Statuetta di Bastet in bronzo e argento, risalente al periodo tolemaico o romano dell’Egitto. Walters Art Museum, Baltimora. (Wikipedia – Pubblico dominio)

Il culto di animali vivi, cui si è attribuito il nome di zoolatria, era talmente fiorente in Egitto da configurarsi come uno degli elementi caratterizzanti la sua religione. Non si sa esattamente quale sia l’origine di questo uso sacro che, secondo alcuni autori, rappresenterebbe una fase avanzata del totemismo primitivo.

Gli antichi animali dei clans sarebbero dunque diventati, in epoca predinastica, le divinità tutelari delle città nate da quegli stessi clan, e il sincretismo con altre divinità raffigurate sotto forme umane avrebbe creato gli dèi ibridi mezzo-uomo e mezzo-­animale.

Tuttavia, fu soltanto in epoca bassa che ciascun nomos cominciò a venerare una particolare specie zoologica; in origine solamente un animale, scelto nell’ambito di una specifica specie in grazia di determinati segni particolari dettati dalla tradizione e dal rituale, veniva ospitato nel recinto del tempio e fatto oggetto di offerte, per poi essere mummificato e sepolto in gran pompa dopo la morte.

 

Statua del toro Apis da una cappella del Serapeo di Saqqara – Museo del Louvre (Wikipedia – Pubblico dominio)

Rilievo raffigurante l’imperatore Traiano che fa un’offerta al toro sacro Boukhis – Medamoud (Wikipedia – Pubblico dominio)

Il più noto tra questi animali sacri è il toro, adorato sotto il nome di Apis, di Mnevis e di Buchis. In epoca romana, Strabone fece notare che soltanto Apis e Mnevis erano considerati delle vere e proprie divinità, mentre tutti gli altri non erano che semplici bestie sacre.

Esse erano tuttavia molto numerose, visto che se ne sono calcolate più di quaranta specie. Erodoto, che ha riferito un gran numero di dati sicuri, fornisce una lista di animali sacri: il coccodrillo (in alcuni nomoi, soprattutto del Fayyum), l’ippopotamo (nel nomos di Papremis), le lontre e infine i lepidopi e le anguille, che erano sacri al fiume…

Ramses III. di fronte a Dio Thoth nella tomba di Khaemwaset (Wikipedia – Pubblico dominio)

D’altra parte, lo stesso Erodoto ci informa del fatto, confermato poi dai ritrovamenti archeologici, che gli animali morti venivano imbalsamati e inumati in particolari necropoli.
La città sepolcrale dei gatti era a Bubastis; quella dei toporagni e degli sparvieri a Buto; quella degli ibis ad Hermopolis; i cani e gliicneumoni venivano sepolti invece nei luoghi dove avevano vissuto.
Si sono inoltre rinvenute necropoli di coccodrilli a Kóm Ombo e Manfalut; falconi un po’ in tutto l’Egitto.

Erodoto aggiunge inoltre che nel tempio di Zeus (Ammone) si inumavano serpenti consacrati al dio. Bisogna sottolineare che tutte queste necropoli risalgono alla bassa epoca, cioè a quel periodo della storia egiziana in cui le superstizioni avevano permeato di sé la religione popolare. Pare che gli animali considerati incarnazioni di divinità avessero degli appositi santuari; a Medamud, nei pressi di Tebe, si è riportata alla luce una cappella consacrata ad una divinità animale.

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stralcio parziale testo tratto da tuttoegitto.forumfree.it  sul quale vi suggerisco di continuare la lettura… 

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