Fritz Ilg – Echo, olio su tela del 1902 – Wikipedia, pubblico dominio

Ninfa dei boschi e delle sorgenti, sulle cui vicende numerose sono le tradizioni; a Ovidio dobbiamo il racconto più ampio ed esauriente.

Secondo Ovidio, Eco dotata di grande parlantina fu punita per aver distratto Era con lunghe favole mentre le concubine di Zeus, le Ninfe della montagna, sfuggivano ai suoi occhi gelosi e si mettevano in salvo.
La dea le tolse la voce in modo che non poteva mai parlare per prima, né tacere quando le si parlava, essendo costretta a ripetere le ultime sillabe dei discorsi che ascoltava.

Secondo un’altra versione, sempre di Ovidio, Eco che viveva sui monti e nelle selve, si innamorò di Narciso e, non potendogli dire dell’amore che provava, gli ripeteva sempre le ultime sillabe delle parole da lui pronunciate.
Narciso la respinse in modo brusco e fuggì: “Morirò prima che tu giaccia con me!” egli gridò. “Che tu giaccia con me!” ripeté Eco lamentosamente.
Ma Narciso era sparito ed Eco trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo d’amore e di rimpianto, finché di lei rimase soltanto la voce.

Pure a Ovidio è dovuta un’altra redazione del mito di Eco: ella sarebbe stata una ninfa dedita alla musica e al canto, ma un giorno avrebbe respinto l’amore di Pan che l’aveva incontrata e si era innamorato di lei, e il dio, irato, le avrebbe sollevato contro i pastori che l’avrebbero fatta a brani e dispersa per i monti e le selve; di Eco sarebbe sopravvissuto solo la voce…

 

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Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…