LA STORIA:

Il nostro viaggio nel mistero comincia con una storia risalente a circa 30 anni fa. Palcoscenico è l’attuale scuola elementare Edmondo De Amicis (detta anche “Le Monachelle”), sita in via E. Bianchi a Viterbo.

Forse non tutti sanno che, in realtà, solo a partire dal 1905 questo edificio è stato adibito a scuola. 
Tale struttura, infatti, nacque nel lontano 1720 come convento, fondato da tale Suor Lilia Maria del SS.MO Crocefisso, nata nel 1689 e morta nel 1773. E fin qui nulla di strano. 
La storia è ben documentata nel libro intitolato “I Santi Sommersi”, scritto da Maria Assunta Tomassini, direttrice didattica della suddetta scuola elementare dal 1979 ai primi anni ’90. 
In tale libro, pubblicato nel 1990, la Tomassini racconta come quella scuola, quando ne divenne la direttrice, stesse letteralmente cadendo a pezzi, tanto da essere persino a rischio la stessa incolumità dei suoi studenti e dei docenti. 
Si stava addirittura pensando di chiuderla e destinarla ad altri fini o, peggio ancora, addirittura abbatterla e costruire uno nuovo edificio.

L’allora direttrice didattica, per l’appunto la signora Tomassini, assolutamente si oppose a questa eventualità e fece di tutto per “salvarla”, e con essa gli oltre due secoli e mezzo di storia che rappresentava.

Una serie di coincidenze apparentemente fortunate e misteriose sembrarono guidare la la direttrice nell’improbo compito.
“Una successione di fatti al limite dell’incredibile” a quanto scrive lei stessa nel suo libro,  che culminarono con un episodio decisamente paranormale che la signora Tomassini visse da protagonista il 12 febbraio 1980. 
Quella mattina, intorno alle ore 11, stava tornando in direzione, quando si sentì come fortemente osservata e le venne istintivo voltarsi. In cima alla rampa di scale vide una Suora che la fissava. 
Vedendola rimanere immobile, la direttrice le si fece incontro. Le due presero a parlare. 
Riportiamo alcuni passi salienti della conversazione, tratti direttamente dal suddetto libro.

La direttirice: “Desidera qualcuno Madre?” 
La suora: “la direttrice“. 
D: “Sono io Madre”. 
S: “Lo so“. 
D: “Posso fare qualcosa per lei?” 
S: “Lei sta facendo molto e noi desideriamo assicurarle le nostre preghiere“. 
D: “Ma io non sto facendo niente per lei (…) ma la prego, si accomodi in direzione così parleremo meglio (…).”
S: “Le ripeto che lei sta facendo molto. Non posso accomodarmi perché ho poco tempo a disposizione. Sono venuta per ringraziarla e per incoraggiarla a continuare la sua opera. Abbiamo saputo che vorrebbero addirittura demolire questa casa. Ma lei non lo permetterà vero? (…)” 
D: “Ci può contare Madre, ma sono così sola!” 
S: “Lei non è sola e non sarà mai sola! (…)” 
D: “La prego Madre, mi dica il suo nome e il monastero da cui proviene, così verrò io a trovarla”. 
S: “Pregheremo per lei“. 
D: “Oh le preghiere! Ne ho tanto bisogno; spesso mi chiedo se sia proprio Suor Lilia a proteggerci. Chissà dove sarà?” 
S: “E’ qui cara, è qui“. 
In quel momento cominciò a squillare il telefono della direzione. La suora con tono ansioso disse: 
S: “Mi promette che riparerà questa casa e la manterrà come scuola? Me lo promette?” 
D: “Glielo prometto Madre (…)” 
S: “(…) abbia fede, fede, fede!” 
Le due fecero per salutarsi. La suora prese a scendere i primi gradini dei 60 che separano la direzione dall’uscita dell’edificio, e la Tomassini cominciò ad incamminarsi verso il suo ufficio, dove continuava a squillare il telefono.
Fatti pochi passi, però, la direttrice pensò che non aveva né un nome né un recapito attraverso il quale potersi rimettere in contatto con quella donna, e fu per questo che immediatamente si fermò e si voltò. 
Non la vide, e allora si affacciò sulla tromba delle scale, ma neanche per le scale c’era nessuno. 
Fu inutile chiamare la bidella del piano terra. 
Lei non aveva visto passare proprio nessuno e, malgrado si fosse catapultata immediatamente fuori per la strada, non vide nessuno. 
Di quella suora non seppe più nulla. Forse quella monaca era suor Lilia Maria? La signora Tomassini volle approfondire la conoscenza di colei che aveva fondato il Convento, e riuscì a raccogliere parecchia documentazione che la riguardava e che sembrerebbe attestarne notevoli capacità che vanno dalla veggenza alla capacità miracolosa di guarire certe malattie, dalla telepatia alla bilocazione. 
Oggi la scuola, ristrutturata, è pienamente efficiente.  

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LA NOSTRA INDAGINE (1998/2003):

Il nostro approccio a questa vicenda comincia già sul finire degli anni ’90, quando avemmo uno scambio con la sig.ra Tomassini, direttrice della scuola, testimone oculare del fatto e autrice del libro “I Santi Sommersi”.
La signora ci confermò per filo e per segno l’intera storia, arricchendola anche di particolari e sensazioni.
Nello specifico volemmo rivivere l’incontro avuto con la suora in quel 12 febbraio dell’80.
La struttura si affaccia su una antica via del centro storico di Viterbo e per accedere al piano della direzione in effetti bisogna fare 60 scalini che non sono neanche così agevoli come quelli moderni.
Insomma abbiamo verificato che una persona normale non potrebbe scendere fino al piano terra e dileguarsi dalla porta nell’arco di pochi secondi come riportato dalla Tomassini nel suo racconto.
Chi era dunque quella suora?
La ricca documentazione inserita nel libro “I Santi Sommersi” ci permise di verificare la storicità della struttura e della figura di tal Suor Lilia Maria del SS.MO Crocefisso.
Da approfondimenti ulteriori riuscimmo anche a scoprire che una parte dei locali sotterranei che un tempo erano del convento, oggi appartenevano niente poco di meno che ad un pub che è stato in attività fino a pochi anni fa.
Tra il ’99 e il 2000 avemmo l’opportunità di accedere a quei sotterranei che il pub utilizzava ormai semplicemente come sgabuzzini.
Scoprimmo che quelle erano le celle dove le suore venivano deposte una volta morte.
Entrando in confidenza con quello che all’epoca era uno dei responsabile del locale commerciale, ci confidò che più di qualche volta lui aveva sentito sensazioni strane passando di lì, pur non sapendo minimamente la storia di quel posto.
Una sera addirittura avrebbe persino visto un’ombra “come di una suora” attraversare parte del locale (già chiuso in quanto piuttosto tardi) che si sarebbe infilata dentro quei sotterranei.
“Rimasi di ghiaccio” – ci raccontò – “e mi caddero i bicchieri che avevo in mano… pensai che forse ero troppo stanco e mi dovevo riposare… che c’entrava una suora? Ma ora che mi raccontate tutta questa vicenda, ora è tutto più chiaro.”
Facemmo una serie di monitoraggi del posto. Addirittura andammo più di qualche volta con un sensitivo, quando il pub era chiuso, nel tentativo di instaurare un “contatto” con qualche entità del posto, ma senza successo.
Verso la metà degli anni 2000 il pub venne venduto e da allora non ci è stato più possibile accedere a quei locali.
Pertanto, allo stato attuale dei fatti, il fenomeno rimane inspiegato.

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Stralcio testo tratto dalla pagina: sulletraccedelmistero sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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