Cassandra offre una libagione ad Ettore. Kántharos attico a figure rossePittore di Eretria (425420 a.C. ca). Fondazione Ettore Pomarici Santomasi (Gravina in Puglia) – Wikipedia, pubblico dominio

Più degli altri eroi classici Ettore è “padre” e “patriota”, eroe privo della hybris di Achille e Ulisse. Mentre il comandante dei Mirmidoni è mosso dalla sete di gloria e il re di Itaca antepone la curiosità agli affetti, Ettore agisce per amore della patria e della famiglia.

Secondo il neuropsichiatra Vittorino Andreoli, la famiglia di Ettore è anticipazione di quella cristiana e portatrice degli stessi valori.

Luigi Zoja, psicanalista junghiano, in un libro intitolato, appunto, Il gesto di Ettore descrive il principe troiano come un eroe intimo e modesto.
Ettore è contemporaneamente Guerriero e Padre. Lui non combatte per la gloria personale, per essere ricordato nei secoli come il più valoroso dei guerrieri, combatte per difendere la sua gente dall’assedio, è un eroe che vive costantemente in relazione agli altri, agli affetti.

Ettore, uccidendo Patroclo, scatena l’ira di Achille il quale, deciso a vendicare l’amato compagno, torna a combattere. Il principe troiano è consapevole che affrontando Achille morirà, eppure non si ritira, nonostante le preghiere delle donne che cercano di dissuaderlo.

Il momento in cui si mostra con maggior evidenza la figura di Ettore-padre è nell’incontro con sua moglie Andromaca e suo figlio Astianatte.

Andromaca, alla quale Achille aveva ucciso tutti i parenti, parla al marito intento a tornare nel campo di battaglia con queste parole: 
Or mi resti tu solo, Ettore caro;
tu padre mio, tu madre, tu fratello,
tu florido marito…
.

Johann Heinrich Wilhelm Tischbein – L’addio di Ettore ad Andromaca – Wikipedia, pubblico dominio

Egli però non rinuncia ai suoi valori di guerriero e, deciso a combattere, si rivolge al figlio che, spaventato dall’aspetto bellico del padre, si ritrae. Ettore allora si toglie l’elmo e abbracciando il figlio lo alza al cielo (gesto simbolico di ogni padre) formulando un augurio per il futuro: 
Giove pietoso
e voi tutti, o Celesti, concedete
che di me degno un dì questo mio figlio
sia splendor de la patria… Deh! Fate
che il veggendo tornar dalla battaglia,
dell’armi onusto de’ nemici uccisi
dica talun «Non fu si forte il padre»
.

Quella di Ettore è una paternità che antepone il figlio a sé stesso. Diversamente dal padre moderno che, secondo i sociologi, troppo preso da sé stesso, teme che il figlio lo superi nel tempo e rischia di instaurare un rapporto di gelosia/invidia con il figlio.

Zoja sostiene che la fine della prima guerra mondiale (con la conseguente crisi economica) abbia spianato la strada alla nascita dei totalitarismi fascista e nazista con l’affermazione di due figure profondamente anti-paterne, nonostante le apparenze: Mussolini e Hitler, che richiamavano più la figura del guerriero inebriato che era Achille che non quella del difensore della patria e della famiglia che erano Ettore ed Enea. Le grandi dittature del ventesimo secolo ci hanno lasciato un’immagine paterna simile a quella di Crono che, guidato dall’impazienza, divora i propri figli. Le due guerre mondiali hanno richiesto un impegno produttivo esterno alla famiglia anche alle donne, mettendo quindi in discussione le basi della famiglia patriarcale. Inoltre i cambiamenti di professione da una generazione all’altra hanno fatto sì che i padri non trasmettano più il proprio mestiere ai figli e siano costretti a dedicare la maggior parte del loro tempo al lavoro. Alcune statistiche dicono che i padri americani dedicano ai figli una media di sette minuti al giorno. Un altro studio afferma che il 79% dei padri americani, dieci anni dopo il divorzio, o non paga più gli alimenti o è addirittura scomparso. In ogni caso la miseria della famiglia è sempre correlata all’assenza del padre.
I padri rassicuravano la psicologia collettiva. Nell’immaginario collettivo, la loro presenza era la presenza della responsabilità – scrive Zoja.
Lo psicanalista sostiene che le figure dei nuovi padri, che accudiscono (invece delle madri) i figli, spesso non riescono ad adempiere al loro ruolo nella fase successiva: insegnare ai figli a vivere nella società e a rapportarsi con gli altri…

Stralcio testo tratto da un articolo di Federico Dall’Ara pubblicato nella pagina di cogitamusergosumus.wordpress.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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