Non si può parlare di un’origine dell’astronomia. Babilonesi, Maya, Egiziani, Fenici, Cinesi ed altri hanno lasciato tracce delle loro esperienze astronomiche sviluppate autonomamente.
I popoli primitivi si occupavano principalmente del computo del tempo per cui troviamo calendari con giorni e mesi lunari, definiti dall’intervallo di due noviluni o due pleniluni, in diverse regioni della Terra ed in diverse epoche.
Anche il problema dell’orientamento dovrebbe avere interessato i popoli primitivi; un problema facilmente risolvibile conoscendo i moti del Sole e la posizione delle Stelle. Il punto cardinale Est era ritenuto da molti sacro proprio per il fatto che da quella direzione sorge il Sole; molti templi e molte chiese sono orientati lungo la direzione Est-Ovest Per potersi orientare con le stelle occorreva conoscerle, ed è per questo che si cominciò a riunirle in gruppi, le costellazioni, ai quali gli antichi hanno dato il nome dei loro miti, delle loro leggende e dei loro Dei.
Spesso veniva utilizzato Venere, il più appariscente dei pianeti, che, per la sua alternanza nell’apparire all’alba o al tramonto, veniva a volte scambiato per due oggetti diversi.

L’Astronomia presso i Babilonesi

Kudurru babilonese (stele) del periodo cassita –
BnF Museum, Parigi – Wikipedia, pubblico dominio

L’Astronomia presso questo popolo della Mesopotamia era affidata ai Caldei che rappresentavano la casta sacerdotale dei Babilonesi e avevano mansioni di osservazione del cielo soprattutto per fini astrologici e religiosi. Sapevano predire, con una certa approssimazione, i moti diretti e retrogradi dei pianeti, le loro congiunzioni e, soprattutto, erano già capaci di calcolare gli istanti delle eclissi di Luna. Fra le tavolette di argilla ritrovate negli scavi archeologici ne sono state rinvenute alcune raffiguranti il cielo stellato su cui erano tracciate le figure di qualche costellazione. Il calendario babilonese era regolato dal novilunio, con 12 mesi lunari in un anno solare ed un tredicesimo mese in aggiunta di tanto in tanto, quando lo si riteneva opportuno

Per quel che riguarda i pianeti, i Caldei eseguirono osservazioni dei loro moti tra le stelle, lungo quella che essi chiamavano “via del Sole”, il nostro Zodiaco. In antiche tavolette si trovano spesso menzionati i cinque pianeti visibili ad occhio nudo, posizionati rispetto alla Luna, alle stelle o al Sole.Alle comete, alle meteore ed ai bolidi veniva poi data una enorme importanza astrologica e per questo, ad ogni loro apparizione, venivano seguite con molto interesse.

L’Astronomia presso i Maya
Dalle iscrizioni rinvenute su monumenti dell’America centrale possiamo dedurre come alcune popolazioni del Messico, ad esempio i Maya, raggiunsero  un grado di civilta` e cultura paragonabile a quello dei Babilonesi, degli Assiri e degli Egiziani. Per queste popolazioni centroamericane l’astronomia era una scienza particolarmente coltivata. Pur non essendo a conoscenza della forma della terra, i Maya conoscevano le cause delle eclissi, sapevano usare lo gnomone e sapevano calcolare i momenti dei solstizi e degli equinozi

L’Astronomia presso gli Egizi
Gli Egizi avevano un calendario diviso in dodici mesi e in giorni di 24 ore. Anche le conoscenze astronomiche rispondevano a delle esigenze pratiche e concrete come la previsione delle stagioni delle piene o il calcolo dei giorni in cui compiere i riti sacri e celebrare le festività religiose. Per misurare il tempo gli astrologi egizi seppero costruire degli strumenti molto precisi come le clessidre e gli orologi solari o ad acqua.

L’Astronomia presso i Cinesi -L’antica astronomia cinese è famosa in tutto il mondo per l’accuratissima registrazione e la costanza nel tempo delle osservazioni celesti; osservazioni talmente precise da costituire probabilmente la migliore cronaca astronomica dal 2000 a.C. fino ai nostri giorni. I loro studi sui moti della Luna e del Sole, compiuti da un osservatorio astronomico fatto costruire nel 2608 a.C. dall’imperatore Hoang-Ti, avevano come scopo principale quello di elaborare e correggere l’allora carente calendario. Gli astronomi della corte reale erano responsabili direttamente con la loro stessa vita delle previsioni che facevano. Essi rivolgevano particolare attenzione ad avvenimenti come l’apparizione di una cometa, l’esplosione di una nova le congiunzioni planetarie ed ovviamente le eclissi di Sole e di Luna. La ripartizione del cielo comprendeva 250 costellazioni la più famosa delle quali è la costellazione del Dragone, divenuta in Cina talmente importante da diventare simbolo nazionale.

L’Astronomia presso i Greci
Parlare di astronomia presso gli antichi Greci vuol dire percorrere alcune delle tappe fondamentali di questa scienza, soprattutto nella costruzione della struttura dell’Universo. 

TALETE -I primi fondamenti astronomici greci pare debbano essere fatti risalire al 600 a.C. quando Talete di Mileto, a capo della “scuola ionica”, insegnava sulla sfericità della Terra, sul fatto che la Luna è visibile solo poiché riflette i raggi solari, affermando anche che le stelle del cielo erano fatte di “fuoco”.
ANASSIMANDRO –Della scuola ionica fece parte anche Anassimandro, che, completando gli studi del predecessore, fu il primo a fare delle osservazioni celesti utilizzando strumenti come lo gnomone (pare da lui stesso inventato).
PITAGORAIntorno al V secolo a.C., nel centro della cultura mondiale di quel tempo, per mano di Pitagora, nasce e si sviluppa la omonima scuola alla quale si attribuiscono le prime idee sui moti, di rotazione e di rivoluzione, della Terra
PLATONE –Fra il 429 ed il 347 a.C., appare una figura che lascerà una notevole traccia del suo passaggio: Platone. Ecco come il grande filosofo descrive, nel “Timeo”, l’Universo: “…ed Egli (Dio) lo fece tondo e sferico, in modo che vi fosse sempre la medesima distanza fra il centro ed estremità….e gli assegnò un movimento, proprio della sua forma, quello dei sette moti. Dunque fece che esso girasse uniformemente, circolarmente , senza mutare mai di luogo….; e così stabilì questo spazio celeste rotondo e moventesi in rotondo” Quello di Platone era dunque un sistema geocentrico, a sfere concentriche.
ARISTOTELE (330 a.c.)-Aristotele aveva diviso il cosmo in due parti: la prima perfetta e incorruttibile, quella oltre alla Luna, costituita da sfere concentriche ove erano incastonati i pianeti e le stelle; l’altra, sublunare, costituita dal mondo caotico e corruttibile, formata da quattro sfere (Terra, Acqua, Aria e Fuoco) in cui l’ordine era solo una tendenza per ogni cosa. Un sistema questo geocentrico ed incorruttibile, che resistera` per ben 18 secoli, fino cioe` alla teoria copernicana. Prima di Copernico, però qualcuno, aveva già tentato di ipotizzare un Universo costruito con un sistema eliocentrico. Fra questi, degni di nota, troviamo Aristarco ed Eraclide facenti parte della scuola alessandrina che avevano già idea della natura stellare del Sole e della distanza infinitamente grande delle stelle.
ERATOSTENE (240 a.C)-Un altro “astronomo” della scuola alessandrina degno di nota fu Eratostene, il primo a tentare di calcolare la grandezza della Terra con metodo scientifico, osservando la posizione del Sole nel cielo a diverse latitudini. Egli in un giorno di solstizio d’estate, misuro` l’angolo che i raggi del Sole formavano con la verticale del luogo nella citta` di Alessandria. Sapendo che  a Siene (la moderna Assuan), in quello stesso istante il Sole era esattamente allo Zenit e conoscendo la distanza delle due citta`, riusci`, col calcolo, a trovare la lunghezza del meridiano che le congiungeva, visto che Syene ed Alessandria si trovano quasi alla stessa longitudine. Il valore che ne ricavo` fu 250′000 stadi equivalenti a quasi 40′000 chilometri, molto vicino al valore reale Il primo vero e proprio astronomo di quel periodo fu però Ipparco di Nicea (194-120 a.C.), scopritore della precessione degli equinozi. Confrontando le sue osservazioni con quelle dei suoi predecessori egli scoprì degli spostamenti di lieve entità che potevano essere rilevati solo con osservazioni fatte a distanza di molto tempo le une dalle altre e che espose nella sua celebre opera “Spostamenti dei punti dei solstizi e degli equinozi”.
TOLOMEO (II sec.d.C.)-Claudio Tolomeo, nato ad Alessandria d’Egitto, fu l’ultimo rappresentante dell’antica astronomia greca. Raccolse tutto lo scibile astronomico dei suoi tempi, coordinato ed arricchito con le sue esperienze, e lo espose nella sua opera principale, l’Almagesto. Il sistema tolemaico poneva la Terra al centro dell’universo ed i pianeti, compresi il Sole e la Luna, ruotanti intorno ad essa. In questo sistema Tolomeo negava anche la rotazione della Terra intorno al proprio asse, essendo il movimento diurno proprio della sfera celeste. Di questo sistema Dante Alighieri fece l’impalcatura del suo ‘Paradiso’. Ma non solo. Esso continuò ad essere insegnato nelle scuole del tempo anche dopo le innovazioni di Copernico, Keplero e Galileo fin quasi ai primi del settecento.


Dopo Tolomeo, per ben quattordici secoli, la scienza astronomica non fece più progressi.

Il decadimento dell’Impero romano e la netta scissione tra Europa occidentale e orientale che lo caratterizzò, contribuirono a far sì che in occidente si dimenticasse quasi completamente il bagaglio scientifico dei greci. Inoltre la diffusione del cristianesimo portava con sé una tendenza a interpretare letteralmente la Bibbia. Nel libro della Genesi sono riportate ingenue nozioni astronomiche prese a prestito da altri popoli. Affermazioni di questo tipo non furono particolarmente dannose per il popolo ebreo che non aveva mai avuto un grande interesse per l’astronomia, ma determinarono un grave regresso e rallentamento dello sviluppo di questa scienza in occidente

Bisogna attendere Galileo Galilei ( Pisa 1564 – Firenze 1642) per attuare una svolta fondamentale a riguardo del concetto biblico della terra ferma, considerata immobile dalla teologia cristiana di cui S. Tommaso D’ Aquino (1225-1274) fu il piu’ noto depositario

COPERNICO

Niccolò Copernico, copia di un vecchio dipinto del 1575, oggi in possesso della Biblioteca di Stato di Cracovia – Wikipedia, pubblico dominio

Nicola Copernico (1473-1543), fu un grande astronomo polacco che per primo mise in dubbio il sistema geocentrico delle teorie di Aristotele e di Tolomeo.  Nella sua opera principale,  De Rivolutionibus Orbium Coelestium, Copernico discute la concezione geocentrica tolemaica  e propone la sua teoria eliocentrica Copernico presenta  innanzitutto tre postulati fondamentali: la forma sferica dell’Universo, la sfericità della Terra e i moti dei pianeti che devono essere composti da moti circolari uniformi La  sua più importante innovazione fu quella di riuscire a liberarsi dal pregiudizio Giovanni Keplero nacque quasi un secolo dopo Copernico. che le orbite dei pianeti dovessero essere necessariamente circolari o comunque composte da moti circolari. Egli infatti, oltre a riaffermare l’ipotesi eliocentrica, fu il primo a proporre un modello di orbite ellittiche per descrivere il movimento dei pianeti intorno al Sole.

Scenographia Systematis Copernicani (Il sistema copernicano) – Wikipedia, pubblico dominio

Il colpo mortale alla teoria aristotelico-tolemaica fu inferto da Galileo Galilei. Egli scrutando il cielo con un telescopio, strumento appena inventato, notò i satelliti che orbitavano intorno a Giove, da cui ebbe l’intuizione che non tutti i corpi celesti dovevano necessariamente orbitare intorno alla Terra. Inoltre constatò che: la superficie della Luna presenta asperità, rilievi e crateri e non è perfettamente sfericasulla superficie del Sole si notano macchie che dimostrano che la materia dei corpi celesti può subire cambiamenti.

Fu Newton con la sua “legge della gravitazione universale” a spiegare che è la gravità a far muovere la Luna intorno alla Terra e i pianeti intorno al Sole.

Stralcio testo tratto dalla pagina cabrinitaranto.it  sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…   

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