I fratelli Palici, divinità ctoniche protettrici della zona vulcanica della piana di Catania, erano figli di Zeus e della ninfa Talia.

I fratelli Palici nacquero sottoterra perché Talia, la loro madre, aveva paura che Giunone (Era), la gelosissima moglie di Zeus, potesse ucciderli.

Un giorno, poco lontano dal fiume Margi (che ancora oggi scorre in Sicilia) si videro uscire dalla terra i due bambini che la ninfa aveva partoriti e che furono chiamati Palici dalle parole greche: pàlin ikèsthai, che vuol dire nati due volte: cioè da Talìa e dalla terra.

Thalia – Illustrazione di Samuel van Hoogstraten (1678) – Wikipedia, pubblico dominio

La nascita dei fratelli provocò il ribollire delle acque del lago Naftia, un lago ancora esistente vicino a Palagonia, e gli abitanti del luogo dedicarono loro un tempio molto importante (dei resti del tempio è rimasto ben poco).

I Palici professavano l’arte degli indovini; e, nei pressi del tempio, dove rendevano i loro oracoli, sgorgava la sorgente di acqua bollente e sulfurea che la superstizione credeva fosse stata culla dei due gemelli, subito assunti nel novero degli dei.

In questo luogo di culto si facevano grandi giuramenti e chi osava giurare e poi mentiva, veniva punito con la morte oppure con la cecità. Ovviamente nessuno osava giurare il falso davanti al tempio.
Per questo motivo è nata un’espressione che gli anziani utilizzavano spesso quando dovevano giurare qualcosa come: “orba di tutti i du occhi“, oppure “privu di la vista di l’occhi”, cioè che io sia accecato se dico il falso.

Il santuario è stato soprattutto un asilo per gli schiavi fuggiaschi che venivano salvarli dalla brutalità dei loro padroni. Nel recinto sacro, gli schiavi erano al sicuro e potevano rimanere fino a quando non veniva negoziato con i loro padroni un trattamento più umano, ed erano garantiti dai giuramenti presso i Palici.

Il timore della cecità era così grande che i padroni crudeli in nessun caso rompevano il giuramento.

I Palici li troviamo menzionati anche in Ovidio V, 406, e in Virgilio IX, 585.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: siciliastoriaemito.altervista.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…