Il cosiddetto ‘Diomede di Monaco‘. Copia romana da un originale greco del ca. 440-430 aC, attribuito a Kresilas. – Wikipedia, pubblico dominio.

Diomede, un personaggio della mitologia greca figlio di Tideo e di Deipile, fu uno dei principali eroi achei della guerra degli Epigoni e della Guerra di Troia. Oltre all’importanza come guerriero, Diomede assume un ruolo rilevante come diffusore della civiltà, specie nell’Adriatico.

Diomede eroe della giustizia

La stirpe di Diomede regnava su Calidone, ma il nonno Eneo era stato spodestato da un usurpatore. Diomede così nacque in esilio, ad Argo. Rimase orfano sotto le mura di Tebe, città posta sotto assedio per riportare sul suo trono il legittimo regnante.

Diomede passò la giovinezza ad allenarsi nell’arte della guerra insieme ai sei figli degli altri comandanti morti a Tebe, nel desiderio di vendicare la morte del padre, di ridare il trono a suo nonno e di far trionfare così la giustizia. Una volta adulti, Diomede e i suoi compagni furono i sette Epigoni: indissero la seconda guerra contro Tebe e la vinsero. Durante la guerra però morì il re di Argo.

Dopo aver combattuto sotto le mura di Tebe, Diomede volle anche ridare il trono a suo nonno Eneo; con l’aiuto di un compagno ci riuscì e finalmente tornò a casa.
Ad Argo Diomede si sposò con Egialea, la figlia ormai orfana del re, e diventò così re della città. Avrebbe voluto governare in pace e dedicarsi alle gioie familiari ma ben presto, però, dovette partire per la guerra di Troia.


Diomede guerriero acheo a Troia

Diomede era protetto dalla dea Atena. Omero afferma che, durante le battaglie, Diomede era simile ad un torrente in piena, che tutto travolge.
Nel libro V dell’Iliade Diomede compie molte gesta eroiche, uccidendo diversi guerrieri, tra cui i fratelli Xanto e Toone.

Atena consiglia Diomede poco prima che entri in battaglia. Schlossbrücke, Berlino. – Wikipedia, pubblico dominio.

Memorabile il suo duello con Enea: l’eroe troiano stava per essere sconfitto da Diomede quando apparve Afrodite a proteggere suo figlio.
Diomede allora ferì la dea ad una mano. Afrodite tornò sull’Olimpo, ma chiamò Ares a difendere Enea. Diomede ferì anche lui, costringendolo alla fuga. Ares chiamò a sua volta Apollo, che salvò Enea apostrofando Diomede con queste parole: “Tu, mortale, non tentare il confronto con gli dei!”. Diomede ascoltò Apollo e placò la sua furia.

Jean-Auguste-Dominique Ingres – Venere ferita da Diomede – Kunstmuseum Basel, Svizzera – Wikipedia, pubblico dominio

Diomede non era però solo furia e impeto: egli diede nel pieno della lotta un’altissima prova di lealtà e di spirito cavalleresco, sul punto di intraprendere il duello con Glauco, il principe di Lidia, che si batteva a fianco dei Troiani.
In uno degli episodi più toccanti dell’Iliade, Diomede si rende pian piano conto che il nemico che aveva di fronte era legato da un antico vincolo di amicizia e di ospitalità con la propria famiglia. Gettò allora la spada a terra e i due nemici, anziché scontrarsi, si strinsero la mano e si scambiarono le armi.

Ulisse e Diomede sottraggono il Palladio. Oinochoe apula da Reggio Calabria (360-350 a.C.). Museo del Louvre – Wikipedia, pubblico dominio

Con Ulisse compì varie imprese pericolose, tra le quali il furto del Palladio, la statua da cui dipendevano le sorti di Troia, e l’uccisione del giovane re tracio Reso, colpito nel suo accampamento mentre dormiva.
Assecondò spesso Ulisse, quando si trattò di condurre trattative delicate, sia presso Agamennone che presso Achille.

Dopo la caduta di Troia, tornò velocemente ad Argo, primo tra tutti gli Achei a tornare in patria. Il veloce ritorno però era opera di Afrodite, ansiosa di vendicarsi dell’offesa ricevuta durante la guerra. Ad Argo, infatti, né sua moglie Egialea, né i suoi sudditi lo ricordavano più: Afrodite aveva cancellato il ricordo di Diomede dalla loro memoria.
Secondo una variante del mito, Egialea, ispirata da Afrodite, tradì Diomede con un altro uomo e gli tese molti agguati.

Diomede eroe della civilizzazione

Diomede decise di abbandonare la città, imbarcandosi per l’Italia. Entrando in Adriatico si fermò nei porti insegnando alle popolazioni locali la navigazione e l’allevamento del cavallo.
La diffusione della navigazione, arte sotto la protezione di Afrodite, forse aveva l’intento di ottenere il perdono dalla dea nata dalla spuma del mare. In ogni caso si realizza così una straordinaria trasformazione: da campione della guerra Diomede diventa l’eroe del mare e della diffusione della civiltà greca. Era infatti venerato come benefattore ad Ancona, città nella quale è nota la presenza di un suo tempio, a Pola, in Dalmazia a Capo S. Salvatore (detto in lingua croata Planka), a Vasto, a Lucera e all’estremo limite dell’Adriatico: alle foci del Timavo. In questi luoghi il culto di Diomede si era sovrapposto a quello del Signore degli Animali, un’antichissima divinità dei boschi.

La caratteristica di civilizzatore viene rafforzata dalla fondazione di molte città italiane, tra cui Vasto (Histonium) Andria, Brindisi, Benevento, Argiripa (Arpi), Siponto presso l’attuale Manfredonia, Canusio (Canosa di Puglia), Equo Tutico, Drione (San Severo), Venafrum (Venafro) e infine Venusìa (Venosa). La fondazione di quest’ultima città coincide con il perdono ottenuto da Afrodite, in seguito al quale si stabilì in Italia meridionale e si sposò con una donna del popolo dei Dauni: Evippe.

Stretto il rapporto tra l’eroe e la Daunia. Infatti il primo contatto tra Diomede e la Daunia si ebbe con l’approdo alle isole che da lui avrebbero preso il nome di Insulae Diomedee (le isole Tremiti). Sbarcò quindi nell’odierna zona di Rodi, sul Gargano alla ricerca di un terreno più fecondo e si spostò a sud dove incontrò i Dauni, che prendevano il nome dal loro re eponimo, Dauno, figlio di Licaone e fratello di Enotrio, Peucezio e Japige.

Veduta satellitare del territorio dauno. Si riconoscono il promontorio del Gargano (in alto a destra), la fertile piana del Tavoliere (al centro) e i boscosi monti Dauni (in basso a sinistra). – Wikipedia, pubblico dominio

Diomede si guadagnò le simpatie di Dauno il re che “pauper aquae agrestium regnavit populorum” e dopo avergli prestato valido aiuto nella guerra contro i Messapi, per il sua alto valore militare – victor Gargani – ebbe in sposa la figlia Evippe (secondo alcuni si chiamava Drionna, secondo altri Ecania) ed in dote parte della Puglia – “dotalia arva”-, i cosiddetti campi diomedei, “in divisione regni quam cum Dauno”. Quindi fondò Siponto, dal nome greco SIPIUS, a motivo delle seppie sbalzate sulla riva dalle gigantesche onde; siamo nel 1182 a.C. – più di quattro secoli prima della fondazione di Roma. Il calcolo cronologico della fondazione di Siponto è desunto dall’opera di Dionisio Petavio, che comunque oscilla tra il 1184 e il 1182 a.C.

A tal proposito nel libro VI della Geografia di Strabone, il geografo storico fine conoscitore del territorio dauno, viene anche affermato che Siponto “a Diomede greco conditum“. Virgilio nell’Eneide ci racconta che i Latini, bisognosi di alleati per scacciare Enea dalla loro terra, chiesero aiuto a Diomede, ricordando dell’antica inimicizia tra i due eroi. Diomede, però sorprende gli ambasciatori a lui pervenuti, rifiutando di combattere il suo antico nemico ed anzi invocando la pace tra i popoli.

Una spiaggia delle Isole Tremiti, l’isola di San Nicola, fu il luogo della sua sepoltura, e i suoi compagni vennero trasformati da Afrodite in grandi uccelli marini, le diomedee, allo scopo di bagnare sempre la tomba dell’eroe.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree.net sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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