Tifeo o Tifone, nella mitologia greca, era un mostro nemico di Zeus. Figlio di Gaia aveva tre teste di cui una sola era umana, una coda e delle ali. Quello che si dice un brutto soggetto!

Venne gettato dentro l’Etna e da qui continua ad emettere cenere e fumi.

Zeus in lotta con Tifone – Francobollo greco – Wikipedia, pubblico dominio

Per certi aspetti Tifeo è il simbolo della ribellione. Già, un cattivo che per vendetta si scaglia contro il potente di quegli anni, Zeus appunto.
Come spesso accade ai ribelli il nostro amico gigante viene sconfitto, ma non muore. Infatti il suo respiro diventa vulcano.

Narra la leggenda che la Sicilia è sorretta da un gigante: questo gigante si chiama Tifeo, che osò impadronirsi della sede del cielo e per questo venne condannato a questo supplizio. Sopra la sua mano destra sta Peloro (Messina), sopra la sinistra Pachino, Lilibeo (Trapani) gli comprime le gambe, e sopra la testa grava l’Etna.

Dal fondo supino, Tifeo inferocito proietta sabbia e vomita fiamme dalla bocca. Spesso si sforza di smuovere il peso e di scrollarsi di dosso le città e le grandi montagne: allora la terra trema.

Typhon di Kirschner – Wikipedia, pubblico dominio

Al mito di Tifeo accenna già Omero nell’Iliade (II, 780-783), collocando però la sua sede nella terra degli Arimi. 
Ma andavano gli armati come se l’intero terreno ardesse
e sotto gemeva per l’ira la terra per l’ira di Zeus che avventa i fulmini
quando sferza la terra intorno a Tifeo fra gli Arimi,
dove si dice Tifeo abbia il letto.
Fra gli Arimi lo si trova anche nella Teogonia di Esiodo (295-308), quando si unisce in amore con Echidna, mostro metà fanciulla e metà terribile serpente, attraverso la quale “concepì figli dal cuore violento” .
In genere gli antichi identificavano  il nome Arimi con la regione dei vulcani di Cilicia, anche se Strabone (XIII,626 e sgg.) afferma che per alcuni gli Arimi sono in Cilicia, per altri in Siria, altri identificano, invece, gli Arimi con Pithecusa poiché scimmia in lingua etrusca si dice arimos.
Secondo il poeta Pindaro (Pitiche, I, vv. 13-28), come già Eschilo (Prometeo incatenato, vv. 351-372), il gigante Tifeo giaceva sotto l’intera regione compresa tra l’Etna e Cuma, collegando in tal modo i fenomeni vulcanici campani con quelli della Sicilia.

Per vari autori latini, a partire da Virgilio (Eneide, IX, 715-713), invece, la sede di Tifeo è Ischia.

Tum sonitu Prochyta alta tremit durumque cubile
Inarime Jovis imperiis imposita Typhaeo.

(Allora per il rimbombo tremano l’alta Procida e 
Inarime duro letto imposto da Giove a Tifeo.)


Le possenti spalle di Tifeo 

Tifone, affresco etrusco dalla “Tomba di Tifone” a Tarquinia. – Wikipedia, pubblico dominio

Cari lettori, spesso ci sentiamo sballottare e cominciamo col credere che i pilastri, sui quali poggia la nostra esistenza, abbiano ceduto. Noi veniamo a paragonare la nostra esistenza con l’infinito: il confronto non regge. 

Prendiamo in esame la nostra Sicilia che ha “molti” più anni di noi. Essa non vacilla e sa che fonda se stessa sulle possenti spalle di Tifeo.

Non vi sembri azzardato ciò che scrivo perchè, nel campo dell”IO” non ci sono verità assolute e matematiche.
IO sono materia, IO sono fantasia, IO sono realtà, IO sono immaginazione.

Dunque Tifeo è disteso sotto la Sicilia e ci fa sentire sorretti ma scordiamo di essere frutto della punizione che Giove impartì al mostro.
Forse un po’ tutti noi siamo dei piccolissimi “Tifeo” quando puntiamo in alto e ci accoglie il basso. Siamo un po’ figli del mostro che è il simbolo della ribellione e che come tutti i vinti, è costretto a subire….

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: custonaciweb.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

vedi anche: 

 

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