Lungo la costa nord-occidentale della Sicilia, situata nella Baia di Carini, ad appena 15 Km da Palermo, sorge il comune d’Isola delle Femmine, piccolo centro marinaro di circa 4000 abitanti.

Antistante da esso vi è l’isolotto, da cui prende il nome il paese, denominato anche Isola di Fuori e separato dalla costa da appena 800 metri.

Isola delle Femmine, Sicilia – Wikipedia, foto di Carlo Columba rilasciata con licenza CC BY-SA 2.5

Diverse leggende hanno subito il fascino esercitato dalla torre ormai in gran parte diroccata che sovrasta l’isolotto. Quella più conosciuta considera la torre come prigione per sole donne.
Si narra che il bellissimo isolotto denominato “Isola delle Femmine” fosse stato un tempo una prigione occupata solo ed esclusivamente da donne.
Tredici fanciulle turche, essendosi macchiate di gravi colpe, furono dai loro congiunti imbarcate su una nave priva di nocchiero e lasciate alla deriva.
Vagarono per giorni e giorni in balìa dei venti e delle onde finchè una tempesta scaraventò l’imbarcazione su un isolotto nella baia di Carini. Qui vissero sole per sette lunghi anni fin quando i parenti, pentitisi della loro azione, le ritrovarono dopo molte ricerche.
Le famiglie così riunite decisero di non fare più ritorno in patria e di stabilirsi sulla terraferma. Fondarono quindi una cittadina che in ricordo della pace fatta, chiamarono Capaci (da “CCa-paci” ovvero: quì la pace) e battezzarono l’isolotto sul quale avevano dimorato le donne “Isola delle Femmine”.
Una testimonianza di Plinio il Giovane in una lettera indirizzata a Traiano, considera l’isola residenza di fanciulle bellissime che si offrivano in premio al vincitore della battaglia.

Altra presunta origine trova nel nome latino “Fimis” la traduzione dell’arabo “fim” che indicherebbe la bocca, il canale che separa l’isola dalla costa.
Secondo altri autori il nome dell’isola deriverebbe da “Insula Fimi” in riferimento ad Eufemio, governatore bizantino della Sicilia.

Isola delle Femmine, veduta da Pizzo Monolfo – Wikipedia, foto di Carlo Columba rilasciata con licenza CC BY 2.0

L’isolotto di Isola delle Femmine è stato considerato sin dall’antichità e per tradizione un luogo da impiegare a scopo economico e difensivo grazie alla sua posizione e conformazione. Risalgono al periodo ellenistico i resti di sette vasche in cocciopesto per la preparazione del garum, una ricercata salsa di pesce, commerciata nel Mediterraneo: la traccia di uno stabilimento per la lavorazione del pesce rende il luogo importante dal punto di vista archeologico.
Il ritrovamento nel mare antistante di ceppi di ancore in piombo, e resti di anfore puniche e romane, accresce il valore del sito.
La torre, cosiddetta di “Fuori” , costruita in prossimità del punto più alto dell’Isola (35 m s.l.m.) risale al XVI secolo. Ha pianta quadrata, con spessori murari di oltre due metri ed era una fortezza inserita nel sistema difensivo delle torri costiere contro gli attacchi dei pirati alla terraferma. Il muro, quasi intatto, al di sopra della ripida scogliera del versante nord è ancora il volto che l’isola offre di sé al mare. In passato l’isola era ricoperta di vegetazione tipica della macchia mediterranea.
L’intervento dell’uomo ne ha modificato l’aspetto favorendo così l’utilizzo dell’isola per la pastorizia praticata fino ai tempi recenti. Inoltre l’isola, per la sua posizione, sarebbe stata un riparo contro i venti di levante per tutte le navi.
Dato che il terreno, per la particolare configurazione del suolo, non era particolarmente adatto alla coltivazione, l’unico mezzo di sostentamento per gli abitanti della zona era la pesca. Non distante infatti in quelle acque vi era stagionalmente il passaggio dei tonni e ben presto i pescatori della vicina Capaci (discendenti degli stessi Turchi delle fanciulle imprigionate sulla torre dell’isolotto) si organizzarono per la pesca del tonno.
In data imprecisata fu costruito, nella costa vicino all’isolotto e su cui sarebbe sorto l’attuale paese, un edificio adibito a tonnara donato nel 1176 da Guglielmo il Buono all’abate Teobaldo pio vescovo di Monreale.
Intorno al 1400 sorse una chiesetta adiacente alla tonnara per il culto dei pescatori.
Nel 1799 nel territorio di Isola c’era soltanto la chiesetta e l’edificio della tonnara che divenne abitazione dei Bologna dato che i tonni avevano cambiato il loro corso e la tonnara era stata abbandonata.

Isola delle Femmine dall’alto – Wikipedia, foto di Marcello Karra  rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0

Circa un secolo più tardi, dopo un periodo di spopolamento dovuto alla massiccia emigrazione, Isola delle Femmine riprese a crescere, acquistando l’attuale fisionomia di centro balneare. Naturalmente il turismo non è l’unica attività economica: fabbriche di arredamento, produzione di ceramiche (ad Isola delle Femmine ha sede lo stabilimento La Musa, noto per le belle ceramiche artistiche) e di imbarcazioni tipiche impegnano ugualmente gli isolani, garantendo al Comune un certo benessere.
Altra importante attrattiva di Isola delle Femmine, che nulla ha a che vedere con i monumenti, è la sua intima natura di borgo marinaro in cui, accanto alle automobili, lungo le strade sono tranquillamente posteggiate le barche da pesca. Val la pena di recarsi al porto, al mattino presto, quando i pescatori si danno convegno per scaricare dalle imbarcazioni, in casse e cassettine, il guizzante frutto delle fatiche notturne per offrirlo, con lodi altisonanti, ai compratori, ripetendo un rito secolare. Il pesce è protagonista, ad Isola, e ad esso viene dedicata persino una sagra, nel cuore dell’estate, durante la quale enormi quantità di pesce grigliato vengono offerte ai visitatori convenuti da ogni parte. E naturalmente i pescatori non dimenticano di festeggiare, oltre alla patrona del paese, Maria SS delle Grazie (il 2 luglio), il loro patrono “personale”, San Pietro, cui è dedicato il 29 giugno.
Da visitare la Chiesa di delle Grazie Maria SS. che è stata edificata dal popolo in diverse epoche. Prima del 1850 era una piccola chiesa in rustico ad una navata; nel 1860 si comprarono dai fedeli alcuni casette di destra e di sinistra della chiesa e in quell’epoca si costruì la navata di destra con quattro cappelle e l’altare; nel 1903 a cooperazione del Curato Sacerdote Pietro Mannino e a cooperazione di tutto il popolo si incominciarono i restauri della chiesette con la costruzione della volta della navata maggiore, si fece un riempimento per tutto il pavimento della chiesa, per metterlo a livello della piazza, in seguito si costruì la navata di sinistra con altre quattro cappelle e il campanile, e si fece l’ammattonato della chiesa tutto in cemento. Infine la chiese venne abbellita con una magnifica prospettiva ed un marciapiede in cemento.

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tema suggerito da Sissy
stralcio testo tratto da: webalice.it