(revisione settembre 2025)

Immagine che rappresenta il Caos Magnum, il ‘grande abisso’ (Luca 16:26). Intarsi nel coro di Santa Maria Maggiore, Bergamo. Opera di Giovan Francesco Capoferri su un progetto di Lorenzo Lotto. – Wikipedia, pubblico dominio

All’inizio dei tempi, quando tutto era ancora avvolto dal Caos, nacque Erebo, incarnazione delle tenebre più profonde. Dalle sue ombre senza fine emerse la Notte (Nyx), sorella e compagna inseparabile, con la quale condivideva il dominio del mistero e del silenzio eterno.

William-Adolphe Bouguereau – Emera, la dea del giorno – Wikipedia, pubblico dominio

Dalla loro unione scaturirono forze primordiali, luminose e oscure al tempo stesso. Così videro la luce Emera, il Giorno splendente che spezza le tenebre, ed Etere, la purezza celeste che brilla nei cieli più alti.

Accanto a loro nacquero anche Ipno, il dolce Sonno che placa le fatiche degli uomini, e Caronte, il cupo traghettatore delle anime destinate all’Ade.

Sempre con la Notte, Erebo generò anche le tre Moire, custodi del destino umano:

      • Cloto, che fila il filo della vita;
      • Lachesi, che ne misura la lunghezza;
      • Atropo, la più temuta, colei che recide inesorabilmente il filo.

I filosofi antichi vedevano in questo mito l’immagine della creazione stessa: dal caos oscuro, prima essenza immanifesta, germogliava la luce, simbolo del Logos, primo respiro dello spirito divino.

Eppure i figli di Erebo e della Notte non si fermarono qui. Dalle loro unioni scaturirono anche figure meno divine ma non meno potenti:

      • Apate, inganno sottile;
      • Eris, la discordia che divide;
      • Geras, la vecchiaia ineluttabile;
      • Ker, la morte violenta;
      • Moros, destino avverso;
      • Nemesi, vendetta implacabile;
      • Oizys, miseria senza sollievo;
      • Philotes, tenerezza e amicizia fragile;
      • e infine Thanatos, la morte silenziosa, gemello inseparabile del sonno.

Persino Momo, spirito del biasimo, nacque da loro, e per le sue critiche pungenti fu scacciato dall’Olimpo da Zeus stesso.

Così, dalle tenebre di Erebo e dal grembo della Notte, presero forma tanto la luce quanto le ombre dell’animo umano, in un intreccio eterno di vita e destino, dolcezza e tormento.

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