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Il mese di giugno, con la festa del Sacro Cuore di Gesù, ci fa dono anche della liturgia del Cuore Immacolato di Maria: due cuori in uno. 
Nonostante, forse, le impressioni iniziali, non si tratta affatto di una festa sentimentale, di una festa che tocca solo o essenzialmente le corde del sentimento, perché essa affonda le sue radici in un linguaggio biblico ricco di contenuti e di valori forti. 
In questa festa non c’è nulla di sdolcinato o di svenevole. Non è un linguaggio riservato a bambini e donnicciole perché, anzi, ci introduce nell’intimità del messaggio di salvezza indirizzato agli uomini capaci di intendere e volere. Dio, infatti, più che agli orecchi vuol parlare al cuore e chiede che pure l’uomo lo ami con tutto il cuore. Leggiamo in Isaia l’invito “parlate al cuore di Gerusalemme” (Is 40, 2); e in Osea “…l’attirerò a me e parlerò al suo cuore” (Os 2, 14), e nei Proverbi “figlio, dammi il tuo cuore” (Pr 23, 26). 
L’espressione “Cuore della Vergine”, perciò, la dobbiamo leggere e interpretare alla luce della Sacra Scrittura. Questa espressione indica la persona stessa della Madonna, il suo “essere” intimo e irripetibile, il centro e la sorgente della vita interiore, della mente e del cuore, della volontà e dell’affettività, l’animo indiviso con il quale Ella amò Dio e i fratelli dedicandosi completamente all’opera di salvezza del Figlio. 
Nel Cuore Immacolato della Madre, piena di Spirito Santo, si è formato il Cuore del Figlio di Dio, l’Uomo-Dio. In questo Cuore di Madre trovano rifugio e calore tutti i discepoli che Gesù in croce le affida e che Lei custodisce come figli. 
La liturgia propria del Cuore Immacolato ce la presenta così: In me ogni grazia di via e verità! In me ogni speranza di virtù e di vita (Antifona d’ingresso). 
In questo Cuore di donna “Dio ha posto la dimora del Verbo e il tempio dello Spirito Santo (Colletta). 
Il formulario, di cui si compone la liturgia, si presenta ricco di autentiche perle: Tu hai dato alla beata Vergine Maria un cuore sapiente e docile, pronto ad ogni cenno del tuo volere; un cuore nuovo e mite,… un cuore semplice e puro che ha meritato di accogliere il tuo Figlio e di godere la visione del tuo volere, un cuore forte e vigilante, intrepido nel sostenere la spada del dolore e ha atteso con fede l’alba della risurrezione (Prefazio). 
Dinanzi a queste affermazioni sono convinto che non ci sia chi non si renda conto della sublime altezza nella quale Dio ha posto questa creatura unica, specialissima, chiamata a collaborare col Figlio di Dio, per ridisegnare e realizzare la storia dell’umanità. 
Come nella liturgia del Cuore di Gesù la Chiesa celebra l’amore misericordioso di Dio per l’umanità, così nella liturgia del Cuore di Maria. Essa contempla la sollecitudine materna della beata Vergine che, piena di fede e di amore, accolse il Verbo di Dio, diventando “dimora”, “tempio” dello Spirito Santo. 
“Te beata, o Vergine Maria, che hai portato in grembo il Figlio dell’eterno Padre”. Troviamo questa antifona nel versetto prima del Vangelo che riferisce le parole di una donna che “alzò la voce di mezzo alla folla e disse: Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!” (Lc 11, 27-28). 
A pensarci bene sono delle realtà stupefacenti: una creatura che nutre il proprio Creatore! Si tratta certamente di una creatura del tutto speciale, pensata per essere la Madre del Figlio di Dio, proprio unica. Una creatura talmente grande che si colloca vicinissima al Creatore! 

Dipinto del XIX secolo di Nostra Signora. – Wikipedia, pubblico dominio

Tutto questo si è potuto realizzare perché Ella ha creduto. La fede è la ragione, il segreto della sua sublime altezza. Insieme alla fede, per avere il quadro completo, dobbiamo pensare anche alla sua umiltà. Fede e umiltà. 
Un secondo aspetto, ugualmente importante, è legato a questa liturgia. Maria Santissima non ci viene presentata solo come realtà da contemplare ma anche come modello da imitare. Guardando Lei noi possiamo comprendere l’intenzione del Creatore: quanto Egli ha realizzato in Maria lo vuole realizzare anche in ciascuno di noi. 
Maria rappresenta così un anticipo e insieme costituisce un modello al quale ispirarci per capire ciò che è gradito a Dio. Questo modello, infatti, non dispensa nessuno dall’impegno di lavorare per la realizzazione di questo grande ideale che, ovviamente, appartiene tutto a Dio ma dev’essere anche tutto nostro, tutto di ciascuno di noi. In Maria scopriamo come ci vuole Dio Creatore, cosa significa risultare graditi a Dio. Proprio in questo, anzi, consiste la vera devozione. I Santi hanno affermato all’unanimità che l’autentica devozione consiste nell’imitazione. 
Come non ricordare, a questo punto, l’affermazione di Gesù, “non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7, 21)? 
E la preghiera che leggiamo sulle offerte “Fa’ che sul suo esempio custodiamo e meditiamo sempre nel cuore i tesori della grazia del tuo Figlio”, che altro suggerisce, se non di avere permanentemente lo sguardo ed il cuore fissi su questo sublime modello di vita? 
Anche per questo Maria ha cantato al Signore il suo inno di ringraziamento: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” (Salmo responsoriale). La sua maternità abbraccia due momenti inseparabili, Lei è la Madre di Gesù e la Madre nostra…. 

Stralcio testo tratto dalla pagina: reginamundi.info  sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

 

Nota

Il Cuore Immacolato di Maria è una devozione cattolica, la cui memoria liturgica fu estesa a tutta la Chiesa da Papa Pio XII nel 1944, in ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, da lui fatta nel 1942. La memoria (facoltativa nel Rito Romano e obbligatoria nel Rito Ambrosiano) cade il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, si tratta quindi di una celebrazione mobile. (da: http://it.cathopedia.org)

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vedi anche:

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