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Charles François Jalabert – Edipo e Antigone o La peste di Tebe – Wikipedia, pubblico dominio

Laio, figlio di Labdaco, sposò Giocasta e governò su Tebe. Da molti anni crucciato perché non aveva figli, consultò in segreto l’oracolo di Delfi, che gli spiegò come quella apparente disgrazia fosse in realtà una benedizione degli dei: il figlio di Giocasta avrebbe ucciso il proprio padre. 

Allora Laio ripudiò Giocasta, ma non le disse perché e la regina esasperata lo ubriacò e lo attirò di nuovo fra le sue braccia al calar della notte.

Quando, nove mesi dopo, Giocasta diede alla luce un figlio, Laio lo strappò alla nutrice, gli forò i piedi con un chiodo legandoli assieme e lo abbandonò sul monte Citerone.
Il Fato nonostante ciò aveva stabilito che quel fanciullo vivesse fino a tarda età.
Un pastore Corinzio lo trovò sulle balze del monte e lo chiamò Edipo per via dei piedi deformati dalla ferite e lo portò con se a Corinto, dove a quel tempo regnava il re Polibo.

Secondo un’altra versione Laio non abbandonò Edipo sul Citerone ma lo racchiuse in una cassa che fu gettata in mare. La cassa galleggiò sulle onde e toccò la riva Sicione. La moglie di Polibo, Peribea, trovandosi per caso sulla spiaggia per sorvegliare le lavandaie della reggia, raccolse Edipo e si celò in un boschetto e finse di essere stata colta dalle doglie del parto. Peribea riuscì a convincere le lavandaie che il bimbo era nato da lei, però disse la verità a Polibo, che fu ben lieto di allevare Edipo come suo figlio.

Edipo un giorno si convinse che non assomigliava affatto ai suoi presunti genitori e andò a chiedere all’oracolo di Delfi quale sorte gli serbasse il futuro.
La Pizia lo cacciò con disgusto dal santuario perché avrebbe ucciso suo padre e sposato sua madre.
Edipo inorridito dall’idea di un imminente disastro decise di tornare a Corinto. Nello stretto valico tra Delfi e Daulide si imbatté in Laio che con voce aspra gli ordinò di scostarsi e lasciare il passo ai suoi superiori. Laio era su un cocchio ed Edipo a piedi. Edipo rispose che riconosceva come suoi superiori solo gli dei e i suoi genitori.
I cavalli avanzarono ugualmente e una delle ruote ammaccò il piede di Edipo che, acceso dalla collera, uccise Polifonte, il cocchiere, con la sua lancia. Laio si trovò impigliato nelle redini per opera di Edipo che l’aveva scagliato a terra e frustando i cavalli lo trascinò nella polvere fino alla morte.
Al re di Platea toccò di seppellire i due cadaveri. Laio era diretto a Delfi per chiedere all’oracolo come liberare Tebe dalla Sfinge. La mostruosa creatura, era figlia di Tifone e di Echidna, volata a Tebe dalle più remote parti dell’Etiopia; aveva testa di donna, corpo di leone, coda di serpente e ali di aquila. Era stata mandata da Era per punire i Tebani irata contro Laio perché aveva rapito il fanciullo Crisippo di Pisa.

Francois-Xavier Fabre – Edipo e la Sfinge – Museo d’arte di Dahesh – Wikipedia, pubblico dominio

La Sfinge era accovacciata sul monte di Ficio, ed a ogni viaggiatore tebano poneva un indovinello quale essere con una sola voce che talvolta a due gambe, talvolta tre, talvolta quattro, e tanto è più debole tanto quante più gambe ha, è chi non riusciva a risolvere l’indovinello veniva strangolato e divorato sul posto.
Edipo avvicinandosi a Tebe azzeccò la risposta rispondendo “l’uomo“, perché da bambino va a carponi, cammina sulle due gambe in gioventù e si appoggia su un bastone in vecchiaia. La Sfinge avvilita si gettò dal monte sfracellandosi nella vallata sottostante così i Tebani esultanti e grati ad Edipo lo acclamarono re sposando Giocasta, ignaro che fosse la madre.
Si abbatté su Tebe una pestilenza che rese la necessità di consultare l’oracolo di Delfi, la quale rispose che si doveva scacciare dalla città l’assassino di Laio; però Edipo non sapeva che Laio era l’uomo che aveva incontrato sul valico e lanciò una maledizione contro questo assassino condannandolo all’esilio.
Il veggente più famoso della Grecia, Tiresia, chiese udienza a Edipo, che entrando in corte rivelò la volontà degli dei. La pestilenza sarebbe cessata soltanto se uno degli uomini Sparti fosse morto per il bene della città, il sacrificio fu fatto da Meneceo, padre di Giocasta.

Tuttavia gli dei avevano in mente un altro degli uomini Sparti colui che uccise suo padre e sposò sua madre, e Tiresia rivelò a Giocasta che Edipo era suo figlio. Nessuno volle credere al veggente ma le sue parole ebbero presto conferma. Con l’improvviso morte di re Polibo, Peribea rivelò in quale circostanze aveva adottato Edipo.
Giocasta per la vergogna e per il dolore si impiccò mentre Edipo si accecò con un spillo tolto dalle vesti della regina.

Alexandre Cabanel – Edipo che si separa da Giocasta – Wikipedia, pubblico dominio

Secondo alcuni Edipo continuò a regnare su Tebe per qualche anno finché cadde gloriosamente in battaglia. Secondo altri il fratello di Giocasta, Creonte, cacciò Edipo da Tebe maledicendo i suoi due figli e fratelli, Eteocle e Polinice… 

Stralcio testo tratto dalla pagina: web.tiscali.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

Johann Heinrich Füssli – La morte di Edipo, 1783–1784 – Walker Art Gallery – Wikipedia, pubblico dominio

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