Religiosa e mistica agostiniana, stigmatizzata
Dülmen (Germania) 8 settembre 1774 – 9 febbraio 1824

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Anna Maria Freifrau von Oër – Anna Katharina Emmerick, 1895 – Wikipedia, pubblico dominio

Anna Caterina (Anna Katharina) Emmerick nacque proprio nella ricorrenza della nascita della Madonna, l’8 settembre 1774, a Flamsche, una località nei pressi di Dülmen, in Vestfalia (Germania), da una famiglia molto povera di devoti contadini, Anna Hiller e Bernard Emmerick.

Era la quinta di nove figli. La sua nascita in quel giorno fu interpretata dai credenti come un segno celeste e segnerà, in effetti, la vita della mistica in un profondo legame interiore con la Santa Vergine.
Sin dalla più tenera età mostrò una grande attrazione per tutto ciò che potesse avvicinarla a Dio, dimostrando chiaramente la sua vocazione religiosa. Pare, infatti, che sapesse distinguere gli oggetti sacri da quelli profani.
Fin dalla sua infanzia fu favorita di diversi doni mistici e fenomeni soprannaturali, come la facoltà leggere nel pensiero delle persone e le visioni di fatti che avvenivano nel mondo. Si racconta che ebbe modo di vedere, per esempio, dettagli della rivoluzione francese. Previde la caduta di Napoleone, dodici anni prima che avvenisse. Le sue esperienze mistiche erano spesso accompagnate da fenomeni di levitazione e bilocazione.

La sua vita mistica era così straordinaria che, nella sua innocenza di bambina, similmente a quanto credeva anche Padre Pio nella sua infanzia, era convinta che anche tutti gli altri bambini godessero degli stessi suoi favori celesti. Così pensava che anche loro potessero conversare familiarmente con il bambin Gesù, come lei faceva abitualmente. 
Dall’età di 9 anni, infatti, le apparivano la Madonna con Gesù Bambino, l’angelo custode e diversi santi. Mostrava straordinari doni di conoscenza. 
Possedeva anche il dono della così detta illuminazione o divinazione diagnostica, cioè quel dono divino proprio di alcuni medici o di alcuni santi (come Padre Pio e S. Giuseppe Moscati) che hanno di individuare una patologia anche da un semplice sguardo. Per questo, quando gli ammalati si recavano da lei in cerca di aiuto era in grado di individuare con esattezza le malattie da cui erano afflitti, lasciandoli stupefatti, e prescriveva loro rimedi che si rivelavano sempre efficaci.

Bernardo Daddi – Santa Caterina d’Alessandria (particolare) – Wikipedia, pubblico dominio

Nel 1786 ricevette la prima Comunione con grande fervore e vide accanto a sé S. Cecilia e la sua Patrona, S. Caterina d’Alessandria.
Nel 1789, una notte, mentre stava pregando, le apparve Gesù che le offrì una corona di rose e una di spine. Anna Caterina accettò quella di spine e Gesù gliela pose sulla testa: intorno alla fronte le apparvero subito le prime stigmate.
Aveva sempre sognato di entrare in convento per consacrarsi totalmente a Dio. Ma la sua condizione miserabile non le permetteva però di soddisfare questa santa aspirazione. 
Quasi in virtù di un prodigio, però, il 13 novembre 1802, una settimana prima della festa della Presentazione di Maria al Tempio, insieme alla sua amica Klara Söntgen, poté entrare come novizia nel convento delle agostiniane ad Agnetenberg (Dülmen), ed un anno dopo, il 13 novembre 1803 pronunciò i voti come monaca agostiniana. 
La vita claustrale si rivelò, tuttavia, assai dura. Era considerata l’ultima dalle consorelle e trattata quasi con disprezzo. Suor Anna non solo non se ne lamentava, ma ne era anzi contenta, perché questo le permetteva di esercitare con maggior profitto la virtù dell’umiltà. 
Il suo zelo non era gradito dalle anime più tiepide, che rimanevano sconcertate e infastidite dai suoi carismi e dalla sua salute cagionevole. 
Le sue consorelle, nonostante le sue frequenti estasi in chiesa, nella sua cella o sul lavoro, la trattavano con sufficienza e mostravano antipatia nei suoi confronti, credendola lunatica, pazza.
Malgrado la sua estrema fragilità, svolse sempre scrupolosamente e con spirito gioioso i suoi doveri, anche le mansioni più dure. Ma dopo qualche tempo la sua salute declinò rapidamente e fu costretta a letto.

Il 3 dicembre 1811, per disposizione del fratello di Napoleone Bonaparte, Girolamo, re di Westfalia, che applicava nelle sue terre le norme anticattoliche e rivoluzionarie emanate dal fratello imperatore, si procedette alla soppressione di tutti i conventi e delle case religiose, tra questi fu soppresso anche il convento agostiniano di Agneteberg e chiusa la Chiesa annessa. 
Il buon confessore di Anna Caterina, l’anziano Padre Jean-Martin Lambert, un sacerdote francescano fuggito dalla Francia (Amiens) nel 1792 e che era vissuto come mendicante sino al 1802 (quando fu nominato vicario di Agnetenberg), portò con sé la pia Suora e la sistemò, debole e molto malata, in una stanzetta dapprima presso la pia vedova Roters e, l’anno seguente, presso un’altra pia vedova, sig.ra Menning.
Ben presto la Beata si ammalò e non poté più lasciare la casa e fu costretta a letto. D’accordo con il vicario Lambert, Anna Caterina fece venire la sua sorella più giovane, la burbera e bisbetica Gertrud, la quale sotto la sua direzione doveva curare il governo della casa.
La sua missione espiatrice sulla terra e la sua devozione a Dio meritò il sigillo celeste delle sante stigmate (alle mani, ai piedi ed al costato), che la Emmerick tenne in stretta riservatezza finché le fu possibile. In particolare la Venerabile è famosa per la croce sul suo petto apparsa il 28 agosto 1812, festa di S. Agostino, e sanguinante ogni mercoledì.

Gabriel von Max – Estasi della beata Anna Katharina Emmerich, 1885 – Nuova Pinacoteca, Monaco di Baviera – Wikipedia, pubblico dominio

Ma la notorietà involontaria che ne provenne costò alla mistica Suora ancor più sofferenze ed umiliazioni. 
Le sue ferite, che si aprivano e sanguinavano periodicamente, furono scrupolosamente studiate da religiosi e scienziati.
Il Vicario Generale della sua Diocesi, Mons. Clemens August Droste zu Vischering, dopo una rigorosa indagine condotta da una commissione medica, si convinse della santità della suora e dell’autenticità delle sue stigmate. Tutte le commissioni istituite, perfino una laica presieduta da un massone, nonostante l’impegno per accertarne il contrario, non poterono che documentare l’autenticità soprannaturale e prodigiosa di queste manifestazioni. 
I sistemi usati dalle suddette commissioni, per accertare una verità che volevano sfuggire a tutti i costi, toccarono la vera crudeltà (perfino spingendo dolorosamente le dita nelle piaghe aperte). 
Anche i Diari del medico curante della Veggente, poi divenuto suo devoto, il giovane dott. Franz W. Wesener, provano infatti l’assoluta assenza di alimentazione (si nutriva solo dell’Ostia consacrata e di qualche goccia d’acqua o di succo di frutta) e il naturale sanguinamento delle Stigmate.

Molti ebbero modo di incontrarla. Personaggi noti del mondo ecclesiastico e della cultura, e meno noti, come tanta gente semplice che dimostrava un vero sentimento devozionale per la pia Suora. 
Citiamo solo alcuni nomi: Bernhard Overberg, il conte F. Leopold Stolberg, scrittore e traduttore, i fratelli Brentano, Achim von Arnim, Luise Hensel, Monsignor Ciamberlani, il futuro vescovo di Liegi, Cornelio van Bommei, ecc.

Clemens Brentano ritratto da Emilie Linder nel 1833 – Wikipedia, pubblico dominio

Quando Anna Caterina aveva 45 anni, nel 1818, attirato dalla sua fama, venne a visitarla, incuriosito, il famoso scrittore e poeta Clemens Maria Brentano, uno dei più importanti rappresentanti del romanticismo tedesco, che aveva allora quarant’anni, due matrimoni alle spalle e un passato burrascoso. Appena le si presentò, la veggente lo riconobbe, perché lo aveva già visto nelle sue visioni. 
Nelle sue visioni le era stato mostrato un uomo bruno, dal colorito scuro, seduto accanto al suo letto intento a scrivere. Clemes Brentano era di origine italiana e la descrizione gli si attagliava perfettamente. Sapeva che quegli era l’uomo scelto da Dio per raccogliere e mettere per iscritto ciò che lei vedeva ed apprendeva. Sapeva anche che, se era vissuta fino a quel giorno, era per aspettare lui. 
Così il poeta descrive il primo incontro con Anna Caterina Emmerick: “Fui condotto dalla sorella di Anna Katharina nella piccola stanza d’angolo dove ella viveva, per raggiungere la quale bisognava raggiungere la cucina. Lei mi salutò cordialmente. Il suo volto puro e innocente mi commosse, allo stesso modo delle sue parole semplici, totalmente prive di tensione ed esaltazione. Ciò che ella dice non assomiglia in alcun modo ad una predica, ma è ispirato a dolcezza. Ogni sua parola è breve, semplice, naturale; ma piena d’amore, di profondità, di vita. Io mi sentii subito a casa”.
Lo scrittore, che era giunto con l’intento di trattenersi dalla Mistica solo pochi giorni, fu enormemente colpito dall’incontro e non la lasciò più: rimase a Dülmen sei anni, collaborando alla missione di Anna Caterina. Le parole della Emmerick, infatti, confermarono Brentano nella decisione che aveva già preso: mettere la sua mano e il suo genio al servizio di quella che considerava ormai una missione, fissando sulla carta tutto ciò che la monaca stigmatizzata diceva. E così l’acclamato poeta romantico, l’uomo ricco e famoso ricercato dalle donne, abituato ai fasti della società e al successo letterario, dimenticò ogni altra cosa e per anni condusse una vita da certosino in un piccolo paese pur di non perdere una sola delle parole della veggente.
Giorno dopo giorno, il poeta, che in seguito Caterina avrebbe chiamato “il pellegrino” (pellegrino su questa terra in cammino verso la Patria celeste), sedette quasi ininterrottamente al suo capezzale ed annotò ciò che lei gli narrava: dodicimila pagine che descrivono nei dettagli la vita di Gesù e di Maria Vergine. 
Egli abbracciò questo compito come missione divina, convertendosi da una vita disordinata e mondana al più fervente cattolicesimo. La pia Suora l’aiutò a convertirsi e a confessarsi bene per dedicarsi con tutta l’anima a Dio.

Io sento che qui sono a casa mia e intuisco che non posso abbandonare questa creatura meravigliosa prima della sua morte. Questo è il compito della mia vita: Dio ha ascoltato la mia preghiera di indicarmene uno in suo onore, adatto alle mie possibilità e alle mie forze. Voglio fare il possibile per custodire e proteggere il tesoro di grazie che ho trovato qui“, così scriveva Brentano qualche tempo dopo aver conosciuto Anna Katharina Emmerick.

Durante le estasi mistiche la Emmerick parlava prodigiosamente, pur essendone ignorante, in aramaico, latino e altre lingue dell’antichità, come anche in stretto dialetto vestfalico. Spesso infatti Clemente Brentano fu costretto a consultare un amico teologo studioso di lingue antiche all’università di Berlino, o gente del luogo per quanto riguarda le frasi dialettali. 
L’enorme materiale raccolto venne ordinato dal Brentano e poi pubblicato.

Le visioni della Emmerick erano, inoltre, del tutto particolari. Sentiva una “chiamata” dal suo angelo custode e, separandosi dal corpo, il suo spirito si recava in Terra Santa dove assisteva agli episodi evangelici come se stessero avvenendo in quel momento dinanzi ai suoi occhi. Il giorno seguente, quando rinveniva, li descriveva a Brentano in – plattdeutsch -, il dialetto locale; la sera tornava da lei per leggerle quanto aveva elaborato, correggerlo ed avere la sua approvazione.
Né la monaca né il poeta erano mai stati in Terra Santa, eppure Anna Caterina descrisse con sorprendente precisione ed in dettaglio i luoghi della vita di Gesù e della Madonna, persino gli abiti, le suppellettili, i paesaggi.

Casa della Vergine Maria a Efeso – Foto di Andreas Husemann – Wikipedia, pubblico dominio

Sulla base delle descrizioni della Emmerick fu ritrovata ad Efeso la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù. Era una casa rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al centro, tra boschi al margine della città perché la Vergine desiderava vivere appartata. Di questo edificio si erano però da molto tempo perdute le tracce e nessuno sapeva più dove sorgesse. Gli appunti di Brentano sono corredati anche da un disegno, per cui per trovare la casa fu sufficiente aver fiducia nelle indicazioni della monaca e seguirle. Il ricercatore franceseJulien Dubiet, dando credito a queste visioni ed a quegli appunti, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina. 
Dubiet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la Emmerick. La validità delle affermazioni di Caterina venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l’edificio – almeno nelle sue fondamenta – risaliva al I secolo d.C. 
Il ritrovamento è stato ufficialmente riconosciuto dagli archeologi e dalle autorità civili e religiose. Lo stesso PapaPaolo VI si recò a pregare in quel luogo il 26 luglio 1967.
Oggi davanti alla casa della Madonna, visitabile ad Efeso e custodita dai cappuccini, c’è un cartello che spiega che ciò che ne restava, cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle visioni della monaca stigmatizzata.

Eduard von Steinle – L’amara sofferenza di nostro Signore Gesù Cristo. Secondo le considerazioni di Anna Katharina Emmerich. – Wikipedia, pubblico dominio

Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen il 9 febbraio 1824, alle ore venti e trenta circa. Durante cinquant’anni di vita le sue visioni quotidiane avevano coperto tutto il ciclo della vita di Gesù, di Maria e in gran parte anche degli apostoli. 
La sua esistenza terrena sembra essere stata il simbolo del suo insegnamento profondo per gli uomini di tutti i tempi. Questo è raccolto nelle sue poche e semplici parole come lei fu, piccola e semplice: “Tutti portiamo anche i dolori degli altri”.
Diffusasi la diceria che il cadavere di Anna Caterina fosse stato trafugato, sei settimane dopo la sua morte la tomba della Beata venne riaperta per ben due volte. Il suo corpo fu trovato sempre incorrotto senza alcuna traccia di decomposizione. 
Fu, nel 1892, che il Vescovo di Münster diede inizio al processo di beatificazione. 
Non mancarono le difficoltà nel processo. Per far sì che il processo di canonizzazione procedesse, qualche anno fa gli scritti furono stralciati dagli atti, con la motivazione che essi non apparterrebbero a lei, bensì al poeta. Resta tuttavia da chiedersi se tale modo di procedere, probabilmente opportuno in vista dello scopo che si voleva raggiungere, rendeva giustizia al complesso dei fatti, dal momento che si negava, in tal modo, la presenza del Soprannaturale nella vita della mistica suora.
Thomas Wegener, il più importante biografo di Anna Katharina, scrive:
Dio rivelò ripetutamente alla sua serva che la conoscenza delle sacre verità le era concessa non soltanto per sé stessa, ma per l’edificazione dei fedeli, a dimostrazione del fatto che Egli continua a vivere con la sua Chiesa e ad essere presente. Per questo motivo Anna Katharina cercò sempre di comunicare le sue visioni, ma fino al 44° anno di età non trovò nessuno al quale raccontare fedelmente ciò che le veniva concesso di vedere. Spesso aveva pregato il suo confessore e altri sacerdoti di ascoltarla, però nessuno si era mai preso la pena di trascrivere dettagliatamente ciò che lei diceva e di analizzare più da vicino il valore e l’attendibilità delle sue visioni“.
Wegener, che fu buon amico della Emmerick, ne riporta anche le esatte parole:
Le tante meravigliose informazioni che ho avuto per la bontà di Dio non mi sono state date soltanto per mio ammaestramento, in quanto molte cose io non le potevo capire, ma perché le trasmettessi ad altri, spesso anzi mi è stato ordinato di farlo“.
Come si è detto, Anna Caterina riconobbe immediatamente in Brentano l’uomo destinato a trascrivere le sue visioni. Questo compito ebbe l’approvazione dei contemporanei: i molti amici, anche altolocati, di Anna Katharina permisero che Brentano le stesse accanto per anni. Tra questi il vescovo di Münster, la città da cui dipende Dülmen, e il suo direttore spirituale, padre Overberg, che assicurarono sempre al poeta che il suo compito era gradito e in armonia con la Chiesa.
Il Papa Giovanni Paolo II, con decreto del 24 aprile 2001, ne riconobbe le virtù eroiche attribuendole il titolo di“Venerabile”.
Il 3 ottobre 2004, lo stesso Pontefice ha proceduto alla sua beatificazione.

Brentano, da parte sua, si dedicò sino al termine della sua vita alla stesura del suo libro “Vita di Gesù Cristo secondo le visioni della monaca Anna Caterina Emmerick”. 
La suora aveva predetto che anche lui sarebbe morto quando il suo compito fosse terminato. Dagli scritti di Brentano riguardanti le visioni di Caterina Emmerick vennero pubblicati, oltre al libro suddetto, anche “La dolorosa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo le meditazioni di Anna Caterina Emmerick” (1833), che recentemente ha ispirato il fortunato film del regista cattolico Mel Gibson, “The Passion of the Christ”. Alla mistica si devono anche “La vita della Beata Vergine Maria” (1852) e “La vita di Nostro Signore” (1858-80 e 1981), nonché “Le Visioni sulle anime del Purgatorio, la Chiesa trionfante, purgante e sofferente, la Comunità dei Santi, gli Angeli Custodi” e “Le Visioni sui Misteri dell’Antica Alleanza”.
Queste furono le raccolte principali. Seguirono poi delle annotazioni sparse minori come “Gli Insegnamenti di Gesù”. Anche il dott. Wesener, il decano Resing e Padre Overberg raccolsero alcune visioni di Anna Caterina Emmerick. Nel 1842, il 28 luglio, dopo aver sistemato le raccolte e curata direttamente la pubblicazione del libro su “La Dolorosa Passione”, Clemente Brentano morì. Aveva appena terminato quello che sembrò il suo compito sulla terra, cioè mettere in forma scritta le visioni della Beata Suora. 
Una parte di queste opere è stata portata a compimento, sulla base degli appunti di Brentano, dal fratello e da alcuni studiosi. 
Come si è detto non tutto quanto è stato scritto da Brentano è stato pubblicato: migliaia di pagine manoscritte attendono ancora di essere trascritte e rese note e potrebbero riservare ancora molte sorprese. Gli originali sono conservati a Francoforte, agibili agli studiosi ma estremamente difficili da decifrare.
A giudizio di non pochi esperti, il confronto tra i testi originali approvati dalla Emmerick e quelli pubblicati dopo la sua morte consente di constatare una completa corrispondenza, così che viene spontaneo pensare che il poeta si sia limitato a dare forma adeguata a ciò che la veggente gli raccontava. E non si possono dimenticare le parole di uno dei più originali studiosi di questo caso, il professor Arnold Guillet, che nel suo commento al libro della Emmerick sulla passione e morte di Gesù scrive: “Al posto di Dio, a chi avreste affidato l’incarico di trascrivere le visioni della Emmerick?”..

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Stralcio testo tratto dalla pagina: liturgiadomenicale.blogspot sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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vedi anche: 

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