L’intreccio della tradizione ellenica e siciliana è custodito nei racconti mitologici della letteratura leggendaria, tutta incentrata su racconti favolosi.

Il genere letterario mitologico non nasce come mero elaborato di fantasia, i miti sono patrimonio di valori che, sin dalla notte dei tempi, si trasmettono prima oralmente per poi essere scritti e raccolti in testi; questi fondano l’identità storica e culturale di un popolo.

La mitologia è un’affascinante commistione di elementi fantastici e frammenti veritieri della realtà e dei processi storici.

Un esempio magistrale è la narrazione che Virgilio fa della Sicilia nel III libro della sua magna opera, l’Eneide, con questi affascinanti versi:

“Quinci partito allor che da vicino
scorgerai la Sicilia, e di Peloro
ti si discovrerà l’angusta foce,
tienti a sinistra, e del sinistro mare
solca pur via quanto a di lungo intorno
gira l’isola tutta, e da la destra
fuggi la terra e l’onde. È fama antica
che di questi or due disgiunti lochi
eran prima uno solo, e che per forza
di tempo di tempeste e di ruine
(tanto a cangiar queste terrene cose cose
Può de’ secoli il corso), un di smembrato
fu poi da l’altro. Il mar fra mezzo entrando
tanto urtò, tanto ròse, che l’esperio
dal sicolo terreno alfin divise: Nel destro lato è Scilla; nel sinistro
è l’ingorda Cariddi”.

.

Mitologia greca

 Le Isole Eolie portano tutta la magia ed il fascino mitologico già nel loro nome: sono le isole del dio del vento, Eolo, sono culla di magia, fantasia e storia. Il Signore dei venti, Eolo, ebbe da Zeus il compito di controllare i venti. Eolo li dirigeva e li liberava custodendoli dentro le caverne e dentro un otre a Lipari. I venti, dopo aver provocato grossi danni, tra i quali il distaccamento della Sicilia dal continente, dovevano essere tenuti sotto controllo. 
Nel mito tutta la vicenda si rifà a Liparo, figlio di Ausone, e ad Eolo. Liparo è un re italico che, sopraffatto dai fratelli, fugge dall’Italia e giunge in prossimità della Sicilia, in un’isola a cui avrebbe dato il suo nome e in cui avrebbe fondato una città. 
Ormai vecchio, Liparo sente nostalgia per l’Italia, in quell’isola approda Eolo, che sposa Ciane, figlia del vecchio re, diventa re dell’isola, e aiuta Liparo a tornare in Italia.

Domenico Muzzi – Giunone ordina a Eolo di liberare i Venti (particolare) – Wikipedia, pubblico dominio

I versi dell’Odissea di Omero (libro X, vv 1-25) poetano la mitologia delle Isole Eolie, terre che hanno ospitato Ulisse reduce dalla guerra di Troia. Si narra che Eolo lo ospitò e, commosso dal racconto dell’eroe greco, gli fece dono di un otre di pelle dentro la quale erano rinchiusi i venti contrari alla navigazione. La leggenda vuole che, durante il viaggio, Ulisse fece soffiare solo il dolce Zefiro ma mentre egli dormiva, i suoi compagni, credendo che l’otre fosse piena di tesori, l’aprirono liberandone i venti che scatenarono una terribile tempesta dalla quale si salvò solo la nave di Ulisse.

“E giungemmo all’isola Eolia. Qui dimorava
Eolo, caro agli dei, figlio di Ippota.
L’ isola errava nuotando. Un muro la cinge
bronzeo; e liscia s’innalza una rupe.
Dodici figli con lui nel palazzo vivevano.
La casa odorosa riecheggia
al suono dei flauti finchè il giorno dilegua; 
Poi quando licenza gli chiesi di andarmene
non rifiutò, ma prese a cuore il mio viaggio;
spogliò delle cuoia un bove novenne
un otre ne fece, e dentro vi chiuse
dei venti ululanti le vie: custode l’aveva
dei venti fatto il cronide, e poteva
quieti tenerli o incitarli a sua voglia.
Nella concava nave con lucida fune,
argentea, l’otre legò, di guisa che fuori
neppure un alito uscisse; ma solo
il soffio di Zefiro per me liberò
che la nave benigno spingesse per noi”.

.

Mitologia romana

Eolo, il custode dei venti (elaborazione digitale di una vecchia rappresentazione in marmo) – Wikipedia, pubblico dominio

Le Isole Eolie rimandano, quasi nell’immediato, alla figura mitologico-divina del dio Eolo.  
Storicamente, l’arcipelago ha subito diverse dominazioni, susseguitesi in archi temporali brevi. 
Ricordiamo il periodo della dominazione romana durante la guerra di Cartagine.

 I rilevamenti archeologici sono testimonianza viva degli intrecci culturali e dei mutamenti nel modus vivendi della popolazione a seconda della dominazione subita.

La mitologia romana ravvisa molteplici similitudini con la mitologia greca, anzi, i romani, nel loro tentativo classicheggiante di emulare la perfezione e la bellezza della cultura greca, traducevano in latino i nomi delle divinità greche ed i racconti mitologici romani, spesso, erano rifacimenti alle leggende greche o delle vere e proprie traduzioni dal greco al latino. L’arcipelago eoliano è come un grande teatro di fuoco, questo scenario rimanda al fascino dei miti e delle divinità; il fuoco, la lava, i sulfurei vapori ricordano il Purgatorio e le fucine di Efesto. Il riferimento al purgatorio e ad Efesto non è casuale: il purgatorio è una delle tre dimensioni dell’aldilà, ci fa pensare all’espiazione, ai riti e alle preghiere che si seguono per liberare le anime, Efesto è il dio del fuoco. Gli egiziani, e lo si è ricavato da studi storici basati sui reperti ritrovati nelle Isole eoliane, veneravano non il dio del fuoco, bensì “ le Isole del fuoco”, in particolare Vulcano; qui venivano seppelliti e “purgati” gli illustri defunti egiziani. Nel mito di Eolo è ravvisabile il mito di Osiride, colui che domina e governa i venti e colui che presiede le anime dei morti. Nella tarda tradizione altomedievale si credeva che era proprio nell’isola di Vulcano che le anime venissero sottoposte a giudizio per essere destinate al Purgatorio. L’isola di Vulcano fu creduta dagli egiziani una terra magica: si pensava che le anime dei defunti, entrando ed uscendo dalle bocche vulcaniche, potessero essere evocate e commemorate nelle tombe. Per la tradizione religiosa monoteistica, seguita al tramonto del politeismo, le anime dei morti dell’isola di Vulcano divennero le anime del Purgatorio, le fumarole e le acque termali intervenivano per sanare le anime.

Peter Paul Rubens – Vulcano forgia i fulmini di Giove – Wikipedia, pubblico dominio

Euripide, nel Dramma Satiresco “Ciclope”, attraverso l’invocazione di Odisseo così definisce Efesto : “Efesto, signore dell’Etna, brucia la luminosa pupilla del tuo ignobile vicino, lìberati da lui una volta per sempre.” Efesto aveva le sue fucine nelle viscere dell’ Etna e nelle Isole Eolie, a Vulcano, Stromboli, Lipari. L’Isola di Vulcano prende il nome proprio dal dio latino del Fuoco, Vulcano.

Ovidio così ci racconta nelle Metamorfosi :

“Ci fu una volta che il re degli dei s’infiammò d’amore per il frigio Ganimede, ed ebbe l’idea di trasformarsi in una cosa che, una volta tanto, gli parve più bella che essere Giove: un uccello. Ma fra tutti gli uccelli, non si degnò di trasformarsi che in quello capace di portare i fulmini, le armi sue. Detto fatto: battendo l’aria con false penne, rapì il giovinetto della stirpe di Ilo, che tuttora gli riempie i calici e gli serve il nettare, con rabbia di Giunone”.                                 

Zeus stesso, sotto le sembianze di una possente Aquila discese spesso nella fucina di Efesto per farsi forgiare le celebri folgori. In seguito, Zeus glorificò Ganimede collocandolo tra le stelle della Costellazione dell’Acquario. Per convincere Efesto a forgiargli le folgori, Giove gli offrì in sposa Venere, la bellissima dea dell’Amore… continua 

Alexandre Jacovleff – Eolo, rappresentato come personificazione del vento – Wikipedia, pubblico dominio

.

Stralcio testo tratto dalla pagina: turismoeolie.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

vedi anche:

.

.

.