Di Gaetano Barbella
Con Napoli nel mio cuore, sull’amore e gelosia, io credo che non ci sia di più di innamorato napoletano a patire per la gelosia, almeno questo era nel passato, ai tempi del grande poeta Salvatore di Giacomo.
E se capita di innamorati con temperamenti contrari all’insegna, uno del fuoco e l’altra dell’acqua, come effettivamente fu per Salvatore di Giacomo e la moglie Donna Elisa Avigliano, allora è davvero ‘nu guaio serio”, un guaio serio, detto in napoletano.
Da un articolo di Angelo Chimienti, “Un amore d’altri tempi”, che ho tratto da internet[1], così si prefigurano Salvatore di Giacomo e la moglie Donna Elisa.
[…] Donna Elisa fu moglie di Salvatore di Giacomo e nessuna biografia di donna fu più influenzata e quasi sublimata nella poesia da lei stessa ispirata.
Alcune poesie sono tanto intimamente legate dal poeta alla persona di Elisa Avigliano che servono a scoprire dell’artista, svolte, crisi dolorose e passioni cocenti perché Di Giacomo, dell’amore umano capì tutto e soffri tutto; da poeta ma anche da estraneo. […]
In quel tempo il “vero amore” era quello che si reggeva su un letto di spine, con le incertezze, quando non esistevano in realtà, tradimenti e perfidie. L’idillio prima del matrimonio durò 13 anni ed insieme furono innamorati “ntussecusi”[2] ed irragionevoli. Salvatore ossessivo nella sua poetica dolente o fantasiosa; Elisa, donna tormentata, riflessiva e concreta. La poesia poi, faceva il resto e della onestissima Elisa il poeta gelosissimo vagheggiava tradimenti e situazioni irreali che servivano solo in parte a placare il desiderio insoddisfatto di possesso. […]
E, naturalmente il nostro poeta di Giacomo non manca di prefigurare con i versi questa amara realtà amorosa che in una poesia, in particolare, ne amplifica la drammaticità al limite di una potenziale tragedia.
In “Tarantella scura” è l’amore e gelosia che tengono banco, lui è tutto fuoco e lei tutta acqua…
TARANTELLA SCURA
Di Salvatore di Giacomo
Originale in lingua napoletana | Traduzione in lingua italiana |
Tu mme vuo’ troppo bene e si’ geluso, e i’ nun so’ degna ’e te, ma so’ sincera; tu te si fatto amaro e capricciuso, mme lasse ’o vierno e tuorne a primmavera.E a primmavera vuo’ truvà custante chi nun ardette maie, manco ll’ està: no, fedele io nun so’, nun songo amante, ma nun me dice ’o core ’e te ngannà… Abballammo! (’O bbi’ c’ ’a gente (E sta storia malamente Chi sa qua’ vota lúcere antrasatto Abballammo!… E nnanz’ ’a gente, (Ma sta storia malamente |
Tu mi vuoi troppo bene e sei geloso, e io non son degna di te, ma sono sincera; tu sei diventato amaro e capriccioso, mi lasci d’inverno e torni a primavera.E a primavera vuoi trovare costante chi non arse mai, neanche all’estate: no, fedele io non sono, non sono amante, ma non mi dice il cuore di ingannarti… Balliamo! (Lo vedi che la gente (E questa brutta storia Chissà quale volta luccicherà all’improvviso Balliamo!… E davanti alla gente, (Ma questa brutta storia |
Brescia, 2 maggio 2011
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