Le Parentalia, secondo la mitologia romana, erano le feste dei morti che, pur se inserite nel calendario religioso, si svolgevano prettamente in ambito familiare e all’interno della domus, cioè della casa.

Casa dei Vettii a Pompei: Larario. Autore della foto: Patricio Lorente, licenza CC BY-SA 2.5

Infatti, i romani erano molto legati al culto dei Lari, cioè divinità connesse con il culto domestico e numi tutelari del focolare domestico. In effetti, le immagini dei lari erano conservate nei larari, edicole in muratura o mobili in legno adornate di ghirlande di fiori poste in genere nell’atrio della casa.

Affresco romano dal larario della casa di Giulio Polibio (IX 13,3) a Pompei. – Wikipedia, pubblico dominio

E allora, queste festa era celebrata per onorare i parenti defunti e si svolgeva nella settimana che andava dal 13 al 21 febbraio, e non come noi il 2 novembre. In quest’ultimo giorno chiamato Feralia si credeva che le anime dei defunti potessero girare liberamente tra i vivi, così i parenti visitavano le tombe dei loro cari portando offerte di vario tipo, e si usava addirittura consumare pane e vino accanto alle sepolture offrendola ai defunti.
Ora, questo rito e queste credenze sono a noi molto familiari…

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Il teologo Sant’Agostino, un paio di secoli dopo scrivendo la “Città di Dio” (libro IX, capitolo 11), ci dice che considera i Manes degli spiriti differenziati da altri tipi di spiriti romani:
Apuleio afferma inoltre che anche l’anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati dèi Mani se è incerta la loro qualificazione.
E chi non vedrebbe, purché rifletta un tantino, quale voragine spalancano con questa teoria al dilagare dell’immoralità? Infatti gli uomini, ritenendo che diverranno spettri o anche dèi Mani, sebbene siano stati iniqui, divengono tanto peggiori quanto sono più desiderosi di far del male al punto da convincersi che per far del male saranno invocati dopo la morte con sacrifici propri di onori divini. Dice infatti che gli spettri sono uomini divenuti demoni malvagi. Ma ne sorge un altro problema. Egli, confermando che anche lo spirito umano è un demone, dichiara che in greco gli uomini felici sono appunto chiamati
perché sono spiriti buoni, cioè demoni buoni

Stralcio testo tratto dalla pagina: unionecatechisti.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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