Nella mitologia greca e romana la Sibilla è amata da Apollo che le concede di vivere tanti anni quanti granelli di sabbia potevano racchiudere il palmo della sua mano a condizione di trasferirsi nell’isola di Eritra (Sibilla Eritrea), o a Cuma (Sibilla Cumana) e non rivedere mai più la terra del suo luogo di origine.

Jacques Granthomme – Sibylla Cumae (da una serie di otto Sibyllae) – Wikipedia, pubblico dominio

La Sibilla accettò e visse molti anni ma quando i suoi conterranei le spedirono una lettera sigillata con argilla, la sibilla rivide la terra del suo paese e subito morì.
Sibilla deriva da zeòs boulè, “volontà di Dio”.

Andrea del Castagno – Sibilla Cumae – Wikipedia, pubblico dominio

La sacerdotessa cumana è certo una delle figure più affascinanti e di lunga durata dell’antichità. Nella mediazione ebraica s’interpretava la Sibilla come annuncio della fine della Roma imperiale. Virgilio descrive, nel VI libro dell’Eneide, l’aspetto tremendo della Sibilla quando, invasata e squassata dalla potenza di Apollo, risponde alle domande poste da Enea, giunto all’antro cumano per interrogarla e al quale essa spalanca le porte dell’Ade.
Già nel VI secolo a.C. era noto lo speciale rapporto che legava la Sibilla di Cuma alla Roma monarchica, la sacerdotessa, infatti, si recò personalmente dal re Tarquinio Prisco per offrirgli una raccolta di oracoli redatti su foglie di palma in esametri greci, che solo dopo ripetute esitazioni furono acquistati dal re.
I libri sibillini principalmente vennero gelosamente conservati nel tempio di Giove Capitolino e poi furono trasferiti in età augustea nel tempio d’Apollo sul Palatino, dove potevano essere consultati soltanto in occasioni di estrema gravità da un preposto ordine sacerdotale.
La figura della Sibilla non rimane sempre la stessa, alcune volte era descritta con aspetto grottesco, tra questi ricordiamo la descrizione di Petronio sulla longevità della Sibilla, la raffigura come una vecchia decrepita e consunta, da essere ridotta a un misero esserino rinchiuso in una bottiglia che invoca disperatamente Thanatos (la Morte), perché venga finalmente a liberarla da una lunghezza di vita disperata, beffardo dono di Apollo, al quale il dio non volle associare l’eterna giovinezza.
Da sempre l’uomo ha cercato di conoscere il futuro o di svelare verità inaccessibili, per cui si è affidato alle arti divinatorie o alle profezie.

Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

(Dante Alighieri, Paradiso XXXIII, 64-66)

Nel corso dei secoli questa illusione l’ha indotto a inventare e praticare numerosi sistemi di divinazione: la veggenza, l’osservazione di fenomeni naturali o di eventi straordinari.
I primi ad organizzare in maniera scientifica la ricerca di verità future furono i Caldei, ai quali è attribuita la costruzione dello Zigurat o Torre di Babele per osservare più da vicino le stelle.

Dorè – La torre di Babele – Wikipedia, pubblico dominio

Si spiegherebbe così l’affluenza a questo monumento magico di pellegrini di diversa provenienza i quali determinarono quella confusione chiamata “Babele di lingue”.
A conferma di questo istinto volto a svelare i segreti dell’avvenire c’è il fatto che personaggi illustri dell’antichità furono coinvolti in arti divinatorie. Ricordiamo fra questi Pitagora e Virgilio.

Nella società ellenica il padre di tutte le dottrine profetiche era ritenuto Orfeo ed erano famosi i Misteri eleusini.
Fra i tanti modi adottati nell’antichità per predire il futuro ricordiamo la batracomanzia che presumeva di cogliere messaggi significativi dalle movenze di una rana, la alettriomanzia che interpretava gli atteggiamenti di un gallo ammaestrato, la piromanzia che interpretava i bagliori di una fiamma, la gastromanzia che interpretava i rumori intestinali, la capnomanzia che leggeva il futuro nel fumo dei sacrifici.

La cosa incredibile è che molti Padri della chiesa ritennero che Dio si fosse servito delle Sibille per annunciare la venuta del Redentore, tant’è che queste profetesse sono state effigiate da molti artisti cattolici come Michelangelo nella Cappella Sistina.

Michelangelo – Sibilla Libica, Cappella Sistina – Wikipedia, pubblico dominio

Michelangelo – Sibilla Persica, Cappella Sistina – Wikipedia, pubblico dominio

Michelangelo – Sibilla Cumana, Cappella Sistina – Wikipedia, pubblico dominio

Michelangelo – Sibilla Delfica, Cappella Sistina – Wikipedia, pubblico dominio

Michelangelo – Sibilla Eritrea, Cappella Sistina – Wikipedia, pubblico dominio

Benedetto Gennari, Sibilla Persica Collezione Mainetti (Roma) – Wikipedia, pubblico dominio

Da tutto ciò è facile capire quanto spazio vi sia, oggi come allora, per la mistificazione e lo sfruttamento della credulità popolare, ma si può altresì capire quale suggestione eserciti sugli individui l’illusione di conoscere il futuro…

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: lestelledimia.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…