È giusto conoscere e capire gli altri (vedi Halloween), ma questo non vuol dire emularli a tal punto da dimenticare da dove veniamo e quali tesori possediamo, per correre dietro ad una zucca bucata! Chi come me è siciliano, alla fine del mese di ottobre si prepara a festeggiare la Festa dei Morti.

Ludovico Carracci – Liberazione dal purgatorio – Wikipedia, pubblico dominio

Com’è nata l’attuale Festa dei Morti lo spiega compiutamente proprio Eraldo Baldini:
«Con l’affermarsi della nuova religione cristiana, la Chiesa cercò di cancellare le antiche feste “pagane”, cioè appartenenti a religioni precedenti, non abolendole, ma appropriandosene, riconducendole nel proprio ambito e mantenendone vivi solo la data, ma in parte anche il significato. Così, per cristianizzare il Capodanno Celtico, la chiesa pose al 1° novembre la festa di Ognissanti, alla cui diffusione contribuì soprattutto Alcuino (735-804), l’autorevole consigliere di Carlo Magno.

Qualche decennio dopo, l’imperatore Ludovico il Pio, su richiesta di papa Gregorio IV (827-844), ispirato a sua volta dai vescovi locali, la estese a tutto il regno franco. Ma ci vollero ancora molti secoli perché il 1° novembre diventasse per tutta la Chiesa d’occidente la festa di Ognissanti: fu infatti papa Sisto IV a renderla obbligatoria nel 1475. Per non snaturare le caratteristiche di “festa dei morti” dell’antico Capodanno Celtico, prendendo atto che comunque il popolo (e in larga parte anche il clero) continuava a conservarle, la Chiesa poi dedicò il giorno successivo, 2 novembre, alla Commemorazione dei defunti: fu Odilone di Cluny, nel 998, a ordinare ai Cenobi dipendenti dell’abbazia di celebrare l’ufficio dei defunti a partire dal vespro del primo di novembre, mentre il giorno seguente i sacerdoti avrebbero offerto al Signore l’Eucarestia pro requie omnium defunctorum. Il rito poi si diffuse a poco a poco al resto d’Europa, giungendo a Roma solo nel XIV secolo.
Al di là dei dati storici e degli aspetti della religiosità “ufficiale”, quel che è certo è che nel folklore europeo, e quindi anche italiano, i primi giorni di novembre hanno conservato aspetti che riportano a un antico capodanno; per esempio, come scrive Paolo Toschi, si può registrare l’usanza delle strenne in quei giorni in varie parti d’Italia: e in quel caso i doni, vuole la tradizione, sono portati dai morti. Infatti l’aspetto più evidente in quel periodo è, come abbiamo detto, legato ad una celebrazione dei defunti.»

[fonte: Eraldo Baldini, “La festa di Halloween in Romagna e nella Padania: moda importata o tradizione millenaria?”, appendice a “Romagna Celtica” di Anselmo Calvetti, Longo Editore, Ravenna 2000]

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: trigallia.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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Image by Hans Braxmeier from Pixabay

In Sicilia la Festa dei Morti è una ricorrenza particolare per la gioia dei bambini ai quali i genitori fanno credere che, se sono strati bravi e hanno recitato le preghiere riceveranno dei doni.
Nel resto del mondo a portare i regali ai bambini sono Babbo Natale, la Befana o al massimo Santa Claus, in Sicilia invece i regali non possono che portarli i loro morti.
Questo è dovuto alla estrema sensibilità del popolo siciliano che vuole raccogliersi in preghiera per commemorare i defunti ma, nello stesso tempo, vuole non demonizzare la morte agli occhi ingenui dei bambini.
Come vuole la tradizione siciliana, la sera prima i bimbi vanno a letto con la speranza d’essere ricordati da nonni e familiari trapassati. Sul tardi i genitori preparano le “ceste” con i dolci tipici della festa (al posto dei dolci talvolta i bambini ricevono anche in regalo scarpe, maglioni, giocattoli) e li nascondono nei punti più reconditi dell’abitazione.
La mattina del 2 novembre, i bambini s’alzano già pronti per iniziare la caccia al tesoro in giro per la casa, dopo avere recitato la supplica:

Armi santi, armi santi,
Iu sugnu unu e vùatri síti tanti:
Mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittitimìnni assai.
Anime sante, anime sante,
io sono uno e voi siete tanti:
mentre sono in questo mondo di guai
regali dei morti mettetemi in abbondanza.

Infatti i morti non mettono mai i doni a bella vista ma li nascondono abilmente, talvolta camuffandoli in maniera irriconoscibile. Poi, sotto il letto o dietro i libri posti su uno scaffale o in un armadio, o in uno dei cento altri posti possibili, i doni vengono trovati.
Alla fine del gioco, si va al cimitero a portare fiori ed accendere grossi ceri e lumini accanto alle lapidi dei parenti passati a miglior vita. Raro è vedere qualcuno che piange. Sono tutti sereni e sorridenti. Perché il 2 novembre è la Festa dei Morti. I nostri parenti defunti sono tornati a trovarci e lo rifaranno l’anno prossimo.
Nessuna meraviglia se in ogni città o paesino della Sicilia si faccia paradossalmente gran festa: scuole chiuse per almeno due giorni, grandi luminarie, bancarelle ovunque stracolme di giocattoli e, in qualche caso come a Palermo e a Catania, una grandiosa “Fiera dei morti” piazzata al centro della città. Lo scopo della fiera è quello di comprare i giocattoli e dolci ai bambini.

Stralcio testo tratto dalla pagina: messana.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

vedi anche: 

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