Sono in molti a sapere che negli Stati Uniti esiste un poligono speciale chiamato “AREA 51”, all’interno del quale vengono costantemente osservati gli oggetti volanti non identificati meglio conosciuti come UFO. Sono in pochi però al corrente del fatto che tali luoghi leggendari ci sono anche in Russia.

Gli abitanti di un paesino chiamato Shalia, in provincia di Ekaterinburg, negli Urali, una sera del giugno 1980 se la ricorderanno per tutta la vita, dal momento che ancor oggigiorno, a distanza di 26 anni, non sono in grado di paragonare a nulla il sibilo che quella sera d’improvviso squarciò il silenzio e li costrinse ad alzare lo sguardo verso il cielo. Sulle loro teste infatti, era in fase di caduta un oggetto di notevoli dimensioni e di colore scuro, che finì la propria caduta in un piccolo stagno situato nel centro del villaggio.

Evidentemente l’oggetto era rovente, dal momento che l’acqua dello stagno iniziò immediatamente a ribollire ricoprendo in un attimo l’intera zona circostante con una nebbia spessa, molto umida e calda. E dopo circa mezz’ora, al diradarsi della nebbia, gli abitanti del villaggio notarono una strana placca arrugginita che galleggiava sulla superficie dello stagno, che però improvvisamente sparì in maniera misteriosa…

A distanza di un paio di anni, iniziò ad occuparsi dell’anomalia l’ufologo locale Serghej Mihailovic Kolmogorov il quale, dopo aver setacciato in lungo ed in largo il fondo non eccessivamente profondo dello stagno, trovò un piccolo imbuto esattamente nel luogo dove era precipitato l’oggetto. La presenza di un’insolita anomalia magnetica dai contorni netti, venne successivamente confermata anche dal gruppo di ricercatori giunto direttamente da Mosca nel novembre del 2003.

E dal quel momento a Shalia iniziarono ad accadere cose alquanto strane.

Il racconto dell’ufologo Serghej Mihailovic Kolmogorov:
Quattro anni fa nello spazio aereo al di sopra stagno venne notato un oggetto dalla forma insolita. Si trattava di una strana costruzione, alta, di forma cilindrica, dalle notevoli dimensioni e di colore argento opaco. Dopo aver calcolato la distanza dalla superficie terrestre, giungemmo alla conclusione che aveva un diametro di alcune decine di metri. Dal fondo sino alla superficie dello stagno, l’acqua era penetrata da un fascio uniforme di luce accecante che non si disperdeva.
Cinque o sei fari mobili, disposti a forma di cerchio, battevano sia la terra che la superficie dello stagno. Era evidente che “loro” stessero cercando qualcosa
“.

Di storie del genere qualsiasi rispettabile ufologo ne conosce a centinaia e accertarle è praticamente impossibile, ma c’è un “ma”. Nel corso degli ultimi cinque anni, nella zona del villaggio di Shalia, sono stati immortalati con diverse videocamere ben tre oggetti volanti non identificati.

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Il primo incontro con gli UFO avvenne il 26 giugno 1999, quando tre ragazzi del tutto casualmente, ripresero con la loro telecamera un “disco volante” dalla forma tradizionale. L’oggetto volò per qualche minuto al di sopra di un bosco nelle vicinanze per poi sparire nel cielo. L’analisi della pellicola venne effettuata dapprima ad Ekaterinburg, all’interno dello studio cinematografico “Pro” dal regista Vassilij Goloshapov e successivamente da un gruppo di documentaristi cinematografici giapponesi del canale televisivo “TNT” di Tokio.

Sia il regista russo che i documentaristi giapponesi giunsero alla stessa conclusione: non si trattava assolutamente di una contraffazione. Successivamente, al fine di analizzare ulteriormente la casuale ripresa effettuata dai tre ragazzi, ci si rivolse ad un gruppo di specialisti di grafica computerizzata di Ekaterinburg, i quali emisero il loro verdetto: per creare un’animazione del genere occorrono sia una tecnica di montaggio decisamente costosa che un’altissima preparazione professionale, oltre ad attori professionisti e una tecnica audio del tutto esclusiva. Stabilirono anche il prezzo: “Per fare un lavoro del genere chiediamo non meno di 10.000 dollari”.

A distanza di tre anni, più esattamente il 3 luglio 2002, Vladislav Lukanin, uno dei tre ragazzi che avevano ripreso l’UFO nel 1999, fece il suo secondo incontro con gli alieni. Una ripresa eccezionale della durata di due minuti di una “sfera nera”, fatta ad una distanza inferiore ai duecento metri, si rivelò una vera e propria manna per molti ricercatori ed esperti ufologici. E soprattutto sorprendeva il movimento inusuale dell’oggetto, il quale si dondolava nei campi magnetici terrestri effettuando tutta una serie di manovre irregolari, in piena contraddizione con le leggi di gravità.

La possibilità che si trattasse anche in questo caso di una semplice contraffazione venne verificata nei più disparati modi sia da un gruppo di esperti appositamente convocati che dagli stessi documentaristi giapponesi del canale “TNT”, i quali successivamente, nell’autunno del 2002, misero in commercio un documentario sulla anomalie negli Urali che a Tokio ebbe un successo strepitoso.

E nell’ottobre del 2002, la terza ripresa effettuata con una videocamera digitale professionale. Sullo spazio aereo sovrastante un bosco si vede un oggetto a forma di disco, che dopo aver dondolato un paio di volte dall’alto verso il basso e viceversa, improvvisamente vola via con una velocità supersonica…

Oltre alle tre riprese su videocamera, dagli abitanti di Shalia vennero inoltre scattate una decina di fotografie degli anomali oggetti dalle svariate forme e dimensioni.

Nell’estate del 2003, il piccolo villaggio sugli Urali venne nuovamente visitato da un “disco volante”, anch’esso ripreso da una videocamera di un abitante di Shalia, e dopo aver attentamente osservato le immagini si notò che a giudicare dalla forma, l’oggetto volante appena ripreso era simile in tutto e per tutto a quello che fece la propria comparsa nel giugno del 1999!

Da parte sua Vladislav Lukanin, autore di due delle tre riprese degli UFO comparsi a Shalia, ritiene di essere stato semplicemente fortunato e nemmeno lui sa spiegarsi a cosa sia legata questa sua unicità e perché gli UFO in sua presenza, appaiano più spesso di quanto sarebbe lecito pensare. “Noi riteniamo di sapere tutto del mondo che ci circonda, – afferma Vladislav. – A me sembra però che dobbiamo solamente cercare di capire che cosa lo stesso mondo che ci circonda ritenga opportuno che noi si sappia…”….

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Stralcio testo tratto da un articolo di Nikolaj Subbotin, direttore della stazione ricercatrice ufologica russa RUFORS, pubblicato nella pagina pravda.ru sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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