I festeggiamenti del periodo natalizio ci accompagnano da quando siamo nati.
Il Natale costituisce, per ognuno di noi, ogni anno, un momento importante: alla sua atmosfera gioiosa, magica, ma anche densa di libagioni, spesso esagerate, e di consumismo fine a se stesso, si associano molteplici aspetti emotivi e affettivi, per cui non è raro che proprio a Natale emergano o esplodano contraddizioni precedentemente sopite. In tal caso per molti il Natale diventa sinonimo di sofferenza anziché di gioia, un momento addirittura temuto o inviso.

Forse le cose sarebbero un po’ diverse se si avesse una maggiore consapevolezza del significato di questa festa: anch’io in passato mi sono chiesto ricorrentemente quale ne fosse la vera essenza ma, ghermito com’ero dalla rincorsa affannosa a viverne l’apparenza (doni, banchetti, feste, amici) ho sempre tralasciato la comprensione della sua vera sostanza.
Penso sia importante, soprattutto per chi si avvicina alla Via della Spiritualità, non accontentarsi delle apparenze e ricercare la Verità, il significato profondo che accomuna tutte le religioni e tutti i miti, e che – data l’universalità della ricorrenza – non può che riguardare anche il Natale.

Il Natale, che nella tradizione cristiana ricorda la nascita di Gesù, ha in realtà origini molto più antiche. 
I Celti festeggiavano il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, come il passaggio da un ciclo stagionale ad un altro. Il 25 dicembre nel mondo germanico veniva celebrata la festa solstiziale di Yule; durante la notte del 24 si pensava che i morti visitassero le proprie famiglie “terrene” e per questo si faceva trovare loro una tavola imbandita.
I Romani dal 17 al 23 dicembre, celebravano i Saturnalia, un periodo di pace in cui s’abbandonavano lotte e tensioni sociali per feste e banchetti: in questi sette giorni, celebrando il dio Saturno, dio dell’agricoltura, la popolazione si dava alla pazza gioia, ci si scambiavano dei doni e le divisioni sociali venivano azzerate (i ruoli venivano ribaltati: gli schiavi venivano serviti dai padroni e potevano addirittura canzonarli).

Si festeggiava il mito dell’Età dell’Oro, periodo in cui aveva regnato Saturno, e dove la gente viveva felice, senza povertà né malattie, senza guerre e nella piena abbondanza dei frutti della terra.

Moneta dell’imperatore Marco Aurelio Probo (ca. 280), con Sol Invictus alla guida di una quadriga, con iscrizione SOLI INVICTO, “Al Sole Invitto”. Notare come l’imperatore porti una corona radiata, attributo del dio. – Wikipedia, pubblico dominio

Nel 274 d.c. l’imperatore Aureliano proclamò il 25 dicembre festa del Sole, o meglio, festa della Vittoria del Sole (Dies Natalis Solis Invicti), già festa di antichissime origini egiziane, legata al culto di Mithra, divinità connessa alla luce e al sole. Si accendevano ovunque fuochi e ci si scambiavano doni di ogni tipo.
Il motivo per cui la festa del Sole si celebrava in inverno anziché in estate, come sembrerebbe più logico, è semplice: il 25 dicembre cade pochi giorni dopo il solstizio d’inverno, cioè quando le giornate già cominciano ad allungarsi. Per i romani erano le divinità della Luce che debellavano quelle delle Tenebre.

Più profondamente, l’evento rappresentava la vittoria della luce sulle tenebre, del bianco sul nero, l’inizio della purificazione che l’essenza divina opera sulla materia.

Perché il Natale acquisti significato odierno bisogna aspettare il IV secolo d. c. (e per l’Impero d’Oriente anche oltre) quando il cristianesimo da religione perseguitata, ormai trasformatosi in culto ufficiale al quale gli stessi imperatori si convertivano, si appropriò, con opportune modifiche, di tutte le tradizioni e i riti delle religioni precedenti.

Giorgione – L’adorazione dei pastori (Natività allendale) – Wikipedia, pubblico dominio

La data del Natale fu stabilita nel 337 d.C. da papa Giulio in Occidente dove si festeggiava il 25 dicembre, mentre i cristiani d’oriente lo festeggiavano il 6 gennaio (Teofania o festa dei lumi).
L’Enciclopedia Italiana Treccani (edizione 1949, Sansoni, vol. XXIV, pag 299) cita: “I Padri dei primi secoli non sembrano aver conosciuto una festa della natività di Gesù Cristo … La festa del 25 dicembre sarebbe stata istituita per contrapporre una celebrazione cristiana a quella mitraica del dies natalis Solis Invicti [giorno natalizio dell’invincibile Sole], nel solstizio invernale“.

Alcune fonti ci tramandano che ciò avvenne principalmente per contrastare e limitare i culti precedenti considerati troppo “licenziosi” e dissoluti, nell’intento di soppiantare col tempo la precedente festa “pagana”, ma, come vedremo, vi sono ragioni ben più profonde.
Per amore di verità bisogna anche dire che è ormai accertato, confermato da studiosi che hanno rifatto i calcoli astronomici del calendario per mezzo di computer, che Gesù il Nazareno non sarebbe nato 2003 anni or sono, bensì circa sette anni “prima dell’anno zero”; tale anomalia si deve al conteggio errato di un monaco del sesto secolo, tale Dionigi il Piccolo, che decise nel suo fanatismo religioso di dividere la storia umana in due periodi: prima e dopo “Gesù Cristo”.

Anche sul periodo di fine dicembre vi sono parecchi dubbi che non starò ad approfondire: si suppone che il periodo giusto possa essere quello primaverile.
Una data precisa non è comunque stata tramandata (in nessun testo, sia biblico, sia musulmano che riconosce il Cristo come profeta, se ne fa menzione), ma tutto ciò non toglie nulla al significato del Natale.
Piuttosto, al contrario, ci fa capire meglio l’universalità della ricorrenza, sottolineando, in una sorta di ecumenismo che travalica il cristianesimo e abbraccia tutti i culti religiosi, anche i più antichi, l’importanza che questo periodo dell’anno ha avuto da sempre per l’umanità. Un’importanza tale, che gli sono stati associati, per le ragioni profonde, anche eventi successivi fondamentali per l’evoluzione del genere umano, come l’anniversario della nascita del Cristo. 

Simbolicamente e sinteticamente, possiamo dire che nel giorno di Natale si è festeggiato dalla notte dei tempi il sole che muore per poi rinascere.
Si festeggiava nell’attesa che il dio sole tornasse per restare per sempre e cominciare una nuova età dell’oro.

Ma perché la nascita di Cristo, la celebrazione del Natale, è stata associata alle feste pagane celebranti il Sole?

Il Sole (Datore di vita dell’universo fisico) è il simbolo del Logos, la deità manifestata (la Causa originaria e sempre nascosta), così come il discorso è “logos” del pensiero: quindi “Logos”, nel suo senso metafisico, è giustamente tradotto coi termini VERBO e PAROLA .

Questo dunque, è il significato primario del Sole quale simbolo del Logos (la Deità manifestata, il Verbo, la Parola), quindi il suo corso annuale nella Natura è il riflesso dello stesso, così come l’ombra riflette l’attività dell’oggetto che la riproduce.
Dunque il Logos che si manifesta (o “discende”) nella materia, ha come ombra il corso annuale del Sole, ed il Mito Solare dice appunto questo: anche un’incarnazione del Logos sulla Terra (un “Figlio di Dio”) rappresenterà nel suo Corpo -come Uomo- quell’attività solare che è simile all’ombra del Logos.
E allora, così come il sole, la sua parte di corso solare vissuta nella vita umana, è quella che cade fra il solstizio d’inverno e il momento in cui il sole raggiunge il suo zenit, in primavera, e, vincendo la morte, “sorge” (“risorge”) allo zenit…

Triade di Plamyra: Baalshamin, maestro dei cieli, accompagnato alla sua destra dal dio della luna Aglibol e dal dio del sole Malakbel (Yarhibol). Rilievo culturale, pietra calcarea, prima metà del I secolo d.C., trovata vicino a Bir Wereb, nel Wadi Miyah, su una delle rotte per Palmyra.- Wikipedia, pubblico dominio

Le linee generali della storia del “Dio Sole” sono molto chiare, essendo la vita più piena del sole distribuita entro i primi sei mesi dell’anno solare, mentre gli altri sei mesi sono impiegati nella protezione e preservazione generali.

Ma se il Sole sta a significare e rappresentare un’incarnazione del Logos, lo è anche dei suoi Grandi Messaggeri che lo rappresentano di tempo in tempo; questi Messaggeri s’incarnano volontariamente fra gli uomini e vivono fra loro per un certo tempo come Maestri.
Tutti coloro che sono rappresentati da questo simbolo, hanno certe particolari caratteristiche, passano per certe situazioni, compiono certe particolari attività durante la loro vita sulla terra: e ricordano che anche questa vita -la loro vita storica- riproduce il Mito che rappresentano: il Mito Solare.
Gli Eroi di un Mito Solare (il Krishna indiano, l’Oro-Osiride egiziano, il Tammuz babilonese, il Mitra persiano, per nominare solo alcuni), nascono sempre al solstizio d’inverno, dopo il giorno più corto dell’anno, quando il segno della Vergine sorge all’orizzonte: nati mentre questo Segno zodiacale si levava, essi nascono sempre da una vergine (Krishna da Devaki , Oro – Osiride da Iside , Tammuz da Ishtar , Gesù da Maria) e sempre queste “Vergini-Madri” rimangono vergini dopo avere miracolosamente concepito e dato alla luce il loro “Figlio-Sole”: proprio come la “Vergine Celeste” (Mulaprakriti, la materia primordiale), rimane immutata e immacolata quando un Sistema Solare emerge da Lei nello Spazio!

Un “Eroe Solare“, alla sua nascita, è sempre indifeso e debole come un piccolo bambino, come il sole quando sorge mentre i giorni sono più brevi e le notti più lunghe, anche lui è sempre circondato da ostacoli per fare rifulgere la sua luce spirituale nel periodo dell’anno in cui le tenebre e le brume vincono il calore e la luce solare.
Ma Egli passa sano e salvo attraverso tutti i pericoli che lo minacciano, mentre i giorni si vanno allungando verso l’equinozio di primavera, allora sopraggiunge la data della crocifissione con il tempo del passaggio stagionale (dall’inverno alla primavera) che varia ogni anno.

Mosaico del III secolo nella Necropoli vaticana sotto la basilica di San Pietro, nella volta nel Mausoleo dei Giulii: è stata avanzata l’ipotesi che sia una raffigurazione di Gesù nelle vesti del dio-sole Apollo-Helios/Sol Invictus alla guida del carro. – Wikipedia, pubblico dominio

La stabilità della data della nascita e la variabilità della data della morte sono pieni di significato se rammentiamo che l’una (il Natale) è una posizione solare fissa e l’altra (la Pasqua) una posizione solare variabile.
Difatti la Pasqua è un avvenimento solare mobile calcolato dalle posizioni relative del sole e della luna: metodo assurdo, forse, di fissare anno per anno l’anniversario di un fatto “storico”, ma modo naturale ed inevitabile per calcolare… una festa solare !

Questa data mutevole sta ad indicare che si tratta non solo della storia di un uomo, ma anche quella dell’Eroe di un Mito Solare il quale, nella sua vita umana, riproduce il Mito che personifica.

Ed è straordinario vedere anche come dei più grandi iniziati si narri “la stessa storia”: “...La volontà dei Deva fu compiuta; tu concepisti nella purezza del cuore e dell’amore divino. Vergine e madre, salve! Nascerà da te un figlio e sarà il Salvatore del mondo. Ma fuggi, poiché il re Kansa ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. I nostri fratelli ti guideranno dai pastori, che stanno alle falde del monte Meru… ivi darai al mondo il figlio divino…” (dalla tradizione Indù sulla nascita di Krishna).
Non è certamente un caso che gli stessi egiziani chiamassero il sole del solstizio: “Sole bambino”.
Quindi quale data migliore per celebrare la nascita del Figlio di Dio se non quando il sole (simbolo divino per eccellenza) ricomincia a nascere ?
La luce, in senso fisico e spirituale, appare nuovamente sul pianeta portando con sé la speranza di una nuova vita, di un nuovo ciclo, di una nuova opportunità. Ciò che si realizzerà praticamente una settimana dopo, quando un nuovo anno avrà effettivamente inizio (anno nuovo, vita nuova).

Dunque il Natale, per gli iniziati, rappresenta una ricorrenza dai significati veramente profondi:

  • Simboleggia il morire e rinascere in vita, necessario, come diceva S.Paolo, a raggiungere la conoscenza.
  • Simboleggia la fine del vecchio e l’inizio di un nuovo ciclo, la rinascita spirituale cui ci si candida con l’Iniziazione (potremmo dire che è quasi il vero compleanno dell’iniziato).
  • Ci ricorda il Maestro, il Sole che ci fa brillare, manifestazione fisica del potere divino onnipervadente.
  • Mostra la necessità della Luce, dell’Illuminazione, quale strumento per giungere a vivificare l’oscurità della mente e della personalità.
  • Indica come nel dono di sé, nel servizio disinteressato, nel dare senza attendersi nulla in cambio, stia il segreto di una vita piena e dignitosa.
  • Esprime come sia importante la pace dei popoli, sintesi derivante dall’utilizzo della buona volontà e dal perseguimento dei giusti rapporti umani, irraggiungibile se non è il frutto della pace che alberga nei singoli individui, e come sia illusorio ricercarla con l’uso della violenza che – per la legge di causa ed effetto – può generare solo altra violenza.  

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Stralcio testo tratto da una ricerca di Maurizio Sabbadini pubblicata su sulla pagina montesion.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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