Rappresentazione di Apuleio affiancato da Pánfila che si trasforma in gufo e l’Asino d’oro – Wikipedia, pubblico dominio

Lucio Apuleio o Apuleio da Madaura (Madaura, 125 – 170 circa) fu uno scrittore, filosofo, retore, mago e alchimista romano di scuola platonica.
È noto in particolare per la composizione del romanzo “Le metamorfosi” (o Asino d’oro). Il prenome Lucio, come tradotto dai codici, risulta sospetto, a causa dell’omonimia con il protagonista-narratore di quest’opera.

Apuleio nasce intorno al 125 e.v. a Madaura (attuale Mdaurusch, Algeria), piccolo ma importante avamposto romano. La famiglia è benestante ed influente: il padre fu console, la più alta magistratura municipale in Roma, e lasciò ai suoi due figli una consistente eredità di quasi 2 milioni di sesterzi.
I primi studi grammaticali e retorici li segue a Cartagine. Qui Apuleio approfondisce poesia, geometria, musica, e soprattutto filosofia, i cui studi sono terminati successivamente ad Atene. S’interessa anche dei riti misterici: a Cartagine dei misteri di Esculapio, il corrispettivo romano del dio greco della medicina e della guarigione Asclepio, e ad Atene dei Misteri Eleusini.

Apuleio è un grande amante dei viaggi: brillante conferenziere e curioso d’ogni scienza, filosofia o culto, è a lungo una specie di clericus vagans del suo tempo. Alcune tappe del suo pellegrinaggio segnano particolarmente il suo vissuto e la sua sensibilità. Recatosi a Roma, è iniziato al culto di Osiride e di Iside e intraprende con successo la carriera dell’avvocato. Prosegue poi per l’Egitto, Samo (isola natale di Pitagora), Gerapoli e l’Oriente. Qui approfondisce la sua cultura filosofica e religiosa.

Ritratto anacronistico dello scrittore Apuleio – Wikipedia – User:FinnWikiNo, opera di pubblico dominio

Sulla via di Alessandria, Apuleio sosta a Oea (l’odierna Tripoli), dove si imbatte in un vecchio compagno di studi, Ponziano, che lo trattiene offrendogli ospitalità. La madre di Ponziano, Emilia Pudentilla è vedova, non bella, ma particolarmente benestante. Pudentilla vuole sposarsi con Apuleio, perché fidato amico e, in quanto filosofo, indifferente alla ricchezza.
Apuleio, inizialmente ritroso, cede alle insistenze della donna e si uniscono in matrimonio. Dì lì a breve, Ponziano muore e i parenti di Pudentilla, per timore di perdere la ricca eredità, accusano Apuleio di aver sedotto la vedova con incantesimi e magie per estorcerle il lascito.

È avviato un processo a suo carico, che viene celebrato a Sabratha, in Tripolitania, di fronte al proconsole romano Claudio Massimo, si suppone tra la fine del 158 e gli inizi del 159 e.v.. Questa bega legale espone Apuleio addirittura alla pena capitale, in osservanza della lex Cornelia de sicariis et veneficis emanata dal dittatore Silla nell’81 a.C. Anche grazie all’orazione difensiva, poi pubblicata col titolo di Apologia o “Pro se de magia”, Apuleio viene assolto, o almeno così si può dedurre dal tono trionfale nella stessa.

Per merito delle sue pubblicazioni, Apuleio riscuote grande fama di filosofo platonico. Ritornato a Cartagine, la sua gloria viene riconosciuta con la sua investitura a sacerdos provinciae (“sacerdote della provincia”), una carica di grande prestigio religioso e civile: gli è affidato il culto dell’imperatore e di Roma, ma anche funzioni di governo e di rappresentanza. Muore nel 170 d.C., anno a cui risalgono le ultime notizie a suo riguardo. Le cause della morte sono, allo stesso modo, ignote.

Apuleio usa uno stile prosaico ibrido. Da un lato, manieristico: è imitazione dello stile dell’età repubblicana (da qui, l’uso di termini, che si rifanno alla poetica di Catullo), e di arcaismi; dall’altro, innovativo: ricorre a termini del dialetto latino africano e neologismi, ai quali si aggiunge l’uso di espressioni colloquiali e gergali. Ne “Le metamorfosi”, si fa più marcata la distanza dal modello ciceroniano di concinnitas e l’avvicinamento ad una maggiore suggestività, realizzata attraverso la musicalità, il ritmo e le figure sonore.
Apuleio è, inoltre, seguace della Seconda sofistica (conosciuta anche come Nuova sofistica e Neosofistica), un movimento culturale sviluppatosi in Grecia tra il II secolo e il VI secolo che riprende l’uso della dialettica e della retorica sofistica, della forma; ma abbandonandone i temi filosofici ed etici, il contenuto. Apuleio si distingue, infatti, per la sua abilità retorica. Ne dà prova nelle sue conferenze, verbalizzate nei Florida, di quand’è viaggiatore, come nel discorso difensivo, rivisto e trascritto nell’Apologia, di quando è più maturo.

Il II secolo d.C., età in cui visse Apuleio, è segnato da una profonda crisi spirituale. Il cosmopolitismo si afferma nell’Impero Romano e decade il valore della cittadinanza romana, che stringeva il civis romanus alla res pubblica. Questa tendenza centrifuga favorisce un conseguente riflusso nel privato, concentrando l’attenzione sulle problematiche e sugli affanni che più interessano l’individuo, come la paura della morte e della perdita dell’«io». Per trovar conforto da queste angosce, l’uomo del II secolo d.C. adotta un atteggiamento irrazionale e mistico, che interessa tutti i campi culturali.
All’interno di questo contesto, Apuleio aderì al medioplatonismo, che ben incorpora tutte le tendenze della sua epoca. Il medioplatonismo è una corrente filosofica sviluppatasi tra il I secolo p.e.v e il II secolo d.C., che riprende le dottrine non scritte di Platone. Questo, talvolta, si rivolge ad altre tradizioni di pensiero, come il pitagorismo e l’orfismo, che vertono su un forte misticismo piuttosto che su un’indagine razionale della realtà.

Tacito (annale, historia) e Apuleio (de magia, metamorphoseon, florida), montecassino XI secolo (pluteo 68.2) – Wikipedia – User: Sailko, opera propria rilasciato con licenza CC BY 3.0

La componente mistica è fondamentale nella visione medioplatonica: essa è la via di separazione dal proprio corpo che costringe l’anima come in una prigione e ad una conseguente ascensione verso il divino. Apuleio dimostra la sua adesione a questa corrente filosofica in più modi. I primi riscontri si trovano nel trattato filosofico De deo Socratis, che espone la sua visione filosofica in relazione a quella socratica, quindi nella dottrina demonologica esposta da Apuleio. Allo stesso modo, manifestazione dell’affiliazione dell’autore col medioplatonismo è anche il suo forte interesse per la magia, i rituali e i culti misterici. Gran parte della sua formazione è sicuramente dedicata, infatti, ai misteri di Esculapio e ai misteri Eleusini. La stessa vicenda di Lucio, il protagonista de Le metamorfosi, riconosciuta come fortemente autobiografica, conferma la sua dedizione alla magia.

Apuleio scrisse moltissimo, in versi e in prosa, in greco e in latino. Molti dei suoi scritti sono, tuttavia, andati perduti; quelli pervenuti sono “Le metamorfosi” e alcune opere minori.

Apuleio godette di un’eccezionale fama già da vivo: sappiamo di due statue erettegli dai Cartaginesi e di altre anche altrove (ne parla lui stesso in Florida 16), e disponiamo della lapide del basamento di una statua a lui dedicata dai suoi concittadini di Madaura.

Apuleio, Opera omnia, 1621 – Wikipedia, pubblico dominio

L’Africa dell’ultimo paganesimo esaltò Apuleio per il profondo afflato religioso del libro X delle Metamorfosi e per le sue virtù di mago e taumaturgo, contrapponendo i suoi miracoli, e quelli di Apollonio di Tiana, ai miracoli di Cristo. All’inizi del 400 d.C. Apuleio diventa bersaglio dell’apologetica cristiana.
La voce meno ostile è quella dell’africano Agostino, che proprio a Madaura studia fino ai sedici anni (Confessiones). Agostino non mostra di credere ad Apuleio mago, né ai suoi miracoli (Epistulae 138), rispetta e combatte l’Apuleio filosofo neoplatonico e la sua teoria dei demoni, apprezza molto però lo scrittore e il retore e soprattutto battezza le “Metamorfosi” (L’Asino d’oro), titolo con cui il romanzo è conosciuto nel medioevo. Per secoli, di Apuleio si lessero solo le opere filosofiche, finché con l’Umanesimo l’interesse si spostò sulle Metamorfosi. Il vero riscopritore delle Metamorfosi è Boccaccio, che copia il romanzo già intorno al 1338. La prima traduzione in volgare del romanzo apuleiano fu del Boiardo (nel Quattrocento), seguita dalla rielaborazione dei primi dieci libri dal Firenzuola col titolo di L’Asino d’oro (1525). Ma non solo in Italia, in tutta l’Europa le Metamorfosi si diffusero in ottime e numerosissime traduzioni, esercitando un influsso che non ha confronti per vastità, consistenza e continuità sulle singole narrative nazionali: oltre alla novellistica, da ricordare anche i romanzi picareschi e, in età romantica, quelli di magia e quelli visionari.

Stralcio testo tratto da un articolo di Gheagabry pubblicato nella pagina di isolafelice.forumcommunity sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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