Considerando i desideri e le ambizioni degli uomini, Bacone distingueva tre specie di ambizione, anche se una di esse non è forse degna di questo nome.
La prima è quella di coloro che lavorano senza posa per aumentare la loro personale potenza nella loro patria: questa è volgare e degenere.
La seconda è quella di coloro che cercano di aumentare la potenza della loro patria nel mondo: questa ha in sé più dignità, ma non minore cupidigia.
La terza è quella di coloro che cercano di instaurare ed esaltare la potenza e il dominio dell’uomo stesso, o di tutto il genere umano, sull’universo: quest’ambizione è senza dubbio più sana e più nobile delle due precedenti.
Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa; nessuna forza può spezzare la catena delle cause naturali; la natura, infatti, si vince solo ubbidendole”.
(Bacone, che qui scrive in terza persona come Giulio Cesare, sa quel che dice, anche per esperienza personale.)

Francesco Bacone – Sylva Sylvarum and a rose – Wikipedia, pubblico dominio

Sir Francis Bacon, o Francesco Bacone, nasce a Londra,il 22 gennaio 1561 muore sempre a Londra, il 9 aprile 1627, fu un filosofo, politico e giurista.
Formatosi con studi in legge e giurisprudenza, divenne un sostenitore e strenuo difensore della rivoluzione scientifica sostenendo il metodo induttivo fondato sull’esperienza.
Vissuto alla corte inglese, sotto il regno di Elisabetta I Tudor e di Giacomo I Stuart, ricoprì importanti cariche pubbliche fino a quella di lord guardasigilli nel 1617 e lord cancelliere l’anno dopo nel1618. Ottenne il titolo di barone di Verulamio e visconte di Sant’Albano.

Nel 1621, dopo essere stato incarcerato per una condanna di peculato da cui comunque fu graziato dal re e scarcerato dopo qualche giorno di prigionia, si ritirò a vita privata dedicandosi esclusivamente ai suoi studi ed alla stesura delle sue opere attraverso le quali esercitò una forte influenza nel mondo politico e culturale.
Nei suoi scritti filosofici si dipana una complessa metodologia scientifica, spesso indicata con il suo nome “metodo baconiano”.

Ritratto di Francis Bacon – Wikipedia, pubblico dominio

Sir Francis Bacon è il filosofo empirista della rivoluzione scientifica che ha incentrato la sua riflessione nella ricerca di un metodo di conoscenza della natura che possiamo definire scientifico, nel senso che vuole essere ripetibile, parte dall’osservazione della natura e come la scienza è volto al suo dominio per ricavarne applicazioni utili per il genere umano come erano quelle dell’età industriale.
Nel 1609, Bacone pubblica il “De sapientia veterum”, un testo articolato in trentun brevi capitoli, in ciascuno dei quali presenta e interpreta un mito del mondo classico. Profondamente critico nei confronti di Platone e di Aristotele, portato alla rivalutazione del pensiero presocratico, ammiratore di Democrito, egli è convinto che gli antichi abbiano consegnato ai miti verità da riscoprire.

“Confesso volentieri, scrive nella prefazione e in tutta semplicità di essere di questa opinione: che in non poche favole degli antichi poeti si celi fin dall’origine un mistero e un’allegoria; sia perché preso dalla venerazione del tempo passato, sia perché in alcune favole scorgo tale e tanta evidente similitudine e parentela con la cosa specificata; ora nella stessa struttura della favola, ora nella proprietà dei nomi con i quali personaggi e attori della favola si mostrano insigniti e quasi marcati, che nessuno fermamente potrebbe negare che quel senso non sia precostituito e pensato dall’inizio”.

Bacone, pertanto, è convinto di risalire alle origini del sapere umano, “quando le scoperte e conclusioni dell’umana ragione, anche quelle che ora sono trite e divulgate, allora erano nuove e inconsuete” e si cercava d’insegnarle con favole e parabole, “poiché a quei tempi le umane menti erano rozze e insofferenti, per così dire incapaci di sottigliezze se non di quelle che cadevano sotto i sensi. Infatti come i geroglifici sono più antichi delle lettere, così le parabole sono più antiche delle argomentazioni”.

Riprendendo quindi le idee dei pensatori del 400, Bacone teorizza che l’osservazione della natura deve essere praticata compilando una tabula presentiae e una tabula absentiae in proximitate in cui si mettono per iscritto i dati di temperatura, oggetti anche nel dettaglio di sostanze chimiche e altri fattori ambientali presenti e assenti in un dato momento in cui si è ottenuto un fenomeno di cui si cerca di scoprire i fattori favorevoli e poi la causa determinante.

Se il fenomeno si manifesta sia in presenza che in assenza di un dato fattore presunto, allora il fattore che è rilevato nel contesto è ininfluente. Se il fenomeno muta d’intensità, in presenza del fattore, ma si manifesta anche in sua assenza, ciò significa che il fattore condiziona il fenomeno ma non ne è ancora la causa. L’obiettivo dell’analisi è trovare quel fattore la cui presenza è condizione necessaria, anche se non sufficiente del fenomeno stesso.

La filosofia naturale secondo Bacone si distingue in due parti: quella speculativa, che riguarda la ricerca delle cause dei fenomeni naturali, e quella pratica che si occupa della produzione degli effetti. La parte speculativa, a sua volta, si divide in fisica e metafisica: la fisica “indaga e tratta le cause materiali ed efficienti; la metafisica studia le cause finali e formali”.

Senza conoscere una causa sufficiente non si potrà riprodurre il fenomeno e nemmeno conoscerlo; un attributo se sarà presente in un oggetto, non necessariamente diventerà visibile e conoscibile, stimolato l’oggetto con la causa necessaria di quell’attributo; altrimenti se non si manifesta, ciò non vorrà dire che l’oggetto non possiede tale attributo.

Con una causa sufficiente si può replicare il fenomeno e se non si manifesta nell’oggetto stimolato da quella causa escluderne la possibilità in quel caso. Bacone passò la vita a cercare un esperimento che chiamò “istanza cruciale” (experimentum crucis), tale da interrogare la natura in modo da costringerla a risponderci sì o no, come dicevano i naturalisti italiani.

Il suo metodo anticipa quello galileiano che dimostrerà come occorra un approccio quantitativo con equazioni e misure per trovare delle condizioni necessarie o sufficienti per conoscere i fenomeni e replicare quelli a noi più utili e non soltanto qualitativo con le “tabule presentiae ed absentiae”, ancora oggi utilizzate negli esperimenti dove è importante indicare le condizioni ambientali in cui avvengono determinate misurazioni.

Il metodo delle Tabulae: “la pars costruens”.

L’induzione vera proposta da Bacone può anche definirsi la dottrina delle tavole. Secondo Bacone, infatti, quando vogliamo studiare la natura di un certo fenomeno fisico dobbiamo far uso di tre tavole:

la tavola della presenza “tabula praesentiae”;

la tavola dell’assenza “tabula absentiae in proximitate”;

la tavola dei gradi “tabula graduum”.

Nella tavola della presenza sono raccolti tutti i casi positivi, cioè tutti i casi in cui il fenomeno si verifica; per esempio, tutti i casi in cui appare il calore, comunque prodotto, dal sole, dal fuoco, dai fulmini, per strofinamento, ecc.
Nella tavola dell’assenza sono raccolti tutti i casi in cui il fenomeno non ha luogo, mentre si sarebbe creduto di trovarlo; per esempio, nel caso dei raggi della luna, della luce delle stelle, dei fuochi fatui, dei fuochi di Sant’Elmo, ecc.
Nella tavola dei gradi, infine, sono presenti i gradi in cui il fenomeno aumenta e diminuisce: ad esempio, si dovrà porre attenzione al variare del calore nello stesso corpo in ambienti diversi o in particolari condizioni.

Dopo aver effettuato l’analisi e la comparazione dei risultati segnati nelle tre tavole, possiamo senz’altro tentare una interpretazione iniziale o vindemiatio prima -prima vendemmia-; in altre parole, le tavole consentono una prima ipotesi sulla forma cercata. Questa prima ipotesi procede per esclusione e per scelta. Lo scienziato esclude -cioè scarta- come forma del fenomeno le caratteristiche mancanti nella prima tavola, presenti nei corpi nella seconda, e che non risultano decrescenti col decrescere dell’intensità del fenomeno, o viceversa.

Un francobollo di Terranova in onore di Lord Bacon – Wikipedia, pubblico dominio

Lo scienziato, invece, sceglie come causa del fenomeno una natura sempre presente nella prima tavola, sempre mancante nella seconda, e con variazioni correlate a quelle del fenomeno nella terza.
Nel caso del calore, si può ipotizzare che la causa del fenomeno sia il movimento, non di tutto il corpo, ma delle sue parti, e piuttosto rapido. Il movimento, infatti, si trova quando il caldo è presente, manca quando il caldo è assente, aumenta o diminuisce a seconda della maggiore o minore intensità del calore. La causa del calore non può essere, invece, la luce, perché la luce è presente nella tavola dell’assenza.
L’ipotesi va poi verificata con gli esperimenti. Bacone propone ben 27 tipi diversi di esperimenti e pone al culmine l’experimentum crucis (esperimento della croce), il cui nome deriva dalle croci erette nei bivi decisionali: quando, dopo aver vagliato le tavole, ci troviamo di fronte a due ipotesi ugualmente fondate, l’esperimento cruciale ci toglie dall’incertezza, perché dimostra vera una delle due ipotesi, e falsa l’altra. Esempi di problemi che richiedono l’esperimento cruciale sono la teoria della rotazione o meno della Terra intorno al Sole, le teorie sul peso dei corpi, ecc…
Consideriamo, per esempio, quest’ultimo problema. Ecco il bivio, o i corpi pesanti tendono al centro della Terra per la loro stessa natura, cioè per una qualità intrinseca, come voleva Aristotele, o sono attratti dalla forza della massa terrestre. Se fosse vera la prima ipotesi, un corpo dovrebbe avere sempre lo stesso peso; invece, se fosse vera la seconda ipotesi, un corpo dovrebbe pesare di più avvicinandosi al centro della Terra, e di meno allontanandosene. Ed ecco l’esperimento cruciale: si prendano due orologi, uno con contrappesi di piombo e l’altro a molla, si accerti che le loro lancette si muovano alla stessa velocità, si ponga il primo in cima a un luogo altissimo, e l’altro a terra. Se è vera l’ipotesi che il peso dipende dalla forza di gravità, l’orologio piazzato in alto si muoverà più lentamente, a causa della diminuita forza di attrazione terrestre…

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Stralcio testo tratto dalla pagina: umsoi.org elab-g.m.s. sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

Vedi anche:

 

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