Cornelis Sylvius, ca 1550 – Giove e Alcmene – Rijksmuseum Amsterdam – Wikipedia, pubblico dominio

Alcmena, sposa di Anfitrione, è l’ultima donna mortale con cui Zeus giacque. Quando Eracle, frutto di questa unione, stava per nascere, Zeus dichiarò fra gli dei che il discendente di Perseo che avrebbe visto allora la luce avrebbe dovuto regnare su Micene. Ma Era, gelosa per il tradimento del marito, persuase la dea di parto Ilizia a ritardare il parto di Alcmena, cosicché avrebbe potuto nascere di sette mesi Euristeo, che era un altro discendente di Perseo. La proclamazione di Zeus indicò quindi, contro il desiderio dello stesso dio, Euristeo e non Eracle come nuovo re di Micene e l’eroe divenne suo servitore. Alcmena ottenne solo col tempo un castigo per Euristeo per tutte le vessazioni subite dal figlio.

Gli antenati
Alcmena e Anfitrione hanno un illustre antenato in Perseo, l’uomo che volò in cielo, decapitò Medusa e salvò la bella principessa etiopica Andromeda che poi sposò, e fondò anche la città di Micene che fu dominata più tardi da Agamennone, il re più potente al tempo della Guerra di Troia.
Agamennone, però, non era un discendente di Perseo, ma di Pelope che, venuto dall’Asia con una ricchezza enorme, dotato di coraggio e slealtà, riuscì ad acquisire un tale enorme potere che l’intero Peloponneso fu chiamato così dopo lui.

Nel corso di una generazione o due, i Pelopidi con accorti matrimoni finalmente sostituirono la dinastia dei Perseidi sul trono di Micene. La rivalità tra le due case reali persistette durante molti anni e causò molti conflitti. Ma è solamente dopo la Guerra di Troia che i Perseidi, cambiato il nome in ERACLIDI, ritornarono al Peloponneso e distrussero molti dei regni che erano stati dominati dai Pelopidi o dai loro vassalli.

Quando Perseo morì, salì al trono suo figlio Elettrione e sposò la nipote Anaxo o, come altri dicono, una figlia di Pelope, Lisidice o Euridice.
Secondo alcuni Elettrione aveva dieci figli e una figlia Alcmena. Si racconta che questa ragazza superò di molto le altre in bellezza e altezza, grazie agli occhi scuri e al suo volto affascinante.

L’antefatto
Ora, quando Elettrione era ancora re di Micene, giunsero a Micene i figli di Pterelao che chiesero restituzione del regno del loro antenato Mestore, fratello di Elettrione.
Nella guerra che sorse per il potere, Pterelao perse tutti i figli tranne Everes in battaglia, e stessa sorte toccò anche ad Elettrione a cui restò solo Licimnio. Dopo questa battaglia il re di Tafo, comprendendo che non potevano rimanere nel territorio dei Micenei, veleggiarono verso casa dopo avere portato via il bestiame che Elettrione aveva rubato a sua volta a Polisseno, re di Elide.

Elettrione decise poi di rifarsi della guerra contro Tafo e, poiché aveva perso tutti suoi figli meno uno, affidò ad Anfitrione il suo regno e sua figlia Alcmena, facendogli richiesta di mantenerla vergine fino al suo ritorno dalla guerra.

Comunque, Elettrione non tornò mai, perché fu ucciso accidentalmente, come alcuni dicono, da Anfitrione.
La leggenda racconta che mentre Elettrione stava ricevendo indietro il bestiame rubatogli, Anfitrione, che lo aveva appena raggiunto in Elide, gettò contro una vacca disubbidiente un bastone che, rimbalzando, colpì Elettrione in testa e lo uccise sul colpo. Ma altri dicono che Anfitrione e Elettrione litigarono per il bestiame e che il primo uccise il secondo per l’ira. Questo è espresso in una frase che Eracle pronunzia nell’Eracle di Euripide,260: “Sono il figlio di un uomo che incorse nella colpa di sangue, prima che lui sposò mia madre Alcmena, uccidendole padre anziano”.

A causa dell’uccisione di Elettrone, suo genero e nipote (Anfitrione, infatti, era figlio di Alceo, figlio di Perseo) perse l’autorità, e il trono di Micene e Tirinto fu conquistato dal fratello di Elettrione, Stenelo, che bandì Anfitrione dal territorio per la morte di suo fratello.
Alcmena seguì il suo fidanzato in esilio e, in compagnia di Licimnio, vennero a Tebe, dove Anfitrione fu purificato da Creonte, l’uomo che regnò su Tebe per molto tempo. Più tardi in tempi storici secondo Pausania (9.11.1) la casa di Alcmena e Anfitrione ancora si poteva ammirare in città con la seguente iscrizione: “Quando Anfitrione portò qui la sua sposa Alcmena, scelse questa come casa per lui. Trofonio e Agamede la fecero“. Trofonio e Agamede, figli di Ergino, erano i costruttori del quarto tempio di Apollo a Delfi.

Quando la coppia giunse a Tebe, Alcmena rifiutò di sposare Anfitrione finché lui non vendicasse i suoi fratelli che erano periti nella battaglia contro i figli di Re Pterelao di Tafo. Così Anfitrione, desiderando sposare Alcmena, chiesto a Creonte e ai Tebani un aiuto militare, dopo avere adempiuto certe condizioni che Creonte richiese, formò una coalizione, sostenuto da Cefalo di Atene, da Eleo di Argo figlio di Perseo, e da Creonte stesso.
Con tutte queste forze Anfitrione attaccò tutte le isole dei vicini che erano dominate da Tafo; ma dal momento che Re Pterelao era immortale grazie dei suoi capelli d’oro e perciò Tafo non poteva essere presa, Anfitrione ricorse all’aiuto di Cometo, figlia di Pterelao, che si era innamorato di lui: ella infatti tagliò i capelli d’oro di suo padre, causandone la morte e lasciando che Anfitrione soggiogasse l’isola.

Il sospirato matrimonio, l’inganno di Zeus, la nascita di un eroe
Così Anfitrione, per accontentare Alcmena, vendicò i figli di Elettrione. Ma mentre lui era sulla strada del ritorno, a Tebe Zeus, facendosi simile ad Anfitrione, giacque con Alcmena fingendo di essere tornato dalla guerra e raccontandole l’accaduto. Quando anche Anfitrione ritornò, giacque con sua moglie nella stessa notte dopo che Zeus andò via: Alcmena non sembrò accoglierlo cordialmente poichè pensò di essere già stata con suo marito.
Alcuni raccontano che, dopo avuto dormito con Alcmena, Zeus dichiarò fra gli dei che il discendente di Perseo che avrebbe visto la luce del sole per primo sarebbe stato re di Micene.
La moglie Era, meditando vendetta per il tradimento con Alcmena persuase la dea di parto Ilizia a ritardare il parto della ragazza, cosicché potesse nascere prima Euristeo, sebbene fosse un bambino di sette mesi. E dal momento che anche Euristeo era un discendente di Perseo, la proclamazione di Zeus indicò contro il desiderio del dio Euristeo e non Eracle come re di Micene.

Ilizia, dea del parto e delle madri spaventate in travaglio, venne a Tebe quando Alcmena era pronta per partorire. Ma invece di aiutarla, la dea, seguendo le istruzioni di Era, le ritardò il parto, cosicchè fu in travaglio per sette notti e sette giorni, sopportando una tale sofferenza che si supponeva già che Zeus era il padre del bambino non ancora nato.

Le tribolazioni di Alcmena – Incisione di Virgilio Solis per le Metamorfosi di Ovidio – Wikipedia, pubblico dominio

Quando finalmente riuscì a partorire, Alcmena generò due figli: Heracles, figlio di Zeus e Ificle, figlio di Anfitrione.

Ercole fanciullo che strozza un serpente mandato da Giunone per ucciderlo. Marmo, creazione romana del II sec. d.C. – Wikipedia, pubblico dominio

Chi fosse il padre fu scoperto presto: solamente il figlio di Zeus poté, ancora bambino, strangolare i due serpenti che vennero al suo letto spedito da Era.

Zeus giacque con Alcmena secondo alcuni perché intendeva generare uno che difendesse dei e uomini, contro i mali e la distruzione.
Per quanto riguarda gli dei, infatti, quando più tardi i Giganti attaccarono il cielo, vi fu bisogno di un mortale per lottare contro loro, e Eracle fu chiamato ad intervenire.

Riguardo agli uomini Eracle fu benefattore dell’umanità grazie alle tante imprese compiute contro mostri che seminavano il terrore sulla terra..
Quell’unione di Zeus e Alcmena era destinata a generare un essere straordinario dal momento che Zeus aumentò la lunghezza della notte quando lui giacque con Alcmena tre volte.

Zeus non effettuò la sua unione con Alcmena per desiderio di amore, ma solamente nell’interesse di procreare un figlio semidivino, quindi il dio non le recò violenza, né tentò di persuaderla a tradire la sua castità, ma l’ingannò prendendo la forma di suo marito e dando così legalità ai suoi abbracci.

Alla nascita prematura di Euristeo, però, Zeus non poteva tradire la sua promessa, ma desiderando di prendersi cura di suo figlio lui persuase Era che, mentre Euristeo dovesse essere re, ad Eracle sarebbe stato permesso di servirlo e compiere dodici fatiche, prescritte da Euristeo stesso.
Ma dopo aver compiuto queste fatiche, Eracle avrebbe avuto l’immortalità.

Marcus Gheeraerts il Vecchio – Le fatiche di Ercole – Ercole che combatte i centauri e Alcmene e Anfitrione assistono al bambino Ercole strangolare due serpenti inviati da Era per ucciderlo – Wikipedia, pubblico dominio

Naturalmente Alcmena non seppe nulla di questi accordi; ma, sebbene i mortali qualche volta immaginino di sapere molto circa le intenzioni di cielo, loro normalmente li ignorano. Ciononostante Alcmena, temendo la gelosia di Era, portò il bambino in un luogo detto “Campo di Eracle“, e là l’espose a morire.

Quando Alcmena espose suo figlio, Era e Atena si avvicinarono a quel luogo e la seconda, stupita dalla forza del bambino, persuase la prima ad offrirle la mammella. Era fece questo ma Eracle, strinse la mammella della dea con tale violenza che lei, in pena lo allontanò a stento. Avendo assistito a questa scena straordinaria Atena rese indietro il bambino a sua madre, riaffidandoglielo.

Alcmena assistette alla vita di suo figlio che si rivelò piena di eventi fenomenali e addirittura sopravvisse a suo figlio. Ma suo marito Anfitrione, invece, assistè a poco: secondo alcune fonti, infatti, all’inizio della “carriera eroica” di Eracle, ci fu la guerra tra Tebani e Minii per una questione di tributi. Eracle condusse i Tebani alla vittoria, ma Anfitrione cadde morto sul campo di battaglia. Secondo altre tradizioni, vediamo comunque Anfitrione presente in eventi tardi della vita dell’eroe, come, ad esempio nell’Eracle di Euripide.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: terralab.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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