Erma marmorea nei Musei Vaticani con l’iscrizione del nome di Aspasia sulla base, scoperta nel 1777 – Wikipedia, pubblico dominio

Aspasia di Mileto è conosciuta soprattutto come l’amante straniera di Pericle, il grande statista dell’Atene del V sec. a.C. 
La tradizione antica, proveniente per lo più dalla commedia classica, ha visto in lei un’etera e un’ammaestratrice di ragazze da avviare alla stessa professione, fu riconosciuta un’intellettuale maestra di retorica.

Aspasia 470 a.C. – 400 a.C., di origine ionica proveniente da Mileto, visse ad Atene. Seguendo una tradizione storica e letteraria a lei spesso avversa, il suo personaggio è frequentemente ricondotto, in forme riduttive, rispetto al ruolo sociale della cortigiana. Come altre persone dell’entourage di Pericle (basti ricordare Fidia ed Anassagora), anch’ella pagò lo scotto di essere bersaglio di accuse tendenti a screditare l’uomo politico. Ma nel suo caso, alle accuse mossegli, non doveva essere sicuramente estraneo lo sconcerto che, nella società ateniese, doveva ingenerare una figura libera, pubblica e autorevole come quella di Aspasia, infatti fu tacciata pubblicamente di empietà e prossenetismo, accuse che la misero a rischio dell’esilio o della pena capitale e da cui a fatica Pericle riuscì a sottrarla.

Secondo una recente ipotesi di Peter J. Bicknell, Aspasia sarebbe giunta in Atene al seguito di Alcibiade il vecchio, come sorella nubile della moglie del nobile ateniese; Pericle, anch’egli appartenente alla famiglia degli Alcmeonidi l’avrebbe allora incontrata semplicemente frequentando il proprio clan familiare, senza dover pensare a un adescamento in ambienti di malaffare.

Plutarco nella Vita di Pericle ci trasmette la testimonianza antica più consistente su Aspasia; riporta la cattiva fama proveniente dai comici, ma affianca anche la testimonianza delle fonti del circolo socratico, Eschine di Sfetto, Antistene e lo stesso Socrate, secondo cui Aspasia insegnò la retorica a Pericle e a molti ateniesi di spicco e fu unita a lui da un legame forse anticonformista ma sicuramente solido e mal conciliabile con l’ipotesi dell’eterismo; Plutarco riporta anche la tradizione di un processo per empietà che coinvolse Aspasia, della cui storicità è lecito dubitare poiché non ha lasciato traccia nelle fonti storiche che trattano il periodo.

Jean-Léon Gérôme – Socrate cerca Alcibiade nella casa di Aspasia, (1861) – Wikipedia, pubblico dominio

Nell’opera di Senofonte Aspasia è citata da Socrate che la ricorda come sua maestra nei Memorabili, e come la donna più adatta per la formazione delle future spose nell’Economico; il fatto che Socrate in questi brani usi una terminologia che ricorda quella del grande sofista Gorgia fa pensare che Aspasia sia stata allieva del grande maestro siciliano, da cui avrebbe mutuato l’amore per la parola, la consapevolezza del suo enorme potere di persuasione, sia nei rapporti privati che nella sfera politica.
Eschine di Sfetto le dedicò un dialogo che portava il suo nome; qui Socrate consiglia un ricco ateniese, Callia, di mandare suo figlio a scuola da lei; di fronte allo scetticismo del padre di avere una donna come insegnante per il figlio, Socrate citava esempi di virtù dimostrata da donne famose nell’antichità.

Marie-Geneviève Bouliar – Autoritratto come Aspasia – Musée des Beaux-Arts d’Arras – Wikipedia, pubblico dominio

Un frammento dell’Aspasia di Eschine, giunto a noi tramite Cicerone e Quintiliano, che lo consideravano un modello classico del procedimento argomentativo dell’induzione, Aspasia interroga successivamente la moglie di Senofonte e Senofonte stesso; il tema è se preferire cose più belle appartenenti ad altri rispetto a quelle che si hanno; arrivando al dubbio se è lecito preferire anche i partners degli altri, Aspasia conclude che tutti ricercano per sé il partner migliore in assoluto, ma che la ricerca è vana se non è accompagnata anche da un perfezionamento individuale, poiché la ricerca del partner migliore è reciproca negli amanti.

Antistene invece probabilmente avversava il sapere e il modo di vivere di Aspasia; nei frammenti rimasti della sua Aspasia attacca violentemente i due figli di Pericle e della prima moglie, Santippo e Paralo, che conducevano vita dissoluta, e lo stesso Pericle; egli infatti aveva in spregio l’amore e il piacere. L’attacco di Antistene lascia pensare che oltre che nel suo stile di vita, Aspasia sostenesse l’hedoné, il piacere, anche come principio filosofico.
Platone nel Menesseno fa recitare a Socrate un discorso retorico che egli dice fosse composto da Aspasia; l’intenzione è di parodiare un genere, l’orazione pubblica, che Platone aborre per la sua mancanza di riferimento al vero e vuoto esercizio di parole; ma proprio attaccando Aspasia e il suo genere di retorica egli ci consente di evidenziare, se si confronta questo discorso con altri dello stesso genere pervenuti di Lisia, Demostene, Iperide, Isocrate, la fiducia di Aspasia nel potere della parola, la sua capacità di creare un grande affresco mitico sullo sviluppo della potenza ateniese, il legame che essa dichiara con gli antichi poeti encomiastici (Pindaro su tutti), in una prospettiva per cui l’antico legame della parola con la divinità serve ormai a guidare uno stato e ad esercitare non più un potere sacrale ma pubblico e civico…

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Stralcio testo tratto da un articolo di pubblicato nella pagina umsoi.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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