Nella mitologia romana Carmenta era la dea del parto e della profezia associata con l’innovazione tecnologica.

Guillaume Rouille – Carmenta come Nicostrata – Wikipedia, pubblico dominio.

Il nome di Carmenta non era quello con cui era conosciuta in Arcadia suo luogo d’origine. Sembra che il suo nome arcadese fosse Nicostrata o Themis, talvolta le si attribuiva il nome di Timandra (o Telpousa).

Carmenta era la dea che proteggeva le madri e i bambini ed era la patrona delle ostetriche.

Si suol credere che la dea abbia inventato l’alfabeto latino.
Gaio Giulio Igino (Fab. 277) cita la leggenda secondo la quale fu lei che ha modificato quindici lettere dell’alfabeto greco facendolo diventare l’alfabeto latino introdotto nel Lazio dal figlio Evandro.

La sua conoscenza di oracoli e destini le hanno permesso, quando è stata esiliata assieme al figlio Evandro da Arcadia, di cercare rifugio in Italia, dove Fauno re di Lazio li accolse favorevolmente.

Per la sua dimora in Italia, Carmenta scelse un luogo “felice fra tutti” fondando, vicino al fiume Tevere, insieme ai suoi seguaci, la città di Pallantium.
Quando Ercole venne a Pallanteum di ritorno dalla spedizione contro Gerione ha profetizzato all’eroe il destino che lo attendeva.
Questo mito sull’origine della città è stato significativo nella mitologia romana, perché Pallantium divenne una delle città che fu poi fusa in Roma antica, legando in tal modo le origini di Roma agli antichi eroi greci.

L’11 gennaio è il primo dei due giorni in cui si svolgevano le Carmentalia (il secondo è il 15 gennaio), le feste che si celebravano in onore della ninfa Carmentis o Carmenta, il cui nome si ricollegava originariamente alla nozione di “carmen“, l’inno, il canto sacro, la parola magico-religiosa, l’oracolo.

Carmenta , divinità romana, scrittura. Miniatura tratta dalla collezione De mulieribus claris di Boccace. – Biblioteca nazionale di Francia (BNF) – Wikipedia, pubblico dominio.

Il fatto che a Carmentis, successivamente divinizzata, fosse riservato un flamine minore, il Flamen Carmentalis, testimonia la sua antichità e importanza nel culto romano.
Madre di Evandro, il re dell’Arcadia che emigrò nel Lazio¹ e a cui fu concesso dal re Fauno di insediarsi sul Palatino nel villaggio che chiamò Pallanteo, Carmenta era la dea che aveva il dono della profezia cantata in versi, la forma oracolare più diffusa anticamente.
Carmenta aveva due epiteti, a significare la sua capacità di vaticinare il passato e il futuro, e che poi assunsero il carattere di divinità autonome: Antevorta “che conosce il passato” e Postvorta “che conosce il futuro”.

In età repubblicana, a Carmenta venne attribuita anche un’altra funzione: presiedeva alla procreazione e veniva invocata dalle partorienti con gli appellativi di Postverta e Prorsa o Porrima, riferiti alla posizione cefalica o podalica con cui si presentava il nascituro su cui la dea doveva vegliare.

Il suo tempio a Roma, era sito vicino alla porta detta, in suo onore, Carmentalis, ai piedi del Campidoglio, in corrispondenza di quello che doveva essere il suo sepolcro².

La festa dei Carmentalia veniva celebrata soprattutto dalle matrone, le donne sposate, e in particolare dalle gestanti. Non conosciamo dettagli sulla cerimonia, se non che alle donne era proibito indossare abiti ed oggetti di pelle quando si recavano nel tempio della dea, perché ritenuti di cattivo auspicio per i nascituri…

 

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¹ Tito Livio (Ab urbe condita, I, 5, 1)
² Servio (Commento all’Eneide, VIII, 336)

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: jt1965blog.wordpress sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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