Jacob van Maerlan – Rappresentazione medievale di un’arpia – Wikipedia, pubblico dominio

Esiodo le considera figlie di Taumante e della ninfa oceanica Elettra, quindi sorelle della dea Iride. Sono rappresentate come mostruose donne provviste d’ali oppure come uccelli dalla testa femminile. Hanno artigli aguzzi. Si diceva che abitassero le isole Strofadi, nel Mar Egeo. Più tardi, Virgilio le pone nell’anticamera degli Inferi, con gli altri mostri.

Esistono due diverse tradizioni che le riguardano. Nella prima, l’omerica, erano simili ai venti di tempesta come indicano i loro nomi Aello (“urlo”), Ocipe (“volo veloce”), Celeno (“oscurità”) e Podarge (“piè veloce”).
Podarge si unì al dio del vento Zefiro, e generò i cavalli immortali Xanto e Balio che passarono poi ad Achille. Si considerava anche madre dei cavalli di Diomede (o dei Dioscuri), Flogeo e Arpago.

Le Arpie avevano una parte nella leggenda di Pandareo.
Mentre Afrodite si era ritirata con Zeus sull’Olimpo, per chiedergli di trovare alle figlie di Pandareo mariti adatti, le Arpie rapirono le fanciulle, le nascosero e più tardi le affidarono alle Erinni che le fecero soffrire in punizione dei peccati del loro padre.

Ma la leggenda in cui svolgono la funzione più importante è quella che riguarda la piaga di Fineo, il re tracio che diede ospitalità agli Argonauti durante il loro viaggio verso la Colchide. Svolazzando nella sala dove banchettava Fineo, le Arpie si impossessarono del suo cibo e insudiciarono il suo tavolo con i loro escrementi. Fineo fece un accordo con gli Argonauti consentendo di profetizzare il loro futuro se l’avessero liberato da quel flagello. Calaide e Zete, gli alati figli di Borea, si levarono con la spada in mano e inseguirono le Arpie fino alle isole Strofadi nel Mar Egeo dove Iride intervenne e promise che le Arpie sarebbero ritornate alla loro caverna sul monte Ditte a Creta e mai più avrebbero molestato Fineo.

I figli di Borea salvano Fineo (seduto) dalle Arpie. Cratere a colonna attico a figure rosse, ca. 460 a.C. Da Altamura. – Wikipedia, pubblico dominio

Secondo un’altra tradizione inseguitori e inseguiti non fecero mai ritorno e morirono di fame e il fiume Arpide (il Tigri), nel Peloponneso, ebbe questo nome perché una di loro cercando di fuggire da Calaide e Zete annegò nelle sue profondità.

Le arpie in una illustrazione di Gustave Doré per la Divina Commedia – Wikipedia, pubblico dominio

Enea incontrò l’arpia Celeno alle Strofadi dove gli predisse che i suoi Troiani avrebbero raggiunto la nuova terra soltanto quando la fame li avrebbe spinti a mangiare persino le mense. Insieme alle sue compagne si impossessò del cibo dei Troiani e poiché le loro piume di acciaio erano più dure delle spade, fu impossibile scacciarle.

 

François Perrier – Enea e i suoi compagni che combattono le Arpie – Wikipedia, pubblico dominio

.

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…