Furrina (in alcuni manoscritti Furina,) divinità romana arcaica di cui all’epoca di Varrone si conosceva appena il nome, legata alle acque e di natura incerta.

Busto di un flamine – Museo del Louvre, Parigi – User: Jastrow e un altro autore, opera propria – Wikipedia, pubblico dominio

Eppure a Roma aveva un bosco sacro denominato Lucus Furrinae, o Lucis Furrinae, sulle pendici del Gianicolo in corrispondenza dell’attuale parco di Villa Sciarra, dove si trovava anche una fonte a lei dedicata.
In questo bosco sacro, dove Gaio Gracco si era rifugiato per fuggire ai suoi assassini, visto che lì era assicurata l’immunità in nome della Dea,  si dovè far uccidere dal suo schiavo Filocrate nel 121 a.c. per sfuggire ai suoi implacabili e irreligiosi nemici.

Al culto di Furrina era preposto un flamine minore, il flamine furrinale, il quart’ultimo in ordine di importanza. La sua festività era denominata Furrinalia e si celebrava il 25 luglio.
Secondo altri la festa si eseguiva il 25 agosto, ma per altri ancora le feste erano due ed in queste due date, pertanto Furrina era una divinità importante.

Le notizie sulla Dea si erano già perdute in epoca imperiale, tanto che cominciò a essere associata alle Furie, sulla base, si dice, della semplice assonanza del nome.
Nello stesso periodo, documenti epigrafici attestano che la Dea cominciò ad essere nominata al plurale come Furrinae o nymphae Forrinae.

Questo dipese in parte dal declassamento delle antiche Dee Grandi Madri, cioè trine, della nascita, crescita e morte, in parte perché laddove la Dea personificava la natura, quelle energie diventavano rappresentate da semidivinità femminili riguardanti la fertilità e la riproduzione in genere.

Stralcio testo tratto dalla pagina il-matriarcato.blogspot sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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