L’Aquario da una stampa del 1550 del Liber Astronomiae di Guido Bonatti – Wikipedia, pubblico dominio

Viviamo in tempi impetuosi. È quasi l’Era dell’Acquario e, nel caso non ve ne foste ancora accorti, siamo al “giro di boa” del vecchio paradigma.

Le polverose idee sulle origini umane, l’origine della religione e l’origine della vita hanno cominciato a sbriciolarsi.
Vedere l’Uomo come il prodotto di cause naturali non regge più, ammesso che l’abbia mai fatto. 
L’evoluzione di Darwin va contro i nostri più fondamentali “doni” come esseri umani: la nostra Coscienza e la natura intuitiva. La fisica di Newton non spiega più i misteri della realtà, né lo fanno i dogmi religiosi di un tempo, che obbligavano a credere, perché “bisognava” farlo.

Con l’avvento del nuovo paradigma, noi ora possiamo guardare alle vecchie domande e al mistero della vita da un punto di vista libero dai pregiudizi che un tempo ci limitavano. E gli “attivisti” del nuovo paradigma hanno realizzato un particolare tipo di liberazione…

Molti ricercatori e scrittori prominenti hanno ridefinito molte credenze sulla creatura umana, su chi siamo e da dove veniamo. Sono loro, i “revisionisti” dell’Era dell’Acquario: attraverso ricerche di studio, intuizioni e teorie provocatorie, hanno dipinto un nuovo ritratto dell’uomo e delle sue origini.
Una delle “revisioni” principali, è quella che extraterrestri tecnologicamente avanzati siano responsabili della presenza dell’umanità sulla Terra, una nozione che riempirebbe alcuni buchi (forse dovremmo dire voragini) della teoria dell’evoluzione, in particolare quello dell’anello mancante.
Secondo il nuovo paradigma spiegato dai revisionisti, gli dèi dell’umanità e la loro interazione con i protagonisti delle Sacre Scritture mediorientali, sono incontri con extraterrestri, esseri usciti dalla luce abbagliante di un’astronave invece che dall’aura del Divino.

Avevamo sempre interpretato questi visitatori come esseri paradisiaci. E lo sono davvero, solo che vengono dai “cieli”, piuttosto che dal “Cielo”. Il Dio dei nostri padri e i suoi emissari angelici, spiegano studiosi come Zecharia Sitchin, erano alieni: super scienziati con l’abilità di progettare geneticamente e creare specie come l’Homo Erectus e l’Homo Sapiens.
Questi extraterrestri potrebbero aver creato completamente l’umanità come razza di schiavi e come fonte di materiale genetico, allo scopo (almeno inizialmente) di poter perpetuare la loro stessa esistenza.
L’intervento degli alieni spiega l’anello mancante nella catena dell’evoluzione umana, essendo stato “saltato” il processo evolutivo.

Enlil e Ninlil – Wikipedia, pubblico dominio

Nelle straordinarie interpretazioni degli antichi testi sumeri, Sitchin scrive del dio sumero Enlil e di suo figlio Enki, a capo dei primi esperimenti genetici di “creazione” umana. Quello che iniziò come un gruppo di lavoratori schiavi non in grado di riprodursi, secondo Sitchin, finì come il mostro di Frankenstein: le creature umane si fecero valere. Enki andò poi contro i desideri di suo padre, dotando di capacità riproduttive i prototipi umani. Il resto è storia.
E i “contatti divini” tra creatore e creazione formarono gli episodi delle “rivelazioni” che solo ora riusciamo a vedere come la base della prima esperienza religiosa occidentale.
Sitchin, con il libro “Il dodicesimo Pianeta, Cronache della Terra e Incontri Divini“, piombò improvvisamente sulla massa di scrittori/ricercatori, proponendo che l’origine dell’uomo e le vestigia di un’antica storia planetaria sarebbero state letteralmente nelle stelle e non nel Giardino dell’Eden, nei convenzionali scenari Darwiniani o nelle nebbie dimenticate di una civiltà preistorica avanzata, come propone frequentemente nei suoi scritti. 
Il “corpus” di lavoro Sitchiniano (sul quale lo studioso ha lavorato per decenni) è completamente dedicato a supportare – e documentare – questa proposta di progenie aliena, sostenuta dal suo considerevole talento come orientalista e traduttore di testi antichi.
Altri ancora la pensano come lui. Erich Von Däniken, per esempio, ha fatto probabilmente più di qualunque altro per rendere popolare l’idea di un antico coinvolgimento di esseri extraterrestri nella storia del nostro pianeta. Il suo libro “Chariots of the Gods” ha venduto milioni di copie.

Un altro importante “revisionista” è lo studioso statunitense Robert Temple. Il suo libro “Il Mistero di Sirio“, un’opera che tratta vari argomenti e dalla quale si arguisce che gli esseri umani sono incroci fra una scimmia ora estinta e un essere divino/alieno con qualità umane, è stato uno studio d’impatto che ha seguito pari passo il lavoro di Sitchin.

Anche Temple aveva impiegato diversi anni per poter rivelare le “impossibili” conoscenze astronomiche (inerenti specialmente il sistema binario della stella Sirio) della tribù africana dei Dogon, nel Mali, presso i quali aveva soggiornato a lungo; racconta che ne sono in possesso fin da tempi immemorabili. Temple presenta la storia di un intervento extraterrestre e propone che l’uomo sia un ibrido alieno, influenzato anticamente da creature anfibie (i “Nommo”) provenienti dal Sistema di Sirio.
Alan Alford raccoglie a sua volta la “torcia” di questa Maratona investigativa, scrivendo “Dei del Nuovo Millennio“, in cui le divinità dell’umanità erano una super-razza in carne e ossa. Alford sembra aver trovato l’anello mancante di Darwin, spiegando l’improvvisa apparizione dell’Homo Sapiens 200.000 anni fa, una creatura con un cervello il 50% più grande del suo antenato precedente. Secondo Alford, gli dèi intervennero mediante l’ingegneria genetica per creare l’uomo “a loro immagine” e come razza di schiavi.
Il considerevole talento di Sitchin, come interprete e traduttore di testi antichi, ha fatto di lui una specie di semidio per i suoi sostenitori (compresa la sottoscritta), mentre continua ad essere considerato con sufficienza dalla scienza ufficiale, che lo considera al massimo uno scrittore dotato di molta fantasia, senza tuttavia attaccarlo. È difficile congedare, dopo tutto, un uomo che può leggere le antiche scritture sumere, anche se dice che sono sugli alieni… E così, s’è formato intorno al venerabile studioso un seguito di discepoli, tra cui seguaci come Alford e Neil Freer, autore di “Breaking the Godspell“.
Poiché anche moltissime “canalizzazioni” – o “channellings” – esprimono scenari alla Sitchin, è spesso invocato il nome dello studioso da quei “credenti” noti come Sitchiniani, uniti nel cyberspazio e in pagine come questa…

Ci sono ricercatori, come la sottoscritta, che hanno cercato il “minimo comun denominatore” tra la genesi umana, gli alieni e il trascendente. Senza questo “anello”, infatti, viene a mancare il nesso tra Uomo, Cosmo e Divino, lasciando molto da spiegare sul mistero delle origini umane.
L’agente trascendentale alla base delle Forze responsabili della creazione cosmica, non è una mera casualità materialistica. 
In mancanza di questo fattore di collegamento armonico, la proposta che gli alieni sarebbero responsabili della genesi umana, rischia di assumere lo stesso peso di altre polverose teorie (l’evoluzione Darwiniana, il Giardino dell’Eden e perfino il cavolo…). Pur essendo una grande ammiratrice e sostenitrice di Sitchin, mi rincresce che egli escluda la possibilità di altre dimensioni e di altri tipi di creature non necessariamente fisiche. In effetti, non l’ha mai espresso esplicitamente, ma ha sempre omesso di scriverne, che è la stessa cosa.

La Scienza convenzionale, a sua volta, si occupa di ulteriori idee sulle origini extraterrestri, chiedendosi se la Terra non fosse stata “seminata” da microbi giunti dai meteoriti, dando il via al processo evolutivo. Di certo quest’ipotesi è altrettanto credibile quanto quella del lampo che colpisce un improbabile raggruppamento di aminoacidi in un mare primordiale, creando la prima cellula vivente (un ricorrente schema Darwiniano).

I nuovi revisionisti dei vecchi modelli, ognuno dal suo punto di vista, continuano da dove si sono fermati i Darwinisti e i creazionisti.
I Darwinisti, per ragioni peculiari a se stessi, congedano completamente lo spirituale in favore del materiale. A loro piace credere che Scienza significhi assolutamente “scienza materialistica”. Non hanno tempo per le rivelazioni dei Nobel per la fisica sul “tempo eterno”, trottola infinita della realtà ed essenza immateriale del nostro Universo, che si avvicina più all’Upanishads (ultima parte dei Veda, i testi sacri dell’Induismo) che a Darwin. Né interessano loro i dati a sostegno delle ESP o le ricerche sulle esperienze di pre-morte, che favoriscono la nostra comprensione della realtà e quindi delle nostre origini.

E la “folla” pro-Giardino dell’Eden, formata da varie “bande” di fondamentalisti religiosi, liquida le prove materiali in favore delle interpretazioni letterali delle Sacre Scritture antiche, non curandosi affatto delle indagini mistiche, esoteriche e investigative.
Con Sitchin, un incontro con gli Elohim diviene un “Incontro ravvicinato del terzo tipo“, un evento esclusivamente materiale derivante da un’interpretazione letterale di antichi testi. Yahwé è un potente comandante alieno e gli angeli sono i suoi sottoposti. Pur condividendo al 100% questa teoria, ritengo personalmente che ci siano diversi piani dimensionali, la maggioranza dei quali si trova “oltre” il nostro Universo 3D, e che creature di struttura diversa dalla nostra possano spostarsi attraversando questo multiuniverso. E che esista una Forza eccelsa che li governa tutti, che possiamo chiamare Dio, concetto condiviso anche da Sitchin.

In altre parole, anche se condivido al 100% l’idea che Yahwé non fosse Dio (infatti era solo il “dio” degli Ebrei) ma un potente alieno, credo lo stesso in Dio (e in gerarchie di esseri spirituali), anche se il concetto che ne ho è completamente diverso. 
Essendo un “Mistero” impossibile da dimostrare razionalmente, ho dato credito alle mie intuizioni, al mio stato di allerta consapevole, all’Energia ricevuta durante le canalizzazioni e alla mia Consapevolezza Cosmica. Nel mio libro “Alla ricerca dei Libri di Thot” ho analizzato ampiamente il “minimo comun denominatore” tra Uomo e Cosmo, alla luce delle odierne conoscenze e dei miei personali decenni di studio e ricerche. Le conclusioni a cui sono giunta mi sono state in parte “ispirate” in occasione di regressioni e di esperienze di viaggi “in astrale”. 
Alcune entità con cui sono in contatto vivono in un “mondo” iperdimensionale e al contempo fisico e sembrano conoscere molto bene i pericoli che la Terra sta correndo. Creature in grado di raccontarci la storia vera della nostra genesi sono fisicamente qui sul nostro pianeta e stanno solo aspettando di agire…

Secondo molti revisionisti del vecchio paradigma, l’impulso dell’uomo verso l’immortalità deriva dalla longevità genetica dei suoi architetti alieni, piuttosto che da qualche predisposizione dell’anima alla liberazione spirituale, l’ascensione e il Nirvana – le tradizioni e la realtà che, indipendentemente dall’ipotesi dio=alieno, molti di loro negano tacitamente. Il loro anello mancante è un universo multidimensionale dove esistono alieni “in carne e ossa” e alieni di struttura “sottile”. Questi ultimi sono la prova non scientifica (come potrebbe esserlo?) di Dio.
Esistono molti autori che sono (e probabilmente ammetterebbero di esserlo) illetterati mistici, poco familiari con l’esoterismo orientale e occidentale. Esperienze di tipo mistico o esoterico, sembrano non esistere nel loro mondo: uno status abbastanza comune agli accademici immersi nel dogma del materialismo scientifico. I nuovi revisionisti sono pertanto, in prevalenza, dei materialisti.
Ognuno di questi lavori, di per se stesso, costituisce una lettura irresistibile, ma ciò che questi libri ignorano, rimane escluso mantenendo tuttavia la sua importanza; infatti, spesso negano virtualmente, per omissione, la disponibilità del potere spirituale e divino agli esseri umani.
Ci potremmo chiedere come mai alieni avanzati avrebbero avuto bisogno di materiale genetico e umano come risorsa, dal momento che ci avevano creato. Se, con tutta la loro superiorità tecnologica, avevano bisogno di raccogliere i loro geni (non li avrebbero già a loro disposizione?), significa probabilmente che c’è qualcosa di speciale nel DNA umano, anche se la stragrande maggioranza degli uomini non ne è consapevole e quindi non lo sfrutta.
Un viaggio d’alcune migliaia di chilometri verso Oriente potrebbe chiarire questo aspetto…

In un certo senso, Sitchin e gli altri contano, per la comprensione degli esseri umani, sui modelli scientifici occidentali delle origini culturali. Consideriamo invece il modello orientale, in cui il corpo dell’essere umano, quando è estremamente accordato, serve come strumento del Divino e come modello olografico dell’universo.
Secondo gli occidentali, l’uomo è la misura di tutte le cose. Ma in Oriente, è stato dimostrato da millenni che il corpo fisico è un generatore cosmico virtuale, con il quale i professionisti delle arti yogiche, taoiste e buddiste dominano le correnti sottili delle dimensioni invisibili che scorrono all’interno del corpo. Queste correnti, se coltivate e immagazzinate, permettono l’esperienza della Coscienza Cosmica, la bi-locazione e l’onniscienza universale. 
Il Divino vede la creazione, letteralmente attraverso l’occhio spirituale dell’uomo che alberga nella fronte e si attiva attraverso la ghiandola pineale. Il sistema ghiandolare, inoltre (e l’energia sottile del corpo, i suoi sistemi “chakras”, “nadiis” e “kundalini”), consentono di collegarsi con l’Universo, attraverso stati molto elevati di coscienza.
Ogni essere umano è, allora, un microcosmo dell’Universo capace di dominare tempo e spazio.
Con ogni dettaglio e con la precisione di un manuale scientifico, i grandi yogi e lama di tutti i tempi hanno elaborato la mappa del corpo umano e l’esperienza del divino attraverso la disciplina spirituale, ovviando al bisogno di alieni, navi spaziali o subordinazione alla loro tecnologia. Convalidato da osservazioni scientifiche e descrizioni attraverso i secoli, questi adepti superano il materiale, come fa qualunque vero mistico. E il loro DNA, il programma dei loro corpi e sistemi ghiandolari, è DNA umano.

Che l’intervento alieno nelle origini della vita terrestre, abbia avuto a che fare con l’umanità, è evidente. Con ogni probabilità il DNA umano rappresenta un progetto ambizioso: ecco perché tutte quelle storie sui rapimenti alieni (le abduction) concentrate sugli organi di riproduzione umana… E questo potrebbe gettare luce sul Sacro Sangue dei revisionisti, il DNA, che non è solo il codice della vita per gli esseri umani di oggi, ma per gli Avatar e loro progenie.
Nelle discipline orientali, il progetto del corpo fisico dell’uomo punta verso la sua origine e lo scopo trascendente. Così è dimostrato dall’applicazione di queste discipline. Anche gli esseri umani più comuni sono in possesso della stessa capacità, una comprensione disponibile a chi è già incline misticamente… ma non all’accademico, al materialista o al fondamentalista.
Pesando le varie possibilità, emerge quanto sia misteriosa l’origine della vita materiale e spirituale sulla Terra. E capiamo d’essere noi stessi creature meravigliose, solo grazie ai i nostri talenti e alle aspirazioni. Il più profondo tra noi, si sente radicato nel cuore dell’universo, in base alla profondità delle percezioni mistiche e attraverso il fenomeno universale d’esperienza pre-morte.

Foto di 7241990 da Pixabay

Gli alieni hanno contribuito (e anche parecchio) alla sorte degli umani. Il caso che l’uomo sarebbe stato creato come schiavo durante la loro permanenza tra noi, serve la causa di rivalutazione dei vecchi dogmi. Ma l’intervento alieno non risolve affatto il mistero dell’esistenza, né spiega la profondità della nostra capacità di percepire e sperimentare. Lo complica. E per questo, soprattutto, le superpotenze controllano affinché le nostre origini extraterrestri NON possano essere provate… infatti, una volta provate, dovrebbero escogitare una versione per spiegare da dove provengono gli alieni (forse dai cavoli?).

Un’altra affascinante corrente di revisionisti “paralleli”, sono quelli che riesaminano le origini del Cristianesimo. Baigent e Leigh hanno investigato sulla discendenza di Gesù, in “L’eredità Messianica” dove hanno ipotizzato una linea di sangue ancora in corso, da Salomone attraverso Gesù fino al presente; “Jesus, Last of the Pharaohs” di Ralph Ellis, ha collegato Gesù ai faraoni; il “Codice da Vinci” di Dan Brown è sicuramente il più famoso “romanzo” sul lignaggio di Gesù. Nel libro si fanno molti riferimenti a “La rivelazione dei Templari“, scritto sette anni prima da Lynn Picknett e Clive Prince. E Brown, che prima di iniziare il libro era non-credente alla ricerca di conferme per le sue convinzioni, durante le ricerche sui libri scritti in precedenza al suo e i suoi viaggi in Europa, ha iniziato una sua crescita personale e spirituale che lo ha portato a diventare un credente. Il suo libro, come lui stesso dichiara, è un romanzo, ma è anche vero che la trama s’intreccia con le sue ricerche e di conseguenza contiene anche molte verità.
Baigent e Leigh in “L’eredità Messianica” ci mostrano un Gesù che non abbiamo mai conosciuto. Lo vediamo nel contesto socio-politico della sua epoca, non plasmato dallo Spirito ma dal tumulto del tempo in cui visse e dal significato della sua ascendenza. Secondo questa tesi, forse il vero significato della parola “Messia” non era quello di “Avatar”, ma di “re/sacerdote” destinato a condurre una nazione. E il “sangraal” (Santo Graal), ossia “le sang real” (Sangue Reale) diventa la dinastia dei Merovingi di Francia, più tardi soppressa e annullata dalla storia, per mano della Chiesa di Roma.
In “Jesus, Last of Pharaohs“, Ellis spiega uno scenario di parentela, attribuendo lo status di Gesù ad un’antica dinastia egiziana in esilio.
Sul “Codice da Vinci” è stato già detto tutto, sono stati girati documentari in ogni paese, è stato l’argomento di molte trasmissioni televisive, ci sono stati parecchi talk-show e recentemente Hollywood ha proposto un film con Tom Hanks, basato sull’omonimo bestseller di Dan Brown.
Il libro “La linea di sangue del Santo Graal” di Laurence Gardner, una lettura “must” di questo genere, racconta a sua volta una storia piuttosto simile: una descrizione del lignaggio di Cristo che deriva, sostiene l’autore, dagli annali segreti di una famiglia scozzese che reclama la sua discendenza da Gesù, attraverso lo Stuart re di Scozia e d’Inghilterra. Preservato attraverso i secoli da una società segreta, veniamo a sapere di una chiesa esoterica clandestina che deriva il suo mandato non dalla presenza spirituale di Gesù, ma dal suo DNA.
Tutti questi libri parlano del Graal e lo identificano per lo più come:

– La coppa dove fu raccolto il sangue di Gesù sulla croce da Giuseppe di Arimatea;
– La coppa dove bevve Gesù durante l’Ultima Cena;
– Il grembo di Maria Maddalena;
– Maria Maddalena stessa;
– La discendenza di Gesù e Maddalena.

La cosa più strana è che il termine “Graal” fu “coniato” nel 1.182 da Chrétien de Troyes con il libro “Le conte du Graal”. Prima d’allora, esso non esisteva né nella storia, né nel mito.
La maggioranza degli studiosi del Graal è concorde sul fatto che vi fossero leggende (su Re Artù e i suoi Cavalieri, rapimenti di donzelle e salvataggi cavallereschi, pozioni magiche, maghi, ecc.) alle quali avrebbero attinto i poeti cortesi e i menestrelli, per arricchire le loro storie sul Graal.
Nel libro “Parzival”, scritto da Wolfram von Eschenbach alcuni anni dopo quello di Chrétien de Troyes e palesemente ispirato all’opera del suo predecessore, il Graal era una pietra… e questo fa pensare che la misteriosa “sostituzione” fosse dovuta alla lettura del “Kebra Na-gast” (testo sacro etiope dove viene descritto il trasferimento dell’Arca dell’Alleanza da Gerusalemme ad Axum). E a questo proposito, perché i “tabot”, le “copie” etiopi dell’Arca, sono delle pietre? E perché Melchisedech è rappresentato mentre tiene in mano una coppa, contenente… una pietra? Che legame esiste tra il Graal e l’Arca dell’Alleanza?
Su quest’intrigante mistero c’è molto materiale investigativo nel libro “Il mistero del Sacro Graal” di Graham Hancock, scritto durante un lungo soggiorno in Etiopia…
E sempre in tema di Gesù, un famoso teorico della cospirazione, David Icke, nel libro “Il segreto più nascosto, il libro che può cambiare il mondo”, avanza la sua opinione, supportata da quella che potremmo definire “logica discutibile”, che Gesù non sia mai esistito…
Ci sarebbero molti altri titoli di libri, oltre a quelli appena indicati, ma ho citato quelli che ritengo personalmente i più significativi. In ognuno di essi, seguendo varie piste, l’autore ha riscattato la figura di Maria Maddalena (la cui memoria era stata infangata di proposito da Gregorio Magno) e ha dipinto un Gesù più umano, senza nulla togliere al Suo ruolo messianico.
Esiste inoltre una letteratura semi-sommersa, che spiega e documenta come Gesù sia invece sopravvissuto alla crocifissione e, fuggito con la madre e con Tommaso, abbia trovato rifugio in Kashmir (qui si sposò ed ebbe dei figli), dove, infatti, c’è la sua tomba!
Su questa seconda vita di Gesù esistono molte testimonianze, manoscritti e antichi documenti, così come ce ne sono sulla sua fuga e sulla cicatrizzazione delle sue ferite. C’è anche l’albero genealogico della sua discendenza, riconosciuto autentico dagli esperti che l’hanno studiato.
Nei monasteri tibetani si racconta spesso del profeta Issa, e dei suoi lunghi anni di soggiorno in Tibet, prima di ritornare al suo paese, in Palestina dove tentarono di ucciderlo mediante crocifissione. Numerosi papiri antichi descrivono il suo ritorno in Oriente dopo la fuga.
Ci sono almeno 21 documenti storici a testimoniare il soggiorno di Gesù (Yuzu o Issa) nel Kashmir, oltre al numero di nomi di località Kashmire che ne offrono la prova geografica, come: Yuzu Dhara, Issa Brari, Kal Issa, Issa Kush, Issa Mati ecc.
A questo bisogna aggiungere la tribù Yusufzai, in Afghanistan, che mantiene ancora le usanze israelite. Il nome della tribù significa “Figlio di Giuseppe”.
Per continuare con l’elenco degli autori di lingua araba, è determinante l’opera di Hazrat Mirza Ghulam Ahmad Qadiani, tradotta in inglese con il titolo di “Gesù in India, il Messia Promesso“, e Hazrat Abu Huraina, che nel 2° volume d’uno studio sulla storia del Kashmir, intitolato: “Kanz-al-Ummal”, scrisse: “Dio guidò Gesù fuori da Gerusalemme perché non fosse identificato e perseguitato”.
Più recentemente, da quando alcuni ricercatori occidentali si sono interessati all’approfondimento delle informazioni divulgate in Oriente (i cui testi sono alla portata esclusiva di chi è in grado di leggere l’arabo, con l’esclusione del 90% degli occidentali), sono usciti sul mercato editoriale un certo numero di libri che offrono seri spunti di riflessione.

Autori come Andreas Faber Kaiser, Erich von Däniken, Holger Kerstens Buch, Fida M. Hassnain, Aziz Kashmiri, Elizabeth Clare Prophet, Giancarlo Rosati, James W. Deardorff, Suzanne Olsson, Giancarlo Pucci, Gene Matlock, Abubakr Ben Ishmael Salahuddin, Khwaja Nazir Ahmad e molti altri (oltre, naturalmente, a Nikolai Notovich e Swami Abhedananda), hanno consentito al largo pubblico occidentale di conoscere la documentata seconda vita di Gesù (e la sua discendenza) e quindi di “guardare dentro al cannocchiale”… come invitava Galileo a fare quando affermava che la terra è rotonda (nessuno volle farlo e dovette rinnegare la sua scoperta per non essere messo al rogo)…

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Stralcio testo tratto dalla pagina: liberamenteservo.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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