Jean Auguste Dominique Ingres – Giove e Teti (Wikipedia – Pubblico dominio)

Crono sposò sua sorella Rea, ma era stato profetizzato sia dalla Madre Terra, sia da Urano morente, che uno dei figli di Crono l’avrebbe detronizzato.
Ogni anno, dunque, Crono divorava i figli generati da Rea: prima Estia, poi Demetra ed Era, poi Ade ed infine Poseidone.
Rea era furibonda e partorì Zeus, il suo terzo figlio maschio, a notte fonda sul monte Licia in Arcadia, e lo affidò alla Madre Terra. Costei portò Zeus a Litto, in Creta e lo nascose nella grotta Dittea sulla collina Egea. Colà Zeus fu custodito dalla ninfa dei frassini Adrastea e da sua sorella Io, ambedue figlie di Melisseo, e nutrito con il latte della ninfa (o capra) Amaltea. Attorno alla dorata culla di Zeus bambino, montavano la guardia i Cureti figli di Rea. Essi danzavano battendo le spade contro gli scudi e gridando per coprire i vagiti del piccolo, perché Crono non potesse udirli nemmeno da lontano.
Rea infatti, dopo il parto, aveva avvolto una pietra nelle fasce e l’aveva data a Crono che la inghiottì, convinto di divorare il suo figliolo Zeus.
Col passare del tempo tuttavia, Crono cominciò a sospettare la verità e si mise a inseguire Zeus, che trasformò se stesso in serpente e le sue nutrici in orse: ecco perché brillano in cielo le costellazioni del Serpente e delle Orse.

Divenuto adulto, Zeus volle impadronirsi del potere detenuto dal tirannico padre e convinse la titanessa Meti a mettere un emetico nella bevanda di Crono.
Crono vomitò i cinque figli che aveva inghiottiti insieme alla grossa pietra che era stata sostituita a Zeus. Tale pietra venne successivamente posta dallo stesso Zeus a Delfi, dove divenne oggetto di venerazione come omphalos, ombelico o centro della terra e del mondo. In segno di gratitudine, i fratelli e le sorelle riportati in vita chiesero a Zeus di guidarli nella guerra contro i Titani, che si erano scelti il gigantesco Atlante come capo.

Giove Tonante (Iupiter tonans), statua romana risalente al I secolo d.C. (Wikipedia – Pubblico dominio)

La guerra durò dieci anni (Titanomachia), ma infine la Madre Terra profetizzò la vittoria di suo nipote Zeus, se egli si fosse alleato a coloro che Crono aveva esiliato nel Tartaro. Uccise perciò la loro carceriera, Campe, e liberò i giganti centimani (Ecatonchiri) e i Ciclopi, che diedero a Zeus la folgore, arma invincibile, ad Ade un elmo che rendeva invisibili, e a Poseidone un tridente.
I tre fratelli tennero poi un consiglio di guerra; Ade si introdusse segretamente nella dimora di Crono per rubargli le armi e, mentre Poseidone lo minacciava col tridente per sviare la sua attenzione, Zeus lo colpì con la folgore. I tre giganti centimani stritolarono sotto una pioggia di sassi i Titani superstiti e un improvviso urlo del dio Pan li mise in fuga. Gli dèi si lanciarono all’inseguimento. Crono e tutti i Titani sconfitti, a eccezione di Atlante, furono esiliati nelle isole britanniche all’estremo occidente (oppure, come altri dicono, nel Tartaro) sotto la sorveglianza degli Ecatonchiri, e non turbarono più la pace dell’Ellade. Ad Atlante, come loro capo, fu riservata una punizione esemplare: doveva infatti sostenere sulle sue spalle il peso del cielo; ma le Titanesse furono risparmiate, per intercessione di Meti e di Rea.
Dopo la vittoria, i tre fratelli divini Zeus, Poseidone e Ade decisero quindi di dividersi l’universo in tre regni. Zeus ebbe in sorte il Cielo, mentre ai fratelli Poseidone e Ade andarono rispettivamente il Mare e il regno dei morti; la terra rimase dominio comune.

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stralcio testo tratto dalla pagina: maverick63.altervista.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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