La mattina del 6 agosto 1945, padre Hubert Schiffer aveva appena celebrato la Messa e si era seduto a tavola per fare colazione. Fu in quel momento che vide un improvviso fascio di luce attraversare il cielo. All’inizio pensò che si trattasse di un’esplosione al porto: Hiroshima era, dopotutto, una città con importanti impianti militari. Ma ben presto si rese conto che ciò che stava accadendo era molto più grave.
Un’esplosione terribile, raccontò in seguito, squarciò l’aria con un boato assordante. Una forza invisibile mi sollevò dalla sedia, mi scaraventò in aria, mi fece roteare e mi sbatté violentemente a terra.”
Quando si rialzò, attorno a lui non c’era più nulla: tutto era stato raso al suolo.

Hiroshima dopo il bombardamento – U.S. Navy Public Affairs Resources Website – Wikipedia, pubblico dominio

Effetti della bomba atomica su Nagasaki – foto di George Silk – Wikipedia, pubblico dominio

Padre Schiffer si trovava insieme ad altri tre sacerdoti gesuiti, Hugo Lassalle, Wilhelm Kleinsorge e Hubert Cieslik, nella canonica accanto alla Chiesa cattolica dell’Assunzione di Maria, a circa 1,5 chilometri dal punto esatto in cui esplose la bomba atomica. La zona oggi ospita la Chiesa della Pace Mondiale di Hiroshima.

Nonostante fosse gravemente ferito, riportava un profondo taglio dietro l’orecchio, Schiffer riuscì a rifugiarsi nel vicino Parco Asano, aiutato dai confratelli. Lì contribuì anche al salvataggio di altre persone intrappolate tra le macerie, ma l’emorragia lo rese sempre più debole. A prestare soccorso giunsero altri gesuiti sopravvissuti, provenienti dal noviziato situato nella periferia della città: tra loro Helmut Erlinghagen, Klaus Luhmer e Johannes Siemes. Quest’ultimo testimoniò che Schiffer aveva perso così tanto sangue che si temeva non sarebbe sopravvissuto. Eppure si riprese.
Nel settembre dello stesso anno, fu sottoposto a numerose visite mediche a Tokyo da parte di specialisti americani e giapponesi.
I risultati stupirono tutti: Schiffer era uno dei gesuiti presenti a Hiroshima il giorno della bomba, e non solo era sopravvissuto all’esplosione, ma nei decenni successivi non sviluppò alcuna malattia legata alle radiazioni. Nessuno dei suoi confratelli ne fu colpito.
Anche dopo gli accertamenti dei medici dell’esercito statunitense, la loro salute appariva inspiegabilmente integra. Ma per Schiffer e i suoi compagni, la spiegazione era chiara:
Siamo sopravvissuti perché vivevamo il messaggio di Fatima. Recitavamo insieme il Rosario ogni giorno nella nostra casa.”

José Ferreira Thedim – Prima scultura della “Nostra Signora di Fatima” descritta così da Suor Lucia – Santuario di Fátima (Cova da Iria ) – Wikipedia, pubblico dominio

Molti vedono, nella protezione della Madonna di Fatima, una mano invisibile che ha toccato Hiroshima e Nagasaki in uno dei momenti più tragici della storia dell’umanità.

 

 

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