Efesto (Vulcano per i romani), dio del fuoco, fu il fabbro degli dei.
Figlio di Zeus e di Era, quando nacque la madre non lo accettò con amore, infatti quando lo vide restò terrorizzata dalla bruttezza dell’essere che la regina degli dei aveva generato. Vergognandosi di lui decise di scaraventarlo giù dall’Olimpo. Il piccolo dio cadde nell’oceano dove fu raccolto da Teti e da Eurionome che lo nascosero in una caverna prendendosi cura di lui.
Efesto rimase con loro fino all’età di nove anni e, pur crescendo brutto e storpio, rivelò subito delle eccezionali abilità nel forgiare metalli.

Preparata un’officina, all’interno della caverna, egli ricambiò tutto l’amore ricevuto da Teti ed Eurinome fabbricando per loro gioielli d’inestimabile bellezza.

Guillaume Coustou il Giovane – Vulcano, marmo, sala di ricevimento presso la Royal Academy, 1742. – Wikipedia, pubblico dominio

Un giorno Teti presentandosi ad un banchetto indetto dagli dei, adornata dai gioielli forgiati da Efesto, fu al centro dell’attenzione di tutte le dee ma soprattutto di Era, che essendo la regina dell’Olimpo, non poteva essere seconda a nessuno.
Alla fine del banchetto Era chiese a Teti chi era stato l’artefice dei tanti ammirati gioielli, e Teti, temendo per il suo protetto, cercò di esimersi dalle domande, ma Era facendosi più insistente la costrinse a confessare. Saputa la verità, Era ebbe qualche rimorso nei confronti del figlio, e volle incontrarlo, senza però rivelargli la sua vera identità. Così facendo Era gli commissionò un trono d’oro, Efesto, però, riconobbe subito la madre e cercò di vendicarsi per il male fattogli da piccolo. Quando il trono fu pronto, la regina, lo fece ammirare a tutti gli dei, esaltando la bravura con la quale era stato lavorato, ma soprattutto che, chi l’aveva costruito era stato un dio, suo figlio Efesto, e chiese a Zeus di accettarlo sull’Olimpo.

Tutto era perfetto solo un particolare non andò a genio a Era, in pratica lei non si poteva più alzare dal trono perché dei lacci trasparenti l’avevano legata. Alle sue grida disperate tutti gli dei andarono a consolarla e Zeus mandò Ermes a cercare Efesto, perché sciogliesse la madre dal misterioso ordigno, però lui non accettò di andarci e anzi provava gioia per la burla riuscita. Dopo il fallimento d’Ermes, fu il turno di Ares, ma fu inutile, quindi per ultimo fu mandato Dioniso, che col dolce suo vino ubriacò Efesto e lo convinse a liberare la madre.
Zeus, per sdebitarsi del torto fatto dalla moglie offrì a Efesto in sposa Afrodite (Venere).

Diego Velázquez – Apollo nella fucina di Vulcano (L’opera rappresenta il dio Vulcano nella sua fucina che riceve la visita del dio Apollo, che è andato a dirgli che Venere, la moglie di Vulcano, aveva una relazione romantica con Marte.) – Wikipedia, pubblico dominio

Efesto sull’Olimpo fu bene accettato perché inizio a costruire palazzi ed oggetti utili agli dei come il tridente di Poseidone, il carro del sole, spade, elmi ed altro. Col tempo Efesto dimenticò il torto subito dalla madre e si affezionò a lei, e proprio perché la difese durante un litigio col marito, egli fu scaraventato giù dall’Olimpo su Lemmo, però questa volta per mano del padre. In seguito stanco per essere deriso per la sua goffaggine e per i continui tradimenti di Venere, decise di lasciare per sempre l’Olimpo e di rifugiarsi nelle viscere del monte Etna…. 

Giorgio Ghisi – Venere e Vulcano nella fucina – Los Angeles County Museum of Art – Wikipedia, pubblico dominio

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Stralcio testo tratto dalla pagina: web.tiscali.it free.it.scienza.archeologia sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…