato, sopra un lungo e sottile collo. Le spalle curve e il tronco sproporzionato a forma di pera. La scarsità di muscolatura e le gambe scheletriche ne fanno un individuo diverso dall’esemplare maschio dell’epoca: forte, robusto e virile.
È lecito supporre fosse stato affetto da qualche malattia nella fanciullezza e i fisiologi non si sono trovati d’accordo circa la natura del male che lo avrebbe colpito, ma che non limitò la sua vita e gli permise di regnare per diciassette anni.
Può darsi che il corpo del faraone sia sperduto fra la sabbia poco lontano dalla sua divina città perduta Aketaten, ma dato che non esiste conferma che sia morto in Egitto (tracce si hanno solo dai documenti ufficiali redatti da altri popoli), si può pensare sia riuscito a sfuggire ai suoi avversari e abbia trovato rifugio fuori dall’Egitto.
A questo punto dobbiamo registrare un altro fatto: poco tempo dopo e a breve distanza da quel luogo inizia la storia di Mosè e di Israele con un nuovo monoteismo.

MOSÈ

Da sempre i rabbini hanno dichiarato di essere venuti dall’Egitto guidati da Mosè, la cui vera identità è stata volutamente tenuta segreta.
Diviene concreta la probabilità che sotto il nome di Mosè si nascondesse il fuggitivo Akhenaton, secondo le tesi di Ahmed Osman e di Freud, convinti che Mosè fosse in realtà Akhenaton stesso. I racconti di Strabone parlano di Mosè come un faraone che i sacerdoti egizi descrivono con le fattezze di Akhenaton.
Solo nel 1990 l’Europa conoscerà l’episodio di Amarna, in seguito all’ipotesi di Ahmed Osman secondo cui Akhenaton e Mosè sono la stessa persona.
Il grande profeta, che guidò il popolo ebraico verso la libertà fuori dall’Egitto e diede loro le leggi scritte che servirono per fondare lo stato d’Israele, è una figura storica vissuta fra il 1400 e il 1200 a.C. con alle spalle una storia tenuta segreta dalla tradizione giudaica; secondo la tradizione, la sua vera identità non può essere rivelata al popolo di Israele né al genere umano.
Impressionante: Akhenaton e Mosè, entrambi ebrei, svaniscono improvvisamente senza lasciare traccia.
Akhenaton scompare da tutti i ricordi dell’Egitto lasciando un sarcofago vuoto; Mosè si fa da parte e lascia il suo popolo in segreto impedendo che questo ne usi il corpo e la memoria.
Manetone, storico egiziano, ci racconta che il capo dei ministri di Akhenaton era di origini ebraiche e si chiamava Aper-El, ossia “servitore del Dio El”, guarda caso uno dei nomi di Dio di Israele.
Una conferma indiretta che in quel periodo le famiglie ebraiche avevano raggiunto un rango elevato e avevano una parte determinante in Egitto, tanto da sospettare che a Tebe le famiglie egizie, tramassero per riconquistare il potere costringendo gli Ebrei all’Esodo, sotto la guida del perseguitato Akhenaton che diviene Mosè.
Rimane Nefertiti a contrattare la successione, forse perché proprio di origini Ittite contando sull’appoggio politico del suo popolo. Non è una cosa incredibile e giustifica la segretezza dell’identità di un uomo come Mosè. Tanto più che non si tratterebbe di un vero e proprio nome, ma di un appellativo di origine egizie con il significato di “figlio”, “nato”. Mosè in ebraico si scrive “Moshe”, in greco “Mosis”.
Gli egizi usavano porre davanti al nome quello di un Dio; per esempio Thotmose significa nato di Thot, figlio di Thot, così Ramoses figlio di Ra, e così via. Quando Akhenaton scomparve gli scribi tolsero il nome del Dio che precedeva il suo nome lasciando solo la parola “Mose”.
Secondo Manetone, era figlio della tribù di Levi, venne educato a Eliopoli dall’alto prelato della Fratellanza sotto il regno di Amenotep. Voluto dagli Ebrei come loro capo, si servì della scienza e della filosofia che aveva appreso.
Sono i sacerdoti egizi a riferire allo storico Strabone che Mosè era un sacerdote di Osiride incaricato di amministrare una zona a sud del paese.
Venuto in contrasto con il culto esercitato lasciò la Congregazione e seguì un gruppo di uomini convinti che il simbolismo religioso confondeva il popolo conducendolo in errore.
Il Dio doveva essere venerato in un santuario costruito allo scopo, in un territorio consacrato, senza immagini, segni o figure che rappresentassero la divinità. Molti lo seguirono.
Le nebbie del passato nascondono l’origine di Mosè, il “salvato dalle acque”. Un racconto sumero narra che centinaia di anni prima una madre depose un neonato in un cesto di vimini, impermeabilizzato con bitume, e lo abbandonò alle correnti di un fiume. È la storia di Sargon che regnerà a Sumer, in Babilonia.
La vita di Mosè è colma di storie che parlano di incantesimi, magie e miracoli, come a suggerire che non fu solo un prete, ma anche un mago del più alto ordine sacerdotale egizio, un “Ker Heb”, l‘alto sacerdote, primo profeta di Dio.
Estremamente ricettivo, dotato di abilità amministrativa e un alto senso politico, con il totale controllo del Tempio.
Un alto prelato sotto Akhenaton non poteva essere la stessa persona dell’esodo sotto Ramses. Sarebbe stato troppo vecchio, anche se la bibbia assegna a Mosè 120 anni di vita.
Va tenuto conto che in Egitto vi era una costruzione chiamata la “Casa della Vita” dove venivano custoditi i libri del tempio; i sacerdoti interpretavano i sogni, fornivano amuleti e curavano i malati con la guida degli scritti, che tenevano fuori dalla portata degli uomini.
Sopra uno dei muri del Tempio di Edfu si trova incisa la lista dei libri sacri tenuti in quella “casa della vita”.
Molti sono i templi dedicati agli Dei e ogni tempio aveva il suo luogo santo, ove venivano custoditi i libri e la conoscenza, che solo alcuni sacerdoti avevano il privilegio di consultare e, forse, Mosè era uno di loro.
A questo punto prendiamo in esame alcuni fatti che determinano la forte personalità del profeta che dirige l’esodo, prepara, vincolandola a due segreti fondamentali, la prima organizzazione internazionale nella storia umana, che meno di un secolo più tardi determinerà la nascita di Israele e completa la rivoluzione di Akhenaton.
Secondo le notizie rintracciabili nella Bibbia e negli scritti degli storici stile Manetone, si scopre che esisteva una folla di malati epidemici da condurre allo sterminio.
Akhenaton invece avrebbe salvato i giovani non malati e sarebbe fuggito dall’Egitto divenendo Mosè.
L’epidemia infettiva potrebbe essere stata causata da alcuni funghi usati nelle cerimonie di iniziazione per procurare stati di allucinazione.
Al tempo poteva trattarsi di una intossicazione provocata dalla Segala Cornuta, nota anche come Fuoco di Sant’Antonio.(1)
Per istruire i primi monaci cristiani nella preparazione dell’ostia consacrata veniva usato il polline di segala presente in notevole quantità nella regione di Demetra, in Egitto. Un errore nella preparazione può causare una intossicazione da segala cornuta, con sintomi simili a quelli della Lebbra.
Dal momento che esiste la probabilità si adoperassero queste droghe nei segreti dei templi, in particolare ad Amarna, ecco il proliferare di questa moltitudine di intossicati.
Ma la vicenda riguardante la personalità di Akhenaton-Mosè, dischiude ben altri scenari.
Inciso su di una parete della tomba di Aiy, padre di Nefertiti, l’Inno dedicato da Akhenaton al Dio Aton:
O Disco solare vivente quanto sei bello, grande, splendente, i tuoi raggi circondano la terra fino al limite di tutto ciò che hai creato. Come sono numerose le tue opere o Dio Unico a cui nessuno è eguale. Hai creato la terra secondo il tuo desiderio e gli uomini e il bestiame e tutto ciò che è nel cielo. Quando risposi la terra è nell’oscurità, come se fosse morta. Tutti i leoni escono dalla loro tana, tutti i serpenti mordono“.
Le stesse parole si ritrovano nel Salmo 104 della Bibbia, posteriore di ben 300 anni:
O Signore mio Dio quanto sei grande. Di Maestà, di gloria ti rivesti. Quanto numerose sono le tue opere, mio Dio, le hai fatte tutte con sapienza. Piena è la terra delle tue creazioni. Tu ordini le tenebre ed è notte e i giovani leoni ruggiscono in cerca di preda. Quando spunta il sole si ritirano e si coricano nelle loro tane“.
Il compilatore del salmo conosceva l’inno di Aton, base del credo monoteista, dal momento che la storia di Akhenaton è stata riscoperta solo nel 1900?

La religione ebraica trovò molte espressioni nelle formule e nei concetti della letteratura egizia. Dal Libro dei Morti sappiamo che davanti al dio Thot l’anima del defunto doveva pronunciare una serie di negazioni fra le quali si ritrovano alcuni dei dieci biblici comandamenti:

 

DALLA BIBBIA

DAL LIBRO DEI MORTI

Non nominare il nome del Signore dio tuo invano Non ho disprezzato Dio
Non ho bestemmiato
Non uccidere Non ho ucciso
Non commettere adulterio Non ho fornicato
Non ho insozzato la moglie di un uomo
Non dire falsa testimonianza Non ho dato falsa testimonianza
Non ho derubato la cosa di Dio

Il capitolo relativo a questa cerimonia venne trovato su un “mattone di alabastro sotto i piedi della Maestà di questo posto venerabile, il Dio Thot, scritto dal Dio stesso”.
L’arca dell’alleanza è stata paragonata allo “sgabello di Dio” (Cronache 28,2) e conterrebbe le tavole di pietra della Legge scritte da Yahweh col “suo proprio dito”.
Le conoscenze egiziane furono anche le basi dei proverbi di Salomone, che possono essere ritrovati in noti libri egizi e vari testi mesopotamici.
Molte volte gli uomini compiono azioni che col passar del tempo ottengono il risultato contrario a quello desiderato. Radere al suolo Aketaten, distruggere le statue e le pietre scolpite e pitturate, riutilizzarle nella costruzione di nuovi monumenti, ha fornito la migliore raccolta per tenere vivo il ricordo di Akhenaton.
La storia poi ci informa che successivamente l’Egitto viene conquistato da Alessandro il Grande divenendo una colonia greca. Alessandro e i suoi successori abbinano al culto di Thot, quello di Hermes. Nel periodo Tolemaico si costruisce, nei pressi della Città dell’Orizzonte, la città di Ermopolis Magna, e i templi per adorare il leggendario messaggero in seguito chiamato Hermes Thot.
Alla fine del periodo Tolemaico; i romani conquistano il Mediterraneo e l’Egitto. Cleopatra muore mentre va perduta la biblioteca di Alessandria, la storia e la conoscenza del mondo antico.
Ermopoli Magna cade. È in questo periodo che la famiglia di Gesù si trova in Egitto ed è in questa città, chiamata dai romani Asmunhien, che Gesù fanciullo troverà rifugio.
Sarà Gesù a svelare il suo Mosè e i primi cristiani adotteranno la tradizione di Hermes Thot.
I padri della chiesa: Giustino Martire, Atenagora, Clemente di Alessandria, Tertulliano, Cipriano, Lattanzio, Agostino, Cirillo di Alessandria, faranno riferimento proprio a Hermes Trimegisto parlando di Mosè, identificandolo come un re egiziano monoteista che ha iniziato Israele e la Grecia.
Tradizione che durerà durante tutto il Medio Evo e diverrà più forte durante il rinascimento quando Cosimo dei Medici e Marsilio Ficino identificano Mosè nel faraone Egiziano.
A questo punto della storia s’innesta una strada che porta più lontano di quanto si possa immaginare, abbracciando tesi che evadono dai dogmi convenzionali.
Spuntano le tesi di Osman e di Freud che vedono Akhenaton e Mosè come un’unica identità e lo collegano a Hermes Trimegisto e alla Tavoletta di Smeraldo. Si scoprono in Grecia documenti che rivelano Mosè faraone egizio.
Il debutto del cristianesimo mette in evidenza Hermes, che i padri della chiesa dipingono come l’iniziatore di Mosè.
Le immagini di Hermes adornavano le cattedrali di tutta Europa ed è ancora esistente un grande affresco negli appartamenti nel Vaticano.
Toth o l’Hermes egizio era il simbolo della Divina Mente il pensiero incarnato, la parola vivente, il Logo, la parola dei Cristiani, quindi il Corpo ermetico contiene l’antica dottrina.
Per oltre tre secoli furono le idee della Chiesa Cattolica e ritenute un valido supporto alla dottrina Cristiana.
Ma Hermes Trimegisto non era solo una figura religiosa ma anche il patrono degli alchimisti, riconosciuto come l’autore della Tavoletta di Smeraldo, ove sarebbe riportata la descrizione delle leggi naturali della materia e dell’universo. Questo contrasta con i principi del clero.
Sarà quindi l’inquisizione a sopprimere dal 1600 tutti i riferimenti a Hermes Trimegisto, ordinando di smettere con la diffusione di queste storie e reprimendo il ricordo della leggenda di un re egiziano monoteista.

 

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(1) Tale definizione nasce nel Medio Evo quando alcuni episodi venivano curati da persone del Vaticano che avevano adottato come patrono San Antonio, conosciuto come alchimista.

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Stralcio testo tratto dalla pagina: SUBLIMEN sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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