Gustave Moreau – Giasone e Medea, 1865. Musée d’Orsay di Parigi – Wikipedia, pubblico dominio

A differenza di molti altri eroi greci, Giasone non ha, tra i suoi parenti più immediati, eroi o divinità. Suo padre, infatti, è Esone, figlio del re di Tessaglia Creteo, defraudato del trono dal fratellastro Pelia, che prima lo imprigionò e poi lo uccise. Quanto alla madre, in genere veniva identificata con Polimede, figlia dell’astuto Autolico, noto per le sue ruberie e per il fatto di essere il nonno di Ulisse.

Altre fonti sostengono invece che a generare Giasone fosse stata Alcimede, figlia di Filaco e Climene, che restò al fianco di Esone anche durante i duri anni della prigionia, e si suicidò quando questi venne messo a morte da Pilia.

Privo di legami diretti con gli Olimpi (ma tra i suoi antenati più lontani figuravano Ermes, padre di Autolico, e Zeus, bisnonno di Creteo), Giasone si ricollegava al mondo delle divinità attraverso la moglie Medea, il cui padre, Eete, era figlio del dio del Sole Elio, mentre la madre Idia era il frutto dell’unione tra Oceano, dio delle acque, e Teti.

Inoltre, in quanto discendente di Eolo, padre di Creteo, Giasone apparteneva alla stirpe di Deucalione, rifondatore del genere umano dopo il diluvio voluto da Zeus.

 

UNA VITA IN FUGA

Sopravvissuto per miracolo al colpo di stato di Pelia, che aveva ucciso tutti gli altri figli di Esone, il piccolo Giasone fu cresciuto in una grotta dal centauro Chirone, che lo educò all’arte della guerra e della medicina.

Poi, una volta adulto, tornò a Iolco, in Tessaglia, con l’intenzione di rivendicare il trono che gli era stato sottratto. Vestito con una pelle di pantera, si presentò a Pelia, che al solo vederlo ne ebbe timore: un oracolo, infatti, gli aveva predetto che sarebbe morto per mano di un uomo con un solo piede calzato. E Giasone, per scelta o per caso, quel giorno indossava un unico sandalo.

Bertel Thorvaldsen – Giasone col Vello d’oro – Wikipedia, pubblico dominio

Deciso a togliere di mezzo il rivale, Pelia finse dunque di assecondarlo, dicendosi disposto a cedergli il trono a condizione che egli portasse a Iolco il Vello d’oro, prezioso manto d’ariete in possesso del re della Colchide Eete. Era certo, Pelia, che il nipote sarebbe morto nell’impresa.

Ma Giasone, con il sostegno di Atena, allestì una spedizione a cui parteciparono tutti i più grandi eroi greci, ribattezzati Argonauti dal nome della nave su cui viaggiavano. E insieme a loro – e con l’aiuto di Medea, figlia adolescente di Eete che si era innamorata di lui – si impradonì del Vello.

Tornato a Iolco, Giasone ricorse alle arti magiche di Medea per eliminare Pelia, che aveva ucciso suo padre Esone. Poi cercò di sostituirlo sul trono, ma Acasto, figlio di Pelia, riuscì a cacciarlo dalla città.
Per Giasone e la moglie Medea iniziò così una lunga serie di peregrinazioni che li condussero infine a Corinto. Qui l’eroe conobbe Glauce, bella figlia del re Creonte, e se ne innamorò.
Ripudiata la moglie per la nuova amante, Giasone fu vittima della vendetta di Medea, che prima uccise Glauce con una veste stregata e poi massacrò i due figli nati dal suo matrimonio con l’eroe. Fuggì quindi in cielo su un carro alato, mentre Giasone, in disgrazia presso gli dèi, lasciava Corinto per un esilio conclusosi con la morte.

UN PERSONAGGIO DA TRAGEDIA

Primo antieroe della cultura occidentale, Giasone ha riscosso attenzione soprattutto nel XX secolo, quando di lui si sono interessati la letteratura (con i romanzi Il Vello d’oro, di Robert Graves, e Il racconto di Giasone, di Vassilis Vassilikos), la pittura (celebre il dipinto di Giorgio de Chirico intitolato La partenza di Giasone) e il cinema (con due film dedicati alla spedizione degli Argonauti). Più marginale la presenza di Giasone nell’arte antica, anche se Dante non manca di inserirlo tra i fraudolenti dell’ottavo cerchio dell’Inferno e Francesco Petrarca gli dedica una biografia nel De Viris Illustribus. Nel teatro seicentesco, Giasone ha un ruolo da protagonista in tragedie di Calderòn de la Barca (Divino Giasone), Lope de la Vega (Il Vello d’oro) e Pierre Corneille (Medea), mentre l’arte ottocentesca si è riappropriata del suo mito rendendogli omaggio attraverso la trilogia di Franz Grillparzer Il Vello d’oro e le complesse allegorie dei pittori preraffaelliti  e simbolisti.

Charles André van Loo – Giasone e Medea, 1759 – Wikipedia, pubblico dominio

Stralcio testo tratto dalla pagina: mitologia-mythos.blogspot sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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