ATLANTIDE era una terra splendida, occupata da un popolo di marinai fieri che sembrava disporre di tecniche avanzate e dei segreti dell’architettura monumentale. La capitale era un vero gioiello, ma la perfezione di questo regno non doveva durare a lungo. 
Mentre il popolo di Atlantide affondava nella corruzione ed nel materialismo, le stelle si sono mosse nel cielo ed il sole si è alzato in un punto diverso dall’orizzonte. Un maremoto apocalittico fece scomparire il regno di Atlantide sotto un’inondazione che lo cancellò dalla faccia della terra.

Questo è il mito di Atlantide descritto, quattro secoli prima della nostra era, dal filosofo greco Platone. Oggi, oltre 2.000 anni dopo il resoconto di Platone, una coppia di Canadesi – Rand e Rose Flem Ath – ha fatto rivivere questa civiltà dopo 20 anni di studi ad essa dedicati. Abbandonando temporaneamente la loro casa di Nanaimo, sull’isola canadese di Vancouver, i Flem Ath sono venuti ad indagare in Europa, precisamente allo British Museum di Londra. È là, nelle sale di lettura di una biblioteca dove molte scoperte erano state già fatte, che hanno esumato i documenti che permettono loro di costruire un’ipotesi stupefacente. Correlando scoperte scientifiche moderne con vecchi manoscritti e carte dimenticate da tutti, i Flem Ath sono, a poco a poco, arrivati ad una conclusione inattesa: le vestigie della civiltà perduta di Atlantide sarebbero nascoste sotto i ghiacci dell’Antartico, dall’anno 10000 prima a.C.

Secondo Platone, Atlantide fu effettivamente distrutto da un cataclisma 9600 prima di Cristo: cioè circa 1000 anni prima dell’arrivo della civilizzazione moderna. Ma Platone non è il solo a riportare questo fatto. Le leggende degli indiani d’America, la mitologia orientale o anche la bibbia parlano della scomparsa improvvisa di una terra favolosa e lontana a seguito di un’inondazione.

Gli Flem Ath hanno scelto di non considerare attendibili le tesi secondo le quali le vestigie di Atlantide sarebbero in fondo all’oceano atlantico, al Mediterraneo, o sotto il Sahara. Le loro ricerche si sono soprattutto basate sui dati geologici esposti, nel 1953, da un universitario americano del nome di Charles Hapgood. Quest’ultimo sviluppava l’idea seguente: il peso crescente delle calotte glaciali situate ai poli del nostro pianeta esercita una pressione crescente sulla crosta terrestre, tanto e tanto che questa si muove e scivolerebbe come la buccia di un’arancia che si spreme. Albert Einstein scriverà a Hapgood: Le “vostre argomentazioni hanno del peso ed ho la sensazione che la vostra ipotesi è corretta.” Come garanzia supplementare, il celebra fisico scriverà l’introduzione del lavoro che Hapgood pubblicherà nel 1958.
Questi movimenti della crosta terrestre sono oggi conosciuti sotto il nome di “deriva dei continenti” o di “tettonica delle placche”.

Illustrazione di Antonio Snider-Pellegrini – Oceano Atlantico, chiuso e aperto (1858) – Wikipedia, pubblico dominio

Ma, secondo i dati attualmente disponibili, la crosta terrestre non si muoverebbe effettivamente di 16 km circa in uno milione di anni. Ma Hapgood suggeriva movimenti di qualsiasi altra ampiezza, ed in particolare una deriva improvvisa ed uniforme della crosta terrestre che avrebbe molto bene potuto generare un sisma tale che interi continenti sarebbero cancellati della carta geografica.

Se una civilizzazione avanzata come quella di Atlantide è esistita diecimilla anni prima di Cristo, è possibile che abbia previsto il cataclisma e che lo sgombro della popolazione sia stato anticipato. Se non è stato così, è tuttavia possibile che alcuni superstiti abbiano cercato rifugio in terre salvate dal maremoto e posizionate ad una certa altitudine. Località come il lago Titicaca, nella cordigliera delle Ande, come pure i piatti della Tailandia e dell’Etiopia rispondono a questo criterio di sicurezza. Ed è, stranamente, in queste regioni che apparì l’agricoltura, verso il 9600 a.C. Colpito dalla coincidenza cronologica tra la nascita delle tecniche agricole ed il cataclisma di Atlantide riportato da Platone, i Flem Ath si sono allora chiesti: è possibile che i superstiti di Atlantide siano all’origine degli inizi dell’agricoltura mondiale?

Frammento sopravvissuto della “mappa del mondo” di Piri Reìs – Wikipedia, pubblico dominio

È anche probabile che i superstiti abbiano, nella loro fuga, portato via alcuni oggetti. Questo poteva essere confermato in modo indiretto. Nel 1956, Charles Hapgood ebbe tra le mani molto una vecchia carta marittima, disegnata nel 1513 dall’ammiraglio turco Piri Reis. Hapgood fu sorpreso della precisione della disposizione della costa orientale del Sudamerica su questa carta, completata in un’epoca in cui di questa parte del mondo non era stata eseguita completamente la cartografia. La sorpresa fu completa quando Hapgood si accorse che l’Antartico appariva anche sulla carta, mentre questo continente era stato scoperto soltanto nel 1820, cioè tre secoli più tardi! Consultati, gli esperti dell’aviazione militare USA sono rimasti molto perplessi di fronte a questa constatazione. Comparando la carta di Reis a rilevamenti geologici dell’Antartico che datano 1949, constatarono che le due posizioni erano quasi identiche! La relazione dell’aviazione militare USA concludeva che “la disposizione delle coste è stata rilevata prima che queste fossero state coperte dalla calotta glaciale.” La precisione dei dati che appaiono su questa carta resta un mistero tenuto conto dello stato delle conoscenze geografiche nel 1513. Hapgood scovò una seconda carta “miracolosa”, quella di Oronteus Finaeus (1531). Tutto l’Antartico vi appariva, con numerosi dettagli, come la posizione delle montagne, pianure e fiumi. Altrettante particolarità che apparivano tanto nello studio geologico del 1949 che nei resoconti fatti da Platone, oltre due mille anni prima. La disposizione delle carte di Piri Reis e di Finaeus, la cui autenticità è stata provata, si ispirava dunque a carte molto precedenti, di conseguenza disegnate da un popolo che disponeva di un controllo tecnico incomparabile per la sua epoca.

Il fatto che rilevamenti così dettagliati siano giunti tra le mani di cartografi dello XVI° secolo accredita la tesi dei coniugi Flem Ath sulla fuga dei superstiti di Atlantide. Per sostenere ancora di più la loro ipotesi, hanno dedotto che una civilizzazione australe si sarebbe, necessariamente, potuto sviluppare soltanto sotto un clima temperato e su una terra fertile capace di nutrire una popolazione crescente. Considerando l’Antartico spostato di una distanza compatibile con le proiezioni geologiche di Charles Hapgood, cioè circa 3200 km al Nord del cerchio polare, ci si trova effettivamente sotto latitudini che permettono ad un popolo di marinai di prosperare…

L’esistenza di questa civilizzazione permetterebbe di spiegare l’origine di monumenti diffusi nel mondo intero e costruiti per mezzo di tecniche così avanzate per i loro tempi che sfidano ogni spiegazione razionale. È in particolare il caso dei tempi dell’America latina, attribuiti alle civilizzazioni azteco, toltèche o maya. Questa tesi può anche applicarsi alle piramidi dell’Egitto poiché, secondo recenti studi archeologici, sembrerebbe chela Sfinge di Gaza sia molto più antica di quanto si pensava. Ne testimoniano nel sito le tracce di un’erosione legata a diluvi non si sono potuti verificare che 10000 anni fa, cosa che va contro l’attribuzione delle piramidi alla civilizzazione egiziana, sorta nel 4000 a.C. La disposizione delle piramidi suggerisce questo legame con Atlantide.

Piramidi di Menfi. Pianta topografica delle piramidi e dintorni. – Wikipedia, pubblico dominio

Scienziati infatti hanno scoperto che le piramidi dell’Egitto erano disposte secondo uno schema che corrisponde esattamente a quello di una zona della costellazione di ORIONE, così come questa appariva nel 10450 prima di Cristo, cioè bene prima degli inizi della civilizzazione egiziana…

Questi dibattiti storici non hanno nulla di rassicurante. Infatti, si sa che la carta stellare evolve ogni anno (quest’evoluzione diventa significativa al termine di un ciclo di circa 2600 anni) poiché la terra non gira esattamente sul suo asse, ma oscilla molto leggermente. Quest’oscillazione della sfera produce anche un’inversione dei poli magnetici: il campo magnetico terrestre si inverte circa ogni 500.000 anni. Dato che questo fenomeno è intervenuto per l’ultima volta 780.000 anni fa circa, gli scienziati pensano che si riprodurrà più o meno a breve termine. Ma quest’oscillazione rischia di essere improvvisa ed accompagnarsi a tutta una serie di disastri: condizioni meteorologiche anormali, perturbazione delle linee magnetiche seguite nel loro tragitto dalle specie animali migratorie…

Non andiamo oltre e lasciamo il lettore a trarre sue conclusioni.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: supernatural-italia.forumfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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