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Il cielo notturno è senz’altro uno degli spettacoli più belli che ci venga offerto dalla natura. 
Uno spettacolo che ha affascinato l’uomo sin dalla notte dei tempi, che l’ha contemplato, studiato e persino venerato. 
Sono stati tanti i popoli che hanno cercato di comprenderne il significato, capire eventuali correlazioni con le proprie vicende, prevedere il susseguirsi dei suoi movimenti, risolvere gli enigmi di un mondo così lontano. I primi reperti rinvenuti, sui quali vi sono indicate delle registrazioni astronomiche su frammenti di osso, risalgono addirittura a 20 mila anni fa. Successivamente i popoli più sviluppati hanno cominciato a trarne beneficio in relazione all’agricoltura, seguendo l’alternanza del giorno e della notte e il periodico rinnovarsi delle stagioni, al fine di garantire ottimi raccolti. Anche nella navigazione l’astronomia ha guidato innumerevoli popoli lungo il mare, che si servivano delle stelle per trovare la destinazione voluta.

Osservazione della cometa di Haley, registrata in Cuneiforme su una tavoletta d’argilla tra il 22-28 settembre 164 a.C., Babilonia, Iraq. British Museum, Londra – Wikipedia, pubblico dominio

Tuttavia, i primi documenti scritti che accertano uno studio sistematico dei fenomeni, sono stati ritrovati in Mesopotamia: tavolette d’argilla, incise con caratteri cuneiformi, sulle quali erano incisi il moto dei pianeti, la presenza di comete, il verificarsi delle eclissi. Insomma, un vero e proprio diario astronomico. 
Questi esploratori dell’universo concepivano però il cielo soprattutto in termini religiosi; si adorava la casa degli Dei, e credevano che quelli fossero segnali inviati per influenzare la vita degli individui. 
Le comete ad esempio erano viste come presagi di sventure, e l’astronomia quindi aveva un divario molto sottile con l’astrologìa. Il cielo era scrutato dagli astronomi-indovini, i quali avevano il compito di accumulare dati per i calendari e custodire le leggende che avevano come scenario il cielo. Tra i primissimi popoli di cui abbiamo notizie, ci sono gli ACCADI, risalenti ad una regione dove 4500 anni dopo sarebbe poi sorta Babilonia. 
Ai babilonesi va il merito di aver tramandato innumerevoli scoperte, così come gli Egizi, che ancora oggi sono considerati come popoli molto influenti attraverso le loro rilevazioni sulle sponde del Nilo. 
Ad oggi non ci è ancora dato sapere se le piramidi avessero uno stretto legame con il cielo, nonostante varie teorie che accosterebbero le piramidi di Giza alla cintura della costellazione di Orione, ma vi sono altri megaliti che sarebbero con certezza costruzioni appositamente erette grazie ad osservazioni astronomiche. 
In tutto il mondo sono tanti i megaliti, alle volte anche di dimensioni notevoli, lasciati a noi in eredità dai nostri antenati.

Joan Blaeu – Stampa di Stonehenge, 1645 – Wikipedia, pubblico dominio

Uno tra i più imponenti e misteriosi è senza dubbio Stonehenge, il “recinto di pietra” nel sud dell’Inghilterra, a 1 km dal paese di Amesbury. Si pensa che fosse un antico osservatorio astronomico, dal momento che il suo asse è costruito in modo tale da essere orientato in direzione dell’alba nei solstizi estivi. Furono però i greci che resero gli studi scientifici, perchè furono i primi a domandarsi il motivo di tali fenomeni, cercando di darne una risposta in termini matematici. 

Ernst Wallis et al – Talete di Mileto – Wikipedia, pubblico dominio

Tra gli astronomi-filosofi dell’era greca troviamo nomi come Talete, che riuscì a determinare con buona approssimazione i diametri apparenti della Luna e del Sole; ma anche Filolao, Aristotele, Aristarco, Eratostene e Tolomeo, ognuno dei quali ha contribuito con teorìe e scoperte scientifiche, anche rilevanti.
Per Tolomeo la Terra era al centro dell’Universo e intorno al 140 d.C. elaborò la più compiuta sintesi astronomica di quei tempi, passata alla storia come “Almagesto“. Anche l’America centrale è stata una culla di civiltà dedite allo studio dell’astronomia. Molto attuali sono ancora oggi le previsioni e i calendari Maya, popolo estremamente attento allo studio del cielo e che ancora oggi fa parlare di sè, mentre agli arabi, dopo la conquista dei paesi mediterranei, va il merito di aver contribuito a mantenere fiorente una cultura astronomica, tanto che buona parte dei nomi delle stelle è proprio di origini arabe. 
Fu grazie a Copernico, religioso polacco, che si intuì che la Terra ruotava intorno al Sole, grazie alla sua opera principale “De revolutionibus orbium coelestium“. Opera che chiaramente incontrò la dura opposizione del clero che sosteneva che Dio avesse messo la Terra al centro dell’Universo. 
Nonostante la validità di tale pubblicazione, soltanto attraverso osservazioni successive è stato possibile attribuirne la reale veridicità e accostare il successo che essa meritava. Queste osservazioni furono condotte dall’astronomo danese Tycho Brahe, che avendo osservato un’esplosione di una supernova, visibile quella notte anche ad occhio nudo nella costellazione di Cassiopea, distrusse la concezione tolemaica, secondo la quale la parte più esterna della sfera celeste era immutabile. Si narra che l’astronomo quella notte, stupìto da quella osservazione, chiese al suo vicino di dargli un colpo per verificare se fosse sveglio. 
Lo stesso astronomo poi passò dati di decenni di osservazioni a Giovanni Keplero, inizialmente suo assistente e poi successore, che analizzandoli, formulò le tre leggi sul movimento dei pianeti. 
Nonostante i primi tipi di telescopi potrebbero risalire addirittura agli assiri, fu nel 1609 che Hans Lippershey, ottico fiammingo, mise a punto il primo vero cannocchiale, con il quale Galileo Galilei dopo averlo migliorato, cominciò le prime reali osservazioni dell’universo con uno strumento. Galilei realizzò grandi scoperte: dai 4 satelliti principali di Giove ai monti lunari, e pubblicò il tutto sul “Sidereus Nuncius“. Anche in questo caso l’inquisizione portò avanti una “guerra” perchè le sue scoperte erano contro le conoscenze dell’epoca. 

Sir Isaac Newton in un ritratto di Sir Godfrey Kneller, 1702 – Wikipedia, pubblico dominio

Una delle più grandi menti della storia, Isaac Newton, è stato l’artefice di innumerevoli scoperte nel campo, tra cui la gravitazione universale, il moto dei fluidi, la scomposizione della luce, e tanto altro. 
A quei tempi i telescopi cominciavano a perfezionarsi e le osservazioni divenivano quindi sempre più attendibili. 
Tra i possessori dei più grandi telescopi troviamo Sir William Herschel, che nel 1875 costruì un telescopio lungo 12 m e largo 1,2 m, grazie ad un finanziamento ottenuto dal Re d’Inghilterra. Era uno strumento eccezionale per l’epoca, con il quale si dedicò al sistematico scandaglio del cielo. Qualche anno prima fu l’autore della scoperta di Urano e di qualche stella doppia. Durante le sue sistematiche osservazioni stilò anche qualche catalogo di nebulose e ammassi stellari. 
A Herschel si sono succeduti tanti altri scienziati di caratura mondiale che sono parte della storia dell’astronomia, come i vari Huygens, Cassini, Omer, Halley, Bradley, Messier, Lagrange, Laplace, Fraunhofer, Bessel, Kant, Wolf, Galle, Le Verrier, Hertzsprung, Russel, Einstein, Hubble
Nonostante per alcuni di loro (come la relatività di Einstein, la costante di Hubble, il catalogo Messier, il diagramma H-R, la cometa di Halley, la divisione di Cassini negli anelli di Saturno, le macchie solari) basti semplicemente pronunciare il nome per associare la relativa scoperta, descrivere ogni singola intuizione di ognuno di questi grandi ricercatori sarebbe impossibile in questo contesto, ma possiamo affermare con certezza che ognuno di queste menti brillanti ha contribuito alla nostra conoscenza, e gran parte di tutto ciò che oggi conosciamo lo dobbiamo sicuramente a loro. 
Oggi si scruta l’universo con i giganteschi telescopi dei più grandi osservatori, e persino con telescopi spaziali, i quali scandagliano l’universo conosciuto più remoto. Ma non possiamo dimenticare ciò che siamo stati, e come ci siamo arrivati….

Stralcio testo tratto dalla pagina: meteoweb.eu sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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