(revisione settembre 2025)
C’è un volto familiare che, negli anni, è entrato nelle case di milioni di italiani. Un volto segnato dallo studio, dalla passione per la verità, dal dialogo tra scienza e fede. Quel volto è quello di Antonino Zichichi, fisico tra i più influenti del panorama scientifico del Novecento, ma anche figura pubblica capace di attraversare i confini accademici per entrare nel cuore del dibattito culturale del nostro Paese.

Il Professor Antonino Zichichi alla Scuola Internazionale di Fisica Subnucleare a Erice (2009). – Wikipedia, pubblico dominio
Zichichi nasce a Trapani, in Sicilia, il 15 ottobre 1929. Fin da giovane mostra un talento vivace per il disegno e per la matematica, ma è la fisica, e in particolare il mondo invisibile delle particelle, a conquistarlo definitivamente.
La sua carriera scientifica prende forma negli Stati Uniti, ai laboratori Fermilab di Chicago, dove si occupa di ricerche in ambito subnucleare.
Ma è al CERN di Ginevra, nel 1965, che guida il gruppo internazionale responsabile della scoperta del primo esempio di antimateria nucleare. È un passo epocale nella comprensione della materia.
Due anni prima, nel 1963, aveva già compiuto un gesto destinato a lasciare il segno: fondare a Erice, in Sicilia, il Centro di Cultura Scientifica “Ettore Majorana”, dedicato all’enigmatico fisico scomparso e reso celebre anche da Leonardo Sciascia. Il centro, divenuto poi Fondazione, ospita 123 scuole di specializzazione post-laurea e offre borse di studio a studenti da tutto il mondo, coprendo ogni ambito della ricerca scientifica.
Negli anni successivi, Zichichi mette a punto un circuito elettronico innovativo, capace di misurare con estrema precisione i tempi di volo delle particelle, fino a 75 millesimi di miliardesimo di secondo.

Foto di Antonino Zihichi, presa in una pausa dei lavori della Sesione Plenaria 2008 della Pontifica Accademia delle Scienze. – Wikipedia, pubblico dominio
La sua influenza cresce. Nel 1977 è eletto presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, incarico che mantiene fino al 1982. L’anno successivo diventa presidente della Società Fisica Europea.
È lui a progettare e avviare i laboratori del Gran Sasso, un’eccellenza della ricerca italiana.
Nel 1986, infine, diventa presidente del World Lab, per sostenere la scienza nei Paesi in via di sviluppo.
Ma Zichichi non è solo scienziato: è anche scrittore, divulgatore, uomo di fede. A partire dagli anni ’80, la sua voce si fa sentire anche nei salotti televisivi e nelle librerie. Comincia così una produzione editoriale che lo pone al centro di vivaci dibattiti, soprattutto per la sua posizione apertamente cristiana in un ambiente scientifico sempre più laico, se non ateo.
Nei suoi scritti, Zichichi ribadisce con forza la non contraddizione tra fede e scienza. Nei due volumi dedicati a Galileo Galilei (1988 e 2001), contesta la lettura tradizionale secondo cui la Chiesa avrebbe ostacolato la rivoluzione scientifica.
Nel 1999, con il saggio “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, approfondisce il rapporto tra religione e scienza, mettendo in discussione anche la teoria dell’evoluzione, ritenuta priva di basi matematiche rigorose.
Nel 2000 pubblica “L’irresistibile fascino del tempo”, in cui propone un “calendario perfetto” in alternativa a quello gregoriano. Nello stesso anno, riceve il prestigioso Premio Enrico Fermi della Società Italiana di Fisica.
Zichichi non risparmia critiche nemmeno a superstizioni, astrologia e numerologia, contro cui si scaglia nel libro “Il vero e il falso” (2002), smontandole con argomentazioni scientifiche ma anche logiche e culturali. Sempre nel 2002, viene insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana.
Nel 2005 torna al suo tema più caro con “Tra fede e scienza. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI”, un’opera che riceve l’apprezzamento del mondo cattolico e degli amanti della divulgazione scientifica.
Antonino Zichichi ha attraversato il secolo con il rigore dello scienziato, la fede del credente e la passione del comunicatore.
Ancora oggi, il suo pensiero stimola riflessioni profonde su ciò che vediamo e su ciò che, forse, non vedremo mai del tutto, ma che possiamo tentare di comprendere con la ragione, la cultura e la fede.
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