Uluru, conosciuto in inglese come Ayers Rock, è un gigantesco monolite di arenaria rossa che si erge maestoso nel cuore del deserto australiano. Avvolto nel mistero e nelle leggende, rappresenta per gli Aborigeni non solo un monumento naturale, ma un luogo sacro, profondamente intrecciato alla loro spiritualità e al Tempo del Sogno.

Australia, posizione geografica di Uluru – Wikipedia, immagine rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Nel 1873, l’esploratore William Gosse si addentrò nel Territorio del Nord e scoprì, a sud di Alice Springs, una serie di formazioni rocciose a cupola. Tra queste, rimase colpito da un’imponente massa rossa che battezzò “Ayers Rock” in onore del primo ministro Sir Henry Ayers. Ignorava, però, che quel luogo fosse già noto agli Aborigeni come Uluru, nome che ne custodiva l’identità sacra.

Il monolite, alto 335 metri e con una circonferenza di circa 9 chilometri, è costituito da tritume d’arcose e si presenta come un crocevia dei sentieri spirituali tracciati nel Tempo del Sogno. Gosse si era inconsapevolmente imbattuto nei luoghi leggendari del Sacro Pitone d’Acqua, della lucertola Kandju, e dei popoli del Canguro-lepre e del Pitone diamantino.

Ogni dettaglio della superficie rocciosa (fessure, sporgenze, cavità) racchiude un significato:

    • una macchia d’umidità simboleggia il sangue del popolo del Serpente velenoso, sconfitto in battaglia;
    • i fori in una pietra rappresentano gli occhi di un antico nemico;
    • una sporgenza raffigura il naso di un antenato addormentato.

Le caverne alla base di Uluru sono veri e propri luoghi rituali, ciascuno con un ruolo preciso nella vita spirituale aborigena.

Uluru (Ayers Rock) nel Territorio del Nord, una delle icone dell’Australia – Wikipedia, pubblico dominio

Per gli Aborigeni, il Tempo del Sogno è l’epoca mitica in cui la terra era ancora in formazione, e gli antenati, esseri metà uomini e metà animali, viaggiavano creando fiumi, sorgenti e piste che ancora oggi tracciano il territorio. Questa conoscenza, trasmessa attraverso canti, storie e riti, è fondamentale per la sopravvivenza nel deserto.

Uluru si trova lungo questi sentieri sacri e appartiene ai Pitjantjatjara, popolo del Canguro-lepre, a nord, e agli Yankuntjatjara, popolo del Pitone diamantino, a sud. In questo luogo si consumarono epiche battaglie, ancora oggi celebrate in canti cerimoniali. Una tribù del Serpente velenoso invase la regione, ma fu respinta da Bulari, eroina madre-terra, che li sconfisse con una nube di malattia. Le forme di Uluru, secondo la leggenda, conservano ancora i corpi degli invasori sconfitti.

Anche il popolo del Canguro-lepre fu minacciato, questa volta da un mostruoso dingo del diavolo, evocato dai canti di una tribù nemica. Solo quando il totem che dava potere alla bestia fu strappato dalla sua bocca, la minaccia fu scongiurata. Le tracce di quella fuga frenetica sono oggi visibili nelle caverne alla base di Uluru.

Australia, Uluru al tramonto – Wikipedia, pubblico dominio

Uluru non è solo un luogo di leggende: la sua particolare composizione geologica, che la fa disgregare come la pelle di un serpente pur mantenendone la forma, la rende ancora più misteriosa. Ogni piega e rilievo della roccia è leggibile come una mappa spirituale. Gli Aborigeni vedono in essa Kandju, la lucertola in cerca del suo boomerang, e nel lato nord, i visitatori notano una formazione chiamata “il Cranio” per i suoi solchi somiglianti a un volto umano.

La roccia è anche una risorsa vitale: raccoglie e conserva l’acqua piovana in undici sorgenti ai suoi piedi, garantendo vita a piante, animali e popolazioni locali. Le pareti delle grotte custodiscono pitture sacre, alcune riservate esclusivamente a uomini o donne. Il rispetto di questi luoghi è profondo: gli sguardi devono abbassarsi davanti a caverne vietate e violare i tabù può avere gravi conseguenze.

Arte aborigena a Uluru – Wikipedia, pubblico dominio

La grotta di Mala, sul lato nord, è un importante sito di iniziazione per i giovani aborigeni. Vi si accede dopo una cerimonia: i ragazzi, dipinti con ocra, vengono condotti a una piattaforma naturale presso cui si erge una roccia, forma dormiente di un antenato del Tempo del Sogno. Le pareti interne sono incise con simboli rituali tramandati da generazioni. Per gli iniziati, questo è un luogo felice, la cui memoria provoca lacrime di commozione.

Uluru è oggi una meta turistica molto frequentata, anche se non priva di controversie. Alcuni ignorano i divieti e si arrampicano oltre la linea bianca dipinta sul fianco della roccia per fotografare il paesaggio. Ma chi si avvicina con rispetto percepisce spesso una forza primitiva, misteriosa, che tocca il cuore.

Vista aerea di Uluru e Kata Tjuta – Wikipedia, pubblico dominio

L’esploratrice australiana Robyn Davidson, nel suo libro Sentieri, ha scritto:
“Il potere indecifrabile di quella roccia mi fece battere all’impazzata il cuore. Non mi aspettavo nulla di così misteriosamente, primordialmente bello.”

Uluru rimane, al di là del fascino turistico, un simbolo sacro per gli Aborigeni, custodi di un paesaggio spirituale che non appartiene solo alla terra, ma anche alla memoria, all’identità e al cuore di un popolo.

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