Biotecnologie e alimenti transgenici

Il largo impiego dell’ingegneria genetica nel campo dell’agricoltura e quindi nella produzione di derrate alimentari ha evidenziato un devastante impatto non solo sulla biodiversità e l’ambiente ma anche sulla stessa sicurezza e salute umana.
Sono difatti molteplici i rischi che possono essere introdotti nell’alimento con l’ingegneria genetica, innanzitutto le tossine, poi gli allergeni e quindi la ridotta qualità nutrizionale.

I metodi usati correntemente per la ricombinazione del DNA degli alimenti sono massicciamente in grado di introdurre pericolosi cambiamenti non voluti nella struttura e nella funzione dell’organismo base che produce l’alimento

Sicurezza alimentare

In seguito alla firma del Trattato di Lisbona.

L’Unione europea ha fatto della sicurezza alimentare una delle grandi priorità della sua agenda politica. La sicurezza alimentare è divenuta oggi un obiettivo trasversale da integrare in vari ambiti di competenza comunitaria, fra i quali si possono annoverare la politica agricola comune e il suo pilastro dello sviluppo rurale, l’ambiente, la sanità pubblica, la tutela dei consumatori e il completamento del mercato interno.

In risposta alle crisi alimentari degli anni 1990 (BSE, afta epizootica) la Commissione europea ha pubblicato nel gennaio 2000 un libro bianco sulla sicurezza alimentare che segna una tappa importante nella trasformazione della legislazione europea in materia. Vi si annuncia l’elaborazione di un quadro giuridico che copra l’insieme della filiera alimentare – “dalla fattoria alla tavola” – in base a un approccio globale e integrato. Secondo tale logica la sicurezza alimentare concerne l’alimentazione e la salute degli animali, la protezione e il benessere degli animali, i controlli veterinari, le misure di polizia sanitaria, i controlli fitosanitari, la preparazione e l’igiene dei prodotti alimentari. Il libro bianco ribadisce parimenti la necessità di instaurare un dialogo permanente con i consumatori in modo da informarli ed educarli.

Adottato nel febbraio 2002, il regolamento che fonda la nuova legislazione alimentare definisce sei principi generali fondamentali:

  • affermazione del carattere integrato della filiera alimentare;
  • analisi del rischio quale fondamento essenziale della politica di sicurezza alimentare;
  • separazione netta di analisi e gestione dei rischi;
  • impegno della responsabilità degli operatori del settore;
  • determinazione della tracciabilità dei prodotti in tutte le fasi della filiera alimentare;
  • diritto dei cittadini ad informazioni chiare e precise.

È stata istituita un’Autorità europea per la sicurezza alimentare (AESE), i cui compiti principali sono quelli di fornire pareri scientifici indipendenti su questioni attinenti alla sicurezza alimentare, raccogliere e analizzare informazioni su rischi potenziali o emergenti e avviare un dialogo permanente con il grande pubblico. L’autorità formula segnatamente pareri scientifici su alcuni alimenti o componenti di alimenti (additivi, OGM). Il Consiglio europeo di Bruxelles del dicembre 2003 ha assegnato la sede dell’AESE alla città italiana di Parma.

Si consulti:

  • Agenzie dell’Unione europea
  • Benessere degli animali
  • Sviluppo rurale
  • Ambiente
  • Organismi geneticamente modificati (OGM)
  • Politica agricola comune (PAC)
  • Principio di precauzione
  • Protezione dei consumatori
  • Sanità pubblica

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Storia

Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973 da Stanley Cohen (Stanford University School of Medicine) e Herbert Boyer (University of California, San Francisco). I due ricercatori, grazie all’uso combinato delle nuove tecniche di biologia molecolare che si stavano sviluppando in diversi laboratori, come l’uso dell’enzima ligasi (1967), degli enzimi di restrizione e della trasformazione batterica (1970-72), riuscirono per primi a clonare un gene di rana all’interno del batterio Escherichia coli, dimostrando che era possibile trasferire materiale genetico da un organismo ad un altro tramite l’utilizzo di vettori plasmidici in grado di autoreplicarsi, abbattendo di fatto le barriere specie-specifiche

Questi risultati ebbero un tale impatto da indurre la comunità scientifica ad autoimporre nel 1974 una moratoria internazionale sull’uso della tecnica del DNA ricombinante per valutare la nuova tecnologia ed i suoi possibili rischi. Quello stesso anno fu la Conferenza di Asilomar, tenutasi a Pacific Grove (California) a concludere che gli esperimenti sul DNA ricombinante potessero procedere a patto che rispettassero severe linee guida, poi redatte dai National Institutes of Health (NIH) ed accettate dalla comunità scientifica. Queste linee guida, pubblicate per la prima volta nel 1976 e successivamente aggiornate, sono tuttora seguite dai laboratori che effettuano esperimenti di trasformazione genica.

Dal 1976 ad oggi gli OGM sono passati dallo stato di mera possibilità tecnologica ad una realtà. Si sono dovuti attendere infatti solo due anni da Asilomar per avere il primo prodotto ad uso commerciale derivato da un OGM. La Genentech, fondata da Herbert Boyer, è riuscita infatti a produrre attraverso l’Escherichia coli (batterio dell’intestino) importanti proteine umane ricombinanti: la somatostatina (1977) e l’insulina (1978), il farmaco biotecnologico più noto, che è stato commercializzato a partire dal 1981 La commercializzazione dell’insulina ha segnato un cambiamento epocale per l’industria del farmaco, aprendo il settore biotecnologico (precedentemente confinato nei laboratori di ricerca) all’industrializzazione, e rivoluzionando il processo di drug discovery e lo sviluppo di nuove terapie non invasive.

Poco dopo lo sviluppo dell’insulina ricombinante, nel 1983 si ebbe negli Stati Uniti la prima battaglia sul rilascio nell’ambiente di organismi geneticamente modificati. Al centro del dibattito la sperimentazione dei cosiddetti batteri ice-minus, una variante di Pseudomonas syringae incapace di produrre la proteina di superficie che facilita la formazione dei cristalli di ghiaccio. I ricercatori della Advanced Genetic Sciencies e della University of California, Berkeley svilupparono questa variante allo scopo di introdurla nel terreno per proteggere le piante dal gelo. La richiesta di effettuare esperimenti in campo aperto con questo OGM scatenò una forte contestazione da parte degli ambientalisti. Solo dopo una battaglia legale durata tre anni, nel 1986 i batteri ice-minus furono i primi OGM ad uscire dai laboratori ed essere introdotti nell’ambiente

Ad oggi la tecnica del DNA ricombinante è stata utilizzata non solo per la produzione di nuovi farmaci, ma anche di enzimi per ridurre l’impatto ambientale dell’industria, piante e animali con caratteristiche migliorative in termini di resistenza alla malattie o di performance produttive e ambientali, ma anche organismi quali l’oncotopo, usato nella ricerca sul cancro, che hanno portato con sé importanti quesiti etici oltre ad aver aperto la strada a dispute per l’uso a fini sperimentali o commerciali delle innovazioni scientifiche. La possibilità di brevettare gli OGM ha acceso un forte dibattito sulla proprietà intellettuale delle risorse genetiche del pianeta e sulla liceità di una ricerca e di un’industria che non si ponga anche dei limiti etici o che non sappia mettersi in ascolto delle domande presenti nell’opinione pubblica creando consenso attorno alle proprie iniziative di ricerca e business. Non da ultimo esistono perplessità sulla creazione di essere umani geneticamente modificati.

La commercializzazione degli OGM sta conquistando anche altri tipologie di mercati: nel 2003 a Taiwan furono venduti i primi animali OGM a scopo domestico: si trattò di un centinaio di pesci d’acquario resi fluorescenti tramite l’inserimento di geni di medusa. Nel dicembre 2003 la vendita di pesci fluorescenti è stata permessa anche negli Stati Uniti, dopo che la Food and Drug Administration dichiarò la non rilevanza a scopi alimentari di questi pesci, mentre è tuttora vietata la loro introduzione in Europa.

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato si intendono soltanto gli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica. Non sono considerati “organismi geneticamente modificati” tutti quegli organismi il cui patrimonio genetico viene modificato a seguito di processi spontanei (modificazioni e trasferimento di materiale genetico avvengono infatti in natura in molteplici occasioni e tali processi sono all’origine della diversità della vita sulla terra), o indotti dall’uomo tramite altre tecniche che non sono incluse nella definizione data dalla normativa di riferimento (ad esempio con radiazioni ionizzanti o mutageni chimici).

Gli OGM vengono spesso indicati come organismi transgenici: i due termini non sono sinonimi in quanto il termine transgenesi si riferisce all’inserimento, nel genoma di un dato organismo, di geni provenienti da un organismo di specie diversa. Sono invece definiti OGM anche quegli organismi che risultano da modificazioni che non prevedono l’inserimento di alcun gene (es. sono OGM anche gli organismi dal cui genoma sono stati tolti dei geni), così come gli organismi in cui il materiale genetico inserito proviene da un organismo “donatore” della stessa specie. In questo secondo caso alcuni studiosi parlano di organismi cisgenici.

Immagine al microscopio elettronico a scansione di E.coli, il primo batterio modificato tramite tecniche di ingegneria genetica. – Credit: Rocky Mountain Laboratories, NIAID, NIH – Wikipedia, pubblico dominio

Tecniche principali

Ai fini della definizione di OGM data dalla Direttiva 2001/18/CE, sono considerate tecniche che hanno come risultato un organismo geneticamente modificato:

1. tecniche di ricombinazione del materiale genetico che comportano la formazione di nuove combinazioni mediante l’utilizzo di un vettore di molecole di DNA, RNA o loro derivati, nonché il loro inserimento in un organismo ospite nel quale non compaiono per natura, ma nel quale possono replicarsi in maniera continua;

2. tecniche che comportano l’introduzione diretta in un organismo di materiale ereditabile preparato al suo esterno, tra cui la microiniezione, la macroiniezione e il microincapsulamento;

3. fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) o tecniche di ibridazione per la costruzione di cellule vive, che presentano nuove combinazioni di materiale genetico ereditabile, mediante la fusione di due o più cellule, utilizzando metodi non naturali.

Sono esclusi dalla definizione gli organismi ottenuti per mutagenesi o fusione cellulare di cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali, a condizione che non comportino l’impiego di molecole di acido nucleico ricombinante

L’Italia, in quanto Stato membro dell’Unione Europea, ha l’obbligo di recepire le Direttive comunitarie e di ottemperare i Regolamenti. Di conseguenza non è possibile limitare l’importazione di prodotti OGM autorizzati a livello europeo né vietarne la coltivazione se non per motivazioni scientificamente supportate. La penetrazione delle colture geneticamente modificate in Italia è stata comunque fortemente contrastata dai ministri per le politiche agricole e forestali.

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Il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza.

Al fine di garantirsi dai possibili rischi all’ambiente e alla salute umana derivanti dagli OGM, la Comunità Internazionale ha creato, in ottemperanza all’Articolo 19 della Convenzione sulla Diversità Biologica, il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza.

Il testo del Protocollo di Cartagena, detto anche Biosafety Protocol, fu inizialmente discusso in una sessione straordinaria della CBD a Cartagena, in Colombia. La sua versione finale fu invece approvata in una riunione a Montreal all’alba del 29 gennaio 2000 dopo una notte di negoziazioni da parte di tecnici e ministri di molti paesi. L’accordo finale è stato raggiunto in gran parte grazie alla determinazione del delegato danese e del ministro dell’ambiente colombiano…

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Stralcio testo tratto da un articolo di pubblicato nella pagina umsoi.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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