Sitchin ipotizza che il dio Marduk, a seguito della morte di suo fratello Dumuzi di cui viene incolpato, sia stato imprigionato all’interno della Grande Piramide con l’intento di lasciarlo lì a morire. A proposito di ciò, A. Demontis scrive:

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LA PRIGIONIA DI MARDUK

La statua di Marduk raffigurata su un sigillo cilindrico del re babilonese Marduk-zakir-shumi del IX secolo a.C. – Disegno tratto da: Franz Heinrich Weißbach (1903), Miscelle babilonesi. Pubblicazioni scientifiche della German Orient Society 4, p. 16. – Wikipedia, pubblico dominio

La storia della prigionia di Marduk ci viene raccontata da 2 testi, il Marduk Ordeal e il festival Akitu che, se messi in relazione alla guerra tra Ninurta e Azag (Marduk), fungono da ‘epilogo’ di questo mito. La mia convinzione di poter collegare questi miti tra loro nasce dal fatto che il mito della guerra contro Ninurta finisce con Marduk/Azag portato al cospetto degli dei per essere giudicato.

Ebbene il mito chiamato “Marduk’s Ordeal – the tribulations of Marduk” ci racconta proprio di questo processo. Purtroppo è quasi impossibile reperire il testo originale, ma è possibile trovare alcuni commentari. Per questa analisi mi sono servito della versione di Lishtar, una studiosa creatrice del portale ‘Gateways to Babylon’, e del commentario di Tikva Frymer-Kensky. Il commentario di Lishtar è basato sul lavoro di Jacobsen e Kramer, dunque su lavori ortodossi; quello di Frymer-Kensky si basa sulle prime versioni di Zimmerman e di Jensen, altri due rinomati specialisti in mitologia e linguistica del medioriente.

È bene specificare che il testo è estremamente frammentario, e dunque anche nella versione più completa, quella rinvenuta da fonte assira (nella quale compare il nome Asshur anzi che Marduk), vi sono decine di punti vuoti che non permettono di esaminare la parte del processo vero e proprio. Nella parte meno frammentaria abbiamo che Marduk viene chiamato ‘il criminale’, cioè ne è già stata dichiarata la colpevolezza.

Nel mito leggiamo che il verdetto emesso nei confronti di Marduk è ‘giusto’, nonostante egli cerchi di discolparsi e gridi ‘non sono un criminale – non mi costringerete a giurare’. C’ è inoltre un riferimento a suo figlio (Nabu) il quale viene messo a guardia della cittadella (Babilonia?) al posto del padre condannato. Shamash e Adad sembrano essere le due guardie che lo scortano alla sua ‘prigione’.

Marduk viene condotto quindi al ‘fiume del processo’, e successivamente al ‘tempio della sua prigionia’. Il tempio di Marduk, l’Esagila, viene depredato di tutte le pietre, dell’oro, e di tutti i simboli di potere, i quali portati nei templi degli altri dei.

Marduk viene rinchiuso senza acqua né cibo in un posto non precisato, e a questo punto abbiamo l’apparire di una figura femminile in difesa di Marduk. Gli studiosi hanno generalmente identificato questa ‘Lady of Babylon’ con Inanna, nonostante questa dea in altri punti del testo venga chiaramente definita ‘Lady of Uruk’. Infatti era Uruk la città di Inanna, la quale non fu mai venerata direttamente a Babilonia, al contrario di quanto sostengono alcuni studiosi. Come in epoca sumera Inanna aveva preso gli attributi di Ninmah, a Babilonia la Inanna che compare è la rappresentazione di un’altra dea.
La mia ipotesi è che questa dea sia Sarpanit, moglie di Marduk, la quale in effetti viene venerata a Babilonia con una statua nell’ E.Kua, il santa sanctorum dell’ Esagila.

Sarpanit prega Sin e Shamash di non uccidere il marito, e va alla sua ricerca piangendo. Marduk è rinchiuso in una ‘camera’ senz’ acqua, e qui dobbiamo chiederci: cosa era questa ‘camera’? Dove era collocata? La mia ipotesi è che si trattasse della camera contenuta nella ‘montagna’ dalla quale Marduk aveva condotto la guerra contro Ninurta, la stessa camera, per intenderci, nominata della parte dell’Inno dei templi rivolta a Ningiszhidda:

«Oh luogo innalzato in antichi tempi, costruito in sapiente maniera, dalla camera silente che dirige / proietta il rossastro»

A questo punto abbandoniamo il testo del processo di Marduk per scoprire cosa avvenne dopo. Troviamo la conclusione della storia nello svolgimento del festival Akitu di Babilonia, il quale era una cerimonia che durava circa un mese durante la quale venivano raccontate le gesta del dio.

Il commentario di Wolkstein, Kramer e Frankfort ci informa che ‘Bel-Marduk fu confinato nella montagna’, il termine usato però non é il classico KUR, ma il già visto HUR.SAG, con il significato di ‘montagna principale’. Questo termine è alla base della diatriba nata nella interpretazione del mito della morte e resurrezione di Marduk, infatti mentre Langdon e Zimmerman identificano questa Hursag nella ‘montagna cosmica’ del ‘mondo di sotto’, e quindi come un riferimento al fatto che Marduk fosse morto, altri autori come Jensen considerano questo come un mero riferimento geografico, se pur ad uso teologico.

A mio avviso nessuna delle due ipotesi è esaustiva della situazione, poiché entrambe basate sulla interpretazione teologica. Dire che Marduk era scomparso, pur mettendolo in relazione al significato di HURSAG come ‘montagna’ non implica che questa montagna fosse quella del ‘mondo di sotto’. Questa convinzione mi viene soprattutto dal fatto che Ninurta regala una ‘hursag’ a sua madre Ninmah, e da quel momento la nomina Ninhursag, ma Ninmah non è mai una divinità legata al ‘mondo di sotto’….

A. Demontis (www.gizidda.altervista.org)

Stralcio testo tratto dalla pagina di Facebook: Le Cronache Terrestri – Anunnakisulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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