Le fonti storiche in cui si parla della stella di Betlemme e dei Magi si riducono in realtà al solo Vangelo di Matteo che, fra i quattro Vangeli canonici (gli altri tre sono quelli di Marco, Luca e Giovanni), è l’unico che ne parla. Il Vangelo di Luca, che pure è quello che si dilunga molto di più di tutti gli altri sui particolari della Natività, neppure menziona i saggi uomini che dall’Oriente vennero guidati da una stella fino alla presenza di Gesù per portargli doni. Eppure, entrambi i Vangeli furono composti nella seconda metà del I secolo d.C. Essi concordano in molte cose; sul fatto che Gesù nacque a Betlemme, che ciò accadde durante gli ultimi anni del re Erode il Grande, che la sua nascita fu preannunciata da un angelo. Ma solo in Matteo si parla di questo evento astronomico che guidò i Magi. Analizziamone il contenuto passo per passo.

Matteo 2,1–2
Essendo Gesù nato a Betlemme di Giudea ai giorni del re Erode, ecco, degli astrologi [i Magi] vennero da luoghi orientali a Gerusalemme, dicendo: “Dov’è il re dei giudei che è nato? Poiché vedemmo la sua stella [quando eravamo] in oriente e siamo venuti a rendergli omaggio”.

Il termine “in oriente”, che deriva da una traduzione letterale del testo greco (en ti anatoli) ε̉ν τη̣̃ α̉νατολη̣̃, secondo alcuni studiosi, tra cui il celebre archeologo biblico W. F. Albright, potrebbe celare un significato più profondo. Esso potrebbe anche significare “alle prime luci dell’alba” o “nelle luci dell’aurora” ponendo così in evidenza quando la stella era osservabile più che dove: cioè all’alba, al sorgere eliaco.

Un altro fatto interessante è che nei passi biblici non si parla di grotta, e non si parla neanche di stalla, ma di una “casa”, segno che dal momento della nascita al momento dell’adorazione dei Magi erano intercorsi parecchi mesi, mesi durante i quali il fenomeno astronomico era rimasto ben visibile agli astrologi.

Albrecht Dürer – Natività (L’adorazione dei Magi) – Wikipedia, pubblico dominio

Perciò, all’epoca del suo incontro con i Magi, Gesù poteva avere già diversi mesi. A indicare che non era più un neonato c’è il fatto che, quando i Magi non tornarono da Erode, questi ordinò l’uccisione di “tutti fanciulli di Betlemme e di tutti i suoi distretti, dall’età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era accuratamente informato dagli astrologi.” (Matteo 2,16).

Cosa era allora quel segno nel cielo? Dal testo biblico emerge subito una prima importantissima constatazione: Matteo non fa assolutamente cenno ad una cometa, ma parla di una stella nel senso generico del termine. Il simbolismo della cometa appare per la prima volta nell’iconografia cristiana all’inizio del XIV secolo. Nel 1301 Giotto da Bondone aveva osservato personalmente la fantastica apparizione della cometa di Halley e, nel 1304, quando dovette affrescare la Cappella degli Scrovegni a Padova, non resistette all’idea di disegnarla sulla scena della Natività. In numerosissimi altri dipinti dell’epoca essa appare quasi invariabilmente come una semplice stella o, tutt’al più, come un globo luminoso.

Giotto – Adorazione dei Magi – Cappella degli Scrovegni, Padova – Wikipedia, pubblico dominio

Quale fenomeno, dunque, può aver attirato l’attenzione dei Magi? Di seguito analizzeremo tutti i possibili casi che possono permettere una interpretazione astronomica di questo fenomeno.

Sulla natura del fenomeno astronomico narrato nel Vangelo di Matteo sono state avanzate numerose interpretazioni, a volte alquanto bizzarre. Comunque, le interpretazioni più attendibili si possono ricondurre in realtà a pochi eventi celesti, i quali vengono esposti di seguito.

 

  • Il pianeta Venere.

In certi periodi Venere presenta la particolarità di essere particolarmente brillante, al punto da penetrare con la sua luce le brume dell’orizzonte creando spettacoli a volte spettrali. Tuttavia è praticamente improbabile che i Magi, osservatori abituali dei suoi moti nel cielo e delle sue variazioni di luminosità, avessero intrapreso un così lungo viaggio solo per Venere (2).

  • L’ipotesi cometaria.

L’ipotesi di una cometa alla base del fenomeno riportato nel Vangelo di Matteo, prende soprattutto forza dopo la rappresentazione della cometa di Halley sulla scena della natività, che Giotto dipinse nel 1304 nella cappella degli Scrovegni a Padova.

Alcuni arrivarono ad ipotizzare che la stella che guidò i Magi potesse essere proprio la cometa di Halley (che si ripresenta nelle vicinanze della Terra ogni 76 anni circa), ma questa ipotesi cadde quando in base ai calcoli sul suo periodo si scoprì che la cometa era passata al perielio (il punto più vicino al Sole) esattamente il 10 ottobre del 12 a.C., data ritenuta troppo anticipata per la nascita di Gesù. Inoltre, una cometa così luminosa sarebbe stata certamente vista da tutti, anche da Erode, che non si sarebbe trovato nell’imbarazzo di doverne chiedere notizia ai Magi in privato.

Tra le migliaia di comete a periodo noto, non se ne conosce alcuna che sia passata vicino alla Terra nel periodo supposto per la nascita di Gesù. Si può quindi escludere l’ipotesi cometaria a meno che non si fosse trattato di una cometa a lunghissimo periodo, passata per una volta vicino alla Terra e mai più ritornata (a questa classe appartiene, ad esempio, la cometa Hale-Bopp, passata nelle vicinanze del nostro pianeta nel marzo-aprile del 1997).

 

  • Nova o Supernova.

In astronomia si definisce Nova (o Stella Nova) quella stella la cui luminosità aumenta improvvisamente per un tempo relativamente breve, fino a diventare 60-80 mila volte quella iniziale. In entrambi i casi (Nova o Supernova) la luminosità presenta un aumento repentino, un massimo, seguito da un lento declino fino a una magnitudine all’incirca uguale a quella precedente lo stato iniziale (nel caso delle Novae), o fino a scomparire del tutto alla vista (nel caso delle Supernovae).

L’ipotesi di una Nova alla base del fenomeno della stella di Betlemme fu formulata dall’astronomo polacco Johannes Keplero quando, il 9 ottobre 1604, fu testimone dell’esplosione di una supernova (battezzata poi come stella nova di Keplero) apparsa nella costellazione di Ofiuco. Questa supernova divenne per alcune settimane brillante come Venere, per cui Keplero pensò che un simile avvenimento potesse essere all’origine della stella descritta nel Vangelo di Matteo.

A sfavore di tale ipotesi giocano però alcuni fattori. Innanzi tutto, tale fenomeno è in realtà estremamente raro da osservarsi ad occhio nudo, dal momento che per essere visibile deve avvenire nella nostra galassia. Nessuna supernova è stata più osservata nella Via Lattea dai tempi di Keplero (3). Si stima che la frequenza media di un tale avvenimento all’interno della nostra galassia, sia di un evento ogni 400 anni. Un altro fattore che tende ad escludere l’ipotesi della stella Nova è che il periodo di massima luminosità va da pochi giorni a tre settimane circa, mentre il fenomeno osservato dai Magi durò molti mesi.

 

  • La congiunzione apparente planetaria.

È forse l’ipotesi che allo stato attuale gode di più credito tra gli studiosi di questo affascinante avvenimento. Anch’essa fu avanzata da Keplero, nel 1603. In quell’anno egli fu testimone di una stupenda congiunzione apparente tra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci. Ciò fece maturare in lui la convinzione che un tale fenomeno potesse avere avuto un profondo significato simbolico per i Magi. Partendo da questa base Keplero calcolò a ritroso la posizione dei due pianeti e si accorse che nell’anno 7 a.C. Giove e Saturno erano entrati in congiunzione apparente fino ad un grado di separazione angolare, misura corrispondente a due volte la grandezza della Luna piena. Ma, cosa più eclatante, ciò era avvenuto per ben tre volte di seguito in un anno e sempre nella stessa costellazione, quella dei Pesci, rispettivamente il 29 maggio, il 29 settembre e il 4 dicembre. Le congiunzioni triple tra Giove e Saturno si ripetono ogni 120 anni, ma ci vogliono circa 800 anni perché questo avvenga nella costellazione dei Pesci.

Questo fenomeno, dal punto di vista astrologico, è pregno di significati simbolici, i quali di certo non dovettero sfuggire ai Magi. Secondo lo scrittore rabbinico medioevale Isaac Abrabanel (o Abarbanel), la costellazione dei Pesci godeva di un significato assolutamente particolare per gli Ebrei. Per gli astrologi medioevali quella dei Pesci era considerata la “casa degli Ebrei”; Giove era considerato il pianeta dei re; Saturno era il pianeta protettore della Palestina. Questa interpretazione troverebbe conferma anche in Tacito, il quale identificava Saturno con la divinità che in Israele veniva adorata il giorno di sabato, Jahvèh Geova. Che Giove incontrasse Saturno sotto il segno dei Pesci per ben tre volte era un chiaro segno che un Re potente era comparso in Palestina. Inoltre questo fenomeno, protrattosi per un periodo di tempo così lungo, può benissimo aver accompagnato i Magi durante il loro viaggio verso la Giudea.

A corroborare invece la data del 2 a.C. ci furono alcuni eventi astronomici rilevanti, che furono descritti da astronomi cinesi e da numerosi autori classici perché in coincidenza con importanti celebrazioni avvenute a Roma per il 25° anniversario dell’incoronazione di Cesare Augusto (Ottaviano), durante le quali il Senato gli conferì il titolo di “Padre della Patria”, e che coincidevano anche con il 750° anniversario della fondazione di Roma. Il 17 febbraio del 2 a.C. Giove entrò in congiunzione apparente con Regolo, la stella più brillante della costellazione del Leone. Il 17 giugno dello stesso anno Giove e Venere furono in congiunzione apparente sempre nella costellazione del Leone. L’8 maggio Giove si avvicinò per la terza volta in pochi mesi a Regolo. Il 27 agosto, infine, Giove, Marte, Venere e Mercurio si trovarono tutti raggruppati in una piccola zona sempre nella costellazione del Leone. Anche questi ultimi eventi acquistano un profondo significato simbolico dal punto di vista astrologico. La costellazione del Leone, la prima dello Zodiaco, governata dal Sole, rappresentava il potere dei sovrani. La sua stella più brillante, Regolo, derivava il suo nome proprio dal suffisso latino rex (= re) ed era considerata la stella che proteggeva i sovrani. Giove era considerato il dio protettore dell’impero e Venere era ritenuta la madre della famiglia Augusta. Il fatto che tutti questi oggetti celesti si incontrassero il 17 giugno del 2 a.C. con la Luna piena (sacra a Giove) nella costellazione del Leone, non deve essere certamente sfuggito a coloro che osservavano il cielo per trarre buoni auspici e per avere più ampie conferme della benevolenza degli dèi verso il tanto acclamato imperatore.

Lontano da Roma e dal suo potere, l’evento può essere stato interpretato in relazione all’avvento di un nuovo regno, forse non necessariamente di origine terrena, e alla nascita di un nuovo re. Un’altra profezia facente riferimento alla nascita di Gesù è quella di Numeri 24, 17

Una stella certamente verrà da Giacobbe, e uno scettro si leverà da Israele.”

La stella (significato simbolico) è riferita inizialmente al re Davide, ma viene applicata successivamente dalle profezie di Geremia 23,5 e di Ezechiele 21,27 allo stesso Gesù Cristo, il quale, secondo le genealogie esposte nei Vangeli di Matteo e di Luca, è un diretto discendente del re Davide. Anche in questo caso, la nascita di un re, celeste, viene dunque metaforicamente rappresentata dall’apparire di una stella.

  • Chi erano i Magi?

La tradizione e l’arte religiosa menzionano spesso la figura di tre “Re Magi” che furono condotti da una stella al luogo della nascita di Gesù. In realtà il angelo di Matteo parla dei Magi al plurale, ma senza menzionarne il numero e senza affermare che fossero re persiani, come qualcuno sostiene. In effetti queste idee si diffusero a partire dal VI secolo, grazie ad una versione armena che riprendeva la storia della natività e che per prima menziona il numero dei Magi come pure i loro nomi (Melchiorre, Gaspare e Baldassarre). Chi erano allora i Magi?

Il termine greco originale che traduce la parola Magi è Μάγοι, (= Maghi). Secondo lo storico greco Erodoto (V secolo a.C.) i Magi erano in origine una delle sei tribù in cui si era diviso il popolo del Medi (I, 101). Successivamente, presso i Persiani il nome aveva assunto il significato generico di “sacerdoti”. Un rinomato dizionario biblico riporta quanto segue: “[I Magi] asserivano di interpretare i sogni, e avevano l’incarico ufficiale dei sacri riti…erano, in breve, la classe dotta e sacerdotale, e avevano, si supponeva, l’abilità di trarre dai libri e dall’osservazione delle stelle una percezione soprannaturale di eventi futuri…Ricerche successive tendono a considerare Babilonia piuttosto che la Media e la Persia il centro dell’attività dei Magi. In origine i sacerdoti Medi non erano chiamati Magi…Dai Caldei ereditarono tuttavia il nome di Magi riferito alla casta sacerdotale, e così si spiega quanto dice Erodoto secondo cui i Magi erano una tribù della Media.”

I Re Magi in viaggio scolpiti nella facciata del Duomo di Fidenza; sopra al bassorilievo i tre nomi: Caspar, Baltasar e Melchior. – Wikipedia, pubblico dominio

I Magi erano quindi in realtà sacerdoti e astrologi, secondo alcuni studiosi, provenienti dalla città di Sippar, dove esisteva una rinomata scuola di astrologia. Un testo arabo, conservato alla Laurenziana di Firenze li ricollega addirittura al culto di Zarathustra, fondatore della dottrina del mazdeismo, del magismo e delle pratiche esoteriche. Questo collegamento viene confermato da un testo apocrifo risalente al medioevo, il cosiddetto “Vangelo Arabo sull’Infanzia del Salvatore” dove si legge: “Nato il Signore Gesù a Betlemmee di Giuda, al tempo del re Erode, ecco che dei Magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaradusht, portando seco dei doni…”. A ragione dunque Giustino Martire, Origene e Tertulliano, nel leggere il passo riportato nel Vangelo di Matteo 2,1, considerarono i magòi degli astrologi. Lo stesso Tertulliano nella sua opera De Idolatria, al capitolo IX, scrive: “Conosciamo la mutua alleanza fra magia e astrologia. Gli interpreti delle stelle furono dunque i primi a…presentare [a Gesù] doni.”

 

  • La stella di Betlemme nelle Sacre Scritture: le possibili risposte.

Al di là di tutte le supposizioni che si potrebbero fare, le Sacre Scritture rimangono comunque la fonte privilegiata da cui trarre informazioni sull’affascinante e misterioso fenomeno della stella di Betlemme. Dall’analisi asettica del libro di Matteo però emergono delle profonde incongruenze con le tradizioni natalizie che la storia ci ha tramandato, incongruenze che fanno assumere a questo fenomeno celeste una connotazione più sinistra che divina.

Uno degli scritti apocrifi più famosi, il Protovangelo di Giacomo, composto agli inizi del II secolo d.C., al capitolo 21 così descrive il fenomeno visto dai Magi (6):

«I Magi dicevano: ‘Dov’è nato il re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell’Oriente e siamo venuti ad adorarlo’… Erode interrogò i Magi dicendo: ‘Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?’ I Magi risposero: ‘Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. E così abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele’.».

La descrizione della stella vista dai Magi fa sorgere una domanda legittima: se la stella era così brillante da oscurare con la sua luce quelle vicine, come mai solo gli astrologi videro quel segno? Come mai a Gerusalemme nessuno l’aveva vista?

A questo riguardo, se si tiene conto del fatto che i Magi altro non erano che astrologi, l’enfasi data alla sua luminosità potrebbe essere puramente simbolica, da mettersi in relazione solo con ciò che essa avrebbe rappresentato: la nascita del più grande Re in Israele. Per questo essi intrapresero quel lungo viaggio da Babilonia a Betlemme.

Il fenomeno astronomico osservato dai Magi doveva quindi essere importante dal punto di vista astronomico ma non certo eclatante se visto da una persona normale. Da perfetti studiosi e conoscitori dei fenomeni celesti quali erano allo scopo di trarne previsioni, essi avevano visto in questo segno astronomico più un significato simbolico che un significato reale, mentre a livello popolare esso poteva passare inosservato.

Quindi è legittimamente possibile affermare che: la stella di Betlemme potrebbe non essere stato un vero e proprio oggetto celeste, ma piuttosto una configurazione planetaria interpretabile in chiave astrologica esclusivamente dai Magi.

Un’altra incongruenza tra il testo biblico e le tradizioni natalizie riguardano il ruolo svolto dalla stella di Betlemme. Infatti, se si leggono attentamente i passi del Vangelo di Matteo alla luce dell’intero contesto biblico e li si paragonano alle odierne tradizioni natalizie, ci si accorge subito che ci sono delle profonde discordanze. Le tradizioni vogliono la stella come un segno divino, mandato da Dio a guidare i Magi affinché potessero andare a rendere omaggio a suo figlio Gesù. Eppure in tutte le Sacre Scritture l’astrologia viene considerata una pratica abominevole, demonica. Come si conciliano le due cose?

Questo ragionamento ci conduce ad una domanda: se l’astrologia era considerata da Dio e dai profeti della Bibbia come una pratica abominevole e demonica, perché Dio avrebbe affidato a degli astrologi un segno nel cielo per evidenziare la nascita di suo figlio Gesù sulla Terra? Come mai solo gli astrologi videro quel segno?

Se si analizzano gli avvenimenti che quella stella mise in moto si può notare che la sua apparizione potrebbe avere a che fare con un progetto che mirava ad uccidere Gesù prima che egli potesse assolvere il suo mandato divino. Matteo narra che la stella guidò i Magi prima a Gerusalemme da Erode, e solo in un secondo tempo li condusse a Betlemme da Gesù. Dopo aver presentato i loro doni i Magi sarebbero dovuti tornare da Erode per dirgli dove si trovava il bambino. Ma, secondo il racconto biblico, Dio intervenne facendo prendere agli astrologi un’altra strada. Disse poi a Giuseppe di fuggire in Egitto, perché Erode voleva uccidere Gesù. (Matteo 2,1–15). Quali conclusioni si possono quindi trarre da queste argomentazioni?

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Stralcio testo tratto dalla pagina: archaeoastronomy.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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