IV Evoluzione culturale e biologica

 

IV.6  È come se il nostro cervello fosse programmato. Ma non basta

Foto di Antonino Zihichi, presa in una pausa dei lavori della Sesione Plenaria 2008 della Pontifica Accademia delle Scienze. – Wikipedia, pubblico dominio

Chi avesse dubbi sul significato dell’evoluzione culturale e sulle sue caratteristiche, profondamente diverse da quelle dell’evoluzione biologica della specie umana, non dovrebbe fare altro che guardare ai fatti. Gli esempi non mancano. Il più lampante è quello della Nuova Guinea. Individui rimasti, per migliaia di anni, al di fuori dell’evoluzione culturale, non appena inseriti nella nostra società, recuperano in poco tempo i secoli perduti, e, dopo pochi anni, si trovano in condizioni di perfetta eguaglianza con noi. È come se il nostro cervello fosse già programmato per accogliere e potenziare il metodo evoluzionistico basato sulla cultura.

L’evoluzione culturale non conosce razze. Essa vale esattamente per tutti, allo stesso modo. Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su di essa, se vogliamo capire quali sono le nostre caratteristiche essenziali e qual è il nostro ruolo nell’Universo.

Il Creatore ci ha fatto il dono della Ragione, mettendoci a disposizione uno strumento adeguato qual è il nostro cervello. Non basta però avere ricevuto il dono della Ragione. Bisogna anche darsi da fare affinché, grazie a quello straordinario strumento che ci è stato offerto, il dono della Ragione possa dare i suoi frutti, sia nell’Immanente sia nel Trascendente. Ne riparleremo nel paragrafo VI.9. Se il Creatore m’avesse regalato un altro cervello io avrei potuto fare altre cose. Certamente non avrei potuto studiare le Strutture e le Forze Fondamentali della Natura; ma è anche vero che, se non mi fossi dedicato allo studio e alla ricerca con impegno, nonostante i doni, non avrei concluso molto.

 

Stralcio testo tratto da digilander.libero.it

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