Un morto di fame, con pochi soldi in tasca, passò davanti una bottega, dove stavano arrostendo della carne. L’odore gli scatenò ancor più la fame, ma non avendo soldi a sufficienza per comprare la carne, andò dal fornaio e si comprò un pezzo di pane.
Poi, si riavvicinò alla bottega e si sedette là vicino in modo che potesse accompagnare al pane che mangiava il profumo della carne.

Quando finì di mangiare il pane, il padrone della bottega si avvicinò a lui e gli disse:
 Visto che hai gustato con tanto piacere il profumo del mio arrosto, adesso me lo devi pagare!

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Il morto di fame, non avendo più soldi per pagare, fu portato a forza da Giufà, che nel frattempo era diventato un bravo giudice.
Il padrone della bottega disse a Giufà:
– Qust’uomo mentre mangiava il suo pane, gustava a sbafo il profumo della mia carne arrostita. Mi deve pagare per questo, ma lui si rifiuta di farlo

Giufà colpito per la singolare richiesta, chiese al bottegaio:
– Quanti denari vuoi per il profumo della tua carne?

Il bottegaio precisò:
– Deve darmi cinque denari!
 Cinque denari per il profumo della mia carne!

A questa richiesta, Giufà prese dalla sua tasca cinque denari e li fece cadere sul suo tavolo, in modo che potessero tintinnare.
Poi, chiese al bottegaio:
– Hai sentito il suono dei cinque denari?

Il bottegaio rispose:
– Sicuramente signor giudice! Era un piacevole tintinnio! Ma, cosa mi vuole far capire?

Giufà rispose sentenziando:
– Così come quel poveraccio si è cibato del profumo della tua carne, tu ti puoi considerare pagato con il suono delle mie monete. E ora te ne puoi andare soddisfatto.

Mentre il bottegaio se ne andava con scorno, Giufà invitò il poveraccio a mangiare a casa sua.

Stralcio testo tratto dalla pagina: messana.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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