Nell’aspetto trinitario del principio solare, Atum rappresentava il sole al tramonto in relazione a Khepri che simboleggiò il sole all’alba ed a Ra, il sole allo zenit (“Io sono Khepri al mattino, Ra a mezzogiorno e Atum alla sera“).

Il dio Khepri – Wikipedia – Autore Jeff Dahl, opera propria rilasciata  con licenza CC BY-SA 4.0

Gli Egiziani erano affascinati dallo scarabeo e dalla sua abitudine di far rotolare le palline di sterco sul suolo. Essi paragonavano questo esercizio alla propulsione del sole sul suo circuito attraverso il cielo. Khepri rappresenta così il dio sole e il creatore nelle sembianze di scarabeo. Si riteneva che egli si fosse generato spontaneamente senza sottostare al naturale ciclo di riproduzione, rappresentava quindi la scintilla iniziale della creazione. Khepri era generalmente raffigurato come uno scarabeo stercorario ma poteva anche essere ritratto come uno scarabeo sparviero alato o come un uomo con il capo di scarabeo.
A volte, in alcuni dipinti, veniva rappresentato con il capo di ariete ed era perciò collegato ad altri aspetti del dio sole.

Fu l’immagine degli scarabei stercorari che rotolavano le palline di letame spingendole davanti a sé a fornire agli Egiziani un simbolo che rappresentasse il passaggio del sole attraverso i cieli. Essi immaginarono infatti che il sole fosse “trasportato” in un modo analogo, sospinto da uno scarabeo. Inoltre gli scarabei venivano visti emergere dalle palline di sterco come per magia, immagine non diversa dalla concezione del dio creatore Atum, e dalla sua più tarda controparte, il dio sole Ra, che autogenerato emergeva dalle acque di Nu all’inizio del tempo. Lo scarabeo fu così inestricabilmente collegato al sole e al suo culto, e il dio scarabeo Khepri divenne un aspetto del potente dio sole.

Dal momento che gli scarabei sembravano materializzarsi dallo sterco, Khepri venne associato al sole nel momento in cui, all’alba, superava l’orizzonte orientale. Il suo era cioè il volto del sole mattutino dell’est che emergeva dall’aldilà, e quindi un’immagine di giovinezza.
Khepri era collegato alla nuova vita, alla rinascita e al rinnovato vigore. Una ulteriore connessione tra l’immagine dello scarabeo e il dio creatore Atum deriva dall’immagine di Khepri che crea la terra dal proprio sputo.
La venerazione dell’immagine di uno scarabeo stercorario attraverso il sacro sole scarabeo Khepri è un eccellente esempio di come gli antichi Egiziani cercavano di trovare spiegazioni per i moti dell’universo e traevano significati spirituali dal mondo naturale. Con questa operazione essi ci hanno lasciato una singolare metafora della scintilla divina che c’è all’interno di ogni forma di vita.

Raffigurazione di Khepri, Valle dei Re, Luxor, Egitto – Wikipedia – Photo taken by Hajo, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Nell’antico Egitto, l’immagine dello scarabeo era utilizzata come ornamento e come totem nei rituali sacri e nelle pratiche funerarie. Gli scarabei venivano spesso intagliati dall’antracite o dalla steatite, ma potevano anche essere ricavati da minerali semipreziosi o plasmati dall’argilla. Durante la vita e dopo la morte, uno scarabeo era spesso indossato come amuleto portafortuna per chi lo possedeva. Gli scarabei erano inoltre utilizzati come timbri nell’amministrazione dai funzionari egiziani, e spesso sulla loro base si trovava incisa un’importante informazione in scrittura geroglifica. Alcuni scarabei recavano incisi i nomi della regalità, altri avevano formule magiche scritte su di essi.
Lo scarabeo del cuore era utilizzato per aiutare il viaggio del defunto nell’aldilà: esso assicurava che il cuore avrebbe dato un resoconto favorevole del suo carattere nella Camera del Giudizio.
Mettere uno scarabeo del cuore tra le fasce del corpo mummificato o nella tomba era un totem di nuova vita, e si pensava che il defunto sarebbe risorto come il sole al mattino, o che sarebbe emerso in un nuovo mondo come il dio creatore era emerso dal caos di Nu.

Stralcio testo tratto dalla pagina: spazioinwind.libero.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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