Sappiamo molto poco di assolutamente certo sui popoli scandinavi prima dell’epoca vichinga, ossia quando le fonti europee iniziano a riportare notizie su di loro.
Prima degli anni attorno al 1000, purtroppo, mancano concrete testimonianze realizzate in proprio dagli scandinavi, tanto che ci si deve basare molto sulle cronache straniere (anglosassoni, irlandesi, franche, arabe) o sui reperti archeologici uniti al poco materiale “indigeno”: le saghe islandesi, che anche se scritte almeno 200 anni successivi ai fatti narrati, riportano molti dettagli che offrono qualche spaccato di vita ai tempi dei vichinghi. Infatti la cultura rimase pressoché la stessa fino al XIV-XV secolo, quando le influenze dal continente modificano lo stile di vita scandinavo e si abbandonano i vecchi modelli culturali.

Innanzitutto bisogna ricordare che i popoli scandinavi non intesero mai se stessi come “Vichinghi”. Questo è un nome che significa pressappoco “pirata”, di etimologia incerta. Alcuni lo fanno derivare dalla regione del Viken in Norvegia. Il termine “Viking” indicherebbe dunque “un uomo di Vik”. Altri mettono in relazione il termine con il sostantivo norreno vikr, “baia”.

Una mappa di tutte le città vichinghe in Scandinavia – Wikipedia – Autore Sven Rosborn, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Vichingo sarebbe allora “colui che è nella baia”, indicante forse una predilezione dei Vichinghi di attaccare di sorpresa, nascosti nelle insenature. Fatto sta che nelle saghe, quando si parla di Vichinghi si indicano uomini che andavano per mare a cercare fortuna e ricchezze, nonché prestigio. Spesso si trattava di figli minori di proprietari terrieri, che avevano bisogno di arricchirsi (l’eredità paterna andava tutta al primogenito, lasciando ai fratelli minori la scelta tra il cercare fortuna altrove o lavorare nella fattoria del padre sotto il fratello maggiore) oppure uomini comuni che cercavano avventura e ricchezza o anche chi, per un motivo o un altro, non voleva starsene a casa. Ma si calcola che, in totale, non più del 5-7% della popolazione scandinava fosse impegnata in tali spedizioni.

Le spedizioni stesse, inoltre, non furono mai esclusivamente di razzia o saccheggio, né militari: c’erano molti Vichinghi che solcavano il mare esclusivamente per commerciare.

In ogni caso se è vero che gli scandinavi non si definirono mai “vichinghi” nel senso di popolo, il concetto di popolo apparve tardi nella mentalità scandinava. Di solito non si pensava a se stessi come “svedese”, “danese”, “norvegese” ma piuttosto come individui, figli di altri individui, che abitavano una regione di un territorio più vasto conosciuto come Svezia, o Danimarca, ecc. Solo dopo il 1000 e l’inizio dell’affermarsi delle monarchie si hanno i primi concetti di “Stati” e “popoli”, anche se il popolo stesso non sviluppò sentimenti e coscienza nazionali prima del basso Medioevo.

Quando l’Impero Romano d’Occidente crollò, nel 476, ha inizio per convenzione il Medioevo. Nei secoli V-VI-VII-VIII s’assiste sul continente europeo agli assestamenti delle popolazioni germaniche in migrazione, che si stabiliscono nei territori un tempo romani e creano regni propri, mescolandosi alla popolazione celto-latina indigena (regni romano-barbarici; romana fu l’amministrazione, germanica la dominazione). In Scandinavia, il periodo delle migrazioni coincide con un ingente sviluppo politico e culturale, in cui le popolazioni locali lasciano le nebbie dell’anonimato per entrare nella storia.

Già nel VI secolo iniziano a svilupparsi in Scandinavia poteri locali, che ruotano attorno alla figura sacrale-rappresentativa di un re. Costui, tuttavia, va interpretato come un “primus inter pares” e non come un vero sovrano. Il potere vero era nelle mani di signorotti e sovrani locali, detti jarlar, che governavano su territori più o meno vasto e tenevano il potere con le armi, affidandosi a gruppi di guerrieri a loro fedeli o da loro mantenuti. Ogni sovrano locale era impegnato in continue faide con i sovrani vicini e confinanti, e i “re” probabilmente non avevano ancora ruolo politico. E’ questa l’epoca detta “di Vendel”, dal nome della località svedese che conserva la maggior parte dei reperti risalenti a quel lasso di tempo. In questo periodo si sviluppano le basi per la cultura dell’epoca “vichinga”.

Una pagina tratta dalla “Storia delle Nazioni del Nord” del 1557, autori Beller, Jean; Grapheus, Cornelius Scribonius.; Olaus – Wikipedia, pubblico dominio

L’epoca Vendel (VI-VIII secolo) vede l’affermarsi, nei territori centro-orientali della Svezia, di un potere locale molto forte, che probabilmente era in contatto con il continente, i paesi Baltici, il mondo arabo e i regni anglosassoni. Questo potere crebbe intorno al centro di Uppsala, che sorse come centro religioso primario e dove il sovrano aveva la propria sala. Le abitazioni dei sovrani non differivano molto dalle case degli uomini comuni, erano solo più grosse e con più edifici circostanti per ospitare un maggior numero di servitori e i guerrieri al loro servizio. Generalmente le case erano lunghe, anche fino ad 80 metri nei casi delle sale reali. Il re aveva un trono, solitamente al centro o in fondo alla sala, e tutt’attorno c’erano le panche per i suoi sottoposti. Al centro, il focolare e la grande tavola che serviva per i banchetti.
Era durante i banchetti che il re s’assicurava il potere e la fedeltà, donando anelli e altri tesori in cambio dell’appoggio in guerra da parte dei suoi uomini. La generosità e la disponibilità al dono erano le tecniche migliori affinché un sovrano potesse mantenere il proprio potere.

Tali costumi dovettero essere comuni ai popoli germanici, perché troviamo esempi di tale pratica nel poema epico anglosassone Beowulf. La pratica probabilmente è l’antenata del feudalesimo.

I sovrani di Uppsala erano molto ricchi, a giudicare dai fastosi corredi funebri trovati nei tumuli di Gamla Uppsala (Uppsala Vecchia). Vi erano sepolti manufatti d’oro, armi cesellate e scudi intarsiati. Il potere iniziava a prendere forma. Probabilmente con il tempo Uppsala accrebbe la propria sfera d’influenza, e presto divenne il centro più importante della regione ed uno dei maggiori della Scandinavia.

Tuttavia non sappiamo se i tumulati a Gamla Uppsala fossero propriamente re oppure nobili/sovrani locali, ossia jarlar. L’ipotesi è che fossero jarlar che svolgessero anche il ruolo sacerdotale del re oppure re che avevano integrato il ruolo “politico” degli jarlar. La tradizione vuole che sepolti sotto i tumuli ci siano tre re: Aun, Egil e Adils.

Attorno ad Aun si è sviluppata una curiosa leggenda: Aun, secondo Snorre Sturluson, visse più di ogni altro uomo perché sacrificava regolarmente un figlio ad Odino, che gli dava anni in più da vivere.

Sacrificio. Illustrazione di “Historia de gentibus septentrionalibus”, di Olao Magno, pubblicata nel 1555 – Wikipedia, pubblico dominio

Divenne talmente vecchio da restarsene a letto, non potendo far nulla né mangiare, tanto che beveva latte come un neonato. Gli Svear, stanchi di essere retti da un vecchio inetto, lo uccisero.

La cosa interessante è che molti sovrani “dei tempi antichi” sembrano morire di morti curiose. Chi muore cadendo da cavallo, chi affogato nell’idromele. Il re Domalde venne sacrificato per porre fine ad una carestia. E agli Svear viene da sempre attribuito il potere di destituire i propri re e di ucciderli se giudicati inetti. Molte morti accidentali, però, portano alla mente sacrifici rituali in cui il rappresentante del popolo, il re, viene sacrificato come dono speciale agli dei, in caso di estremo bisogno.
L’epoca Vendel termina con molte domande ancora senza risposta, molte supposizioni e molte zone “oscure”.

Viaggi vichinghi nel Nord Atlantico – Francobollo faroese del 2002 – Wikipedia, pubblico dominio

Nel giugno del 793 l’isola di Lindisfarne, al largo delle coste nord-orientali dell’Inghilterra, è saccheggiata da navi vichinghe provenienti probabilmente dalle coste sud-occidentali della Norvegia. È il primo attacco vichingo citato nelle fonti europee. Le cronache anglosassoni riportano di altri incontri con i pirati del nord, quasi sempre finiti con razzie da parte di questi ultimi. Per tutta la fine dell’VIII secolo gli “uomini del Nord” saccheggiano le coste inglesi, mettendo nel terrore i monaci e i governanti che non sanno come proteggersi dal “furore dei pagani”. L’Impero carolingio, per scongiurare gli attacchi, edifica torri d’avvistamento e palizzate costiere per difendersi dai Vichinghi. Gli attacchi, però, cambiano rapidamente. Da sporadici saccheggi brevi e brutali diventano organizzati in piccole flotte che devastano e assediano. Nel 845 Parigi viene saccheggiata, i pirati se ne vanno solo dopo aver ricevuto un’ingente somma di denaro. Alla fine del IX secolo inizia la “battaglia per l’Inghilterra”, ossia il tentativo danese d’impadronirsi dei regni anglosassoni. Rapidamente conquistano la Northumbria, la Mercia, l’East Anglia, l’Essex, il Sussex. Solo il Wessex resiste, grazie all’azione del re Ælfred (Alfredo il Grande).

Dopo anni di guerra, il capo dei danesi, Guthrum, ed Alfredo trovano l’accordo: il Wessex otterrà i territori del sud, mentre i regni del nord saranno sottomessi alla legge danese (territori riuniti sotto il nome di Danelagu o Danelaw, “legge danese”). Sistematicamente i successori di Alfredo riprenderanno il controllo del Danelaw, ma nel 1013 il re Sven Haraldsson “Barbaforcuta” di Danimarca conquista tutto il paese e si fa incoronare re d’Inghilterra.

E’ con il figlio Knut (detto poi il Grande) che il dominio danese in Inghilterra si stabilizza. Knut sposa una nobildonna sassone, si fa cristiano e governa il paese con forza ma giustizia. I suoi discendenti però non saranno forti da reggere il peso del regno e gli anglosassoni riconquisteranno il paese, fino all’arrivo dei normanni nel 1066.

Ed è proprio dai Vichinghi che discendono i normanni stessi.

Nel 932 Rolf, capo vichingo che razziava la Francia, viene fatto duca (col nome di Rollo o Rollone) del territorio settentrionale della Francia poi noto come Normandia (“terra degli uomini del nord”), per porre fine ai saccheggi. Nel giro di qualche generazione, questi vichinghi perdono ogni connotato scandinavo: quando nel 1066 conquisteranno l’Inghilterra sotto il duca Guglielmo (detto “il Bastardo”, successivamente noto come “il Conquistatore”), la loro lingua sarà il francese, la loro religione il cristianesimo.

I vichinghi, soprattutto norvegesi stabilirono regni autonomi anche in Irlanda, dalla quale furono cacciati nel 1014 dal re Brian Boruma (Boru). Intanto però avevano occupato anche le isole al largo della Scozia, le Orcadi, le Shetland e le Ebridi. Le Orcadi, rette da potenti jarlar, resteranno norvegesi fino alla metà del XV secolo.

Dalla Norvegia si mossero anche alla colonizzazione delle isole Faer Oer, e soprattutto dell’Islanda.

L’Islanda era largamente disabitata, tranne che per qualche eremita irlandese o qualche colonia saltuaria inuit. Dall’870 circa inizia una massiccia opera di colonizzazione norvegese, composta per lo più da esuli che mal sopportano il regime centralizzato del re Harald Harfagri (“Bellachioma”), che fu il primo ad imporre in Norvegia un potere regale forte di tipo feudale, a discapito del potere degli jarlar e degli uomini liberi.

Nel 930 l’Islanda si proclama stato indipendente, con l’apertura dell’Allþíng, l’assemblea generale che fungeva da tribunale, “parlamento” e luogo d’incontro. Il governo era sostanzialmente nelle mani dei proprietari terrieri liberi (böndir), che avevano diritto di parola all’assemblea e di portare le armi in generale, anche se emerse la classe dei goðar come capi effettivi di questa sorta di “repubblica”. I goðar fungevano il ruolo di sacerdoti, giudici e legislatori, anche se in origine il loro compito era esclusivamente sacerdotale. Le tensioni tra il governo islandese e le pretese che farà poi sull’isola il re norvegese porterà nei secoli immediatamente successivi all’epoca vichinga forti contrasti tra le due “nazioni”, che culminerà agli inizi del XIII secolo quando il re Hakon IV annetterà l’Islanda alla Norvegia.

Erik il Rosso, frontespizio da Gronlandia, di Arngrímur Jónsson, 1688 – Wikipedia, pubblico dominio

Dall’Islanda si muoveranno le spedizioni di colonizzazione della Groenlandia, ad opera di Erik il Rosso. Costretto a lasciare l’Islanda per un esilio causato da un omicidio, si trasferì verso ovest con la famiglia e alcuni alleati, dando vita ad una colonia prospera che durò fino al XV secolo, quando, a causa dell’inasprirsi del clima e dell’interruzione dei commerci, la colonia morì.

Dalla Groenlandia si tentò di colonizzare il Nord America. Il figlio di Erik, Leif, sbarcò sulle coste nordamericane o canadesi nel 1000 e si tentò di ricreare lì la stessa situazione come in Groenlandia. Ma lo scontro con i nativi costrinse i groenlandesi a ritirarsi.

Verso est la situazione fu diversa.
Già dal VII secolo mercanti provenienti dalle coste orientali svedesi avevano commerciato con i paesi baltici. Durante l’epoca vichinga i contatti tra la Scandinavia e l’Oriente furono resi possibili grazie all’opera dei mercanti, provenienti in gran parte dalle zone centrali e centro-orientali della Svezia. Chiamati rus, risalivano i fiumi russi e commerciavano con gli arabi. Secondo la cronaca di Nestore, scritta da un monaco russo nel X-XI secolo, i popoli slavi chiesero al capo di un gruppo di rus, Rurik, di fermarsi e comandarli da re, per porre fine alle lotte interne.

Si crearono i principati di Rus’, con centri principali Novgorod, Kiev, Staraja Ladoga. Anche qui come in Normandia, i vichinghi persero presto gli elementi culturali scandinavi, slavizzandosi.

Alcuni vichinghi giunsero anche nei pressi di Costantinopoli, a volte per mercanteggiare, altre volte con intenti poco pacifici. Se inizialmente i bizantini riuscirono sempre a tenere a bada le sporadiche flottiglie nordiche, quando queste si fecero più massicce furono costrette a pagare tributi per impedire assedio e saccheggi. Gli imperatori bizantini presero l’abitudine di assumere guardie del corpo scandinave, dette variaghi (dal termine var, “giuramento”).

Affresco di XV secolo di Sant’Olaf nella chiesa di Överselö, Svezia – Wikipedia, pubblico dominio

Anche il re norvegese Olav il Santo prestò servizio come variago. I variaghi avevano molti privilegi: potevano restare pagani e avevano il diritto di portare sempre con sé le armi, specie l’ascia da guerra per la quale erano famosi (e temuti).

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: perstorie-eieten.blogspot sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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